Il factoring continua a crescere in Italia. Lo dicono i dati di Assifact, l’associazione che riunisce gli operatori italiani del factoring (si veda qui il comunicato stampa). Il volume d’affari del settore è cresciuto dell’11,92% questo semestre, rispetto allo stesso periodo del 2018. Segno positivo anche per i crediti in essere (+2,43%) e per gli anticipi e corrispettivi pagati (+2,93%). “Una crescita a doppia cifra con l’economia nazionale virtualmente in stagnazione dimostra ancora una volta la funzione fondamentale del factoring per il finanziamento delle imprese e delle catene di fornitura”, ha commentato Alessandro Carretta, Segretario Generale di Assifact e professore di Economia degli Intermediari finanziari all’Università di Roma Tor Vergata.
Il buon andamento del settore si intuiva già a inizio anno: dopo un exploit a 240 miliardi di euro di turnover nel 2018 (+8,32%), il 2019 si è aperto con un +19,32% a gennaio, un +21,73% a febbraio e un +15,83% a marzo e con un volume d’affari cumulativo di 58,58 miliardi di euro nel primo trimestre (si veda altro articolo di BeBeez). La buona salute del settore è anche favorita dai lunghi tempi medi di pagamento in Italia, che portano le imprese a rivolgersi agli operatori del factoring per essere pagate in tempi più brevi. L’Italia ha infatti una pessima reputazione per i suoi tempi di pagamento dei crediti commerciali, in particolare da parte della PA (si veda altro articolo di BeBeez). Ma la situazione non è granché migliore a livello europeo, dove i termini di pagamento sono rispettati solo dal 39% delle aziende. In quest’ottica, la Commissione Ue sta iniziando a valutare una nuova revisione della direttiva sui pagamenti B2B, varata nel 2000 e revisionata nel 2011, complice la crisi economica (si veda altro articolo di BeBeez).