E’ sceso a 91,6 miliardi di euro il valore degli investimenti di venture capital in Europa spalmati su 12.383 deal, dal record di 108,9 miliardi per 13.028 deal segnato nel 2021. Lo calcola Pitchbook nel suo 2022 Annual European Venture Report, dove spiega che il calo è dovuto a un mix di fattori come inflazione elevata, aumento dei tassi d’interesse, crescita economica debole e tensioni geopolitiche.
La quota più importante dell’attività continua a riguardare operazioni late stage e growth, che hanno raggiunto valori rispettivamente 43,5 miliardi e 16,6 miliardi di euro, rappresentando complessivamente il 65,6% del valore di tutti gli investimenti di venture capital dell’anno, dal 64,8% nel 2021.
Quanto alle aree geografiche, 27 miliardi di euro, pari al 29,4% del valore delle operazioni europee, sono stati investiti nel 2022 in aziende con sede nel Regno Unito e in Irlanda. La regione ha generato il maggior numero di operazioni ogni anno nell’ultimo decennio, in quanto i grandi round di late-stage hanno contribuito a spingere le valutazioni e le dimensioni dei round a nuovi livelli.
Tuttavia, i mercati si sono evoluti nel corso del 2022, e nel 2023 è improbabile che si registrino nuovi record di con le valutazioni sotto pressione. A tutti è noto l’esempio della fintech scandinava Klarna, che lo scorso luglio 2022 ha incassato un nuovo round da 800 milioni di dollari, ma lo ha fatto a una valutazione di “soli” 6,7 miliardi di dollari, che è ben l’85% in meno dei 45,6 miliardi che aveva spuntato per il round del giugno 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). Ma Pitchbook ricorda anche l’esempio, della fintech londinese Checkout.com, che ha completato un round da 883,8 milioni di euro a una valutazione pre-money di 34,5 miliardi nel primo trimestre del 2022, ma che poi lo scorso dicembre 2022 ha portato la sua valutazione a soli 11 miliardi di euro (si veda qui TechTrunch).
Tra i diversi settori, proprio il fintech è quello che ha attirato maggiormente l’interesse degli investitori, sinora spinto dai bassi tassi di interesse e dalla maggiore propensione di aziende e consumatori a utilizzare strumenti di finanziamento digitali rispetto ai tradizionali servizi finanziari. Così negli ultimi quattro anni, il valore degli investimenti nel fintech ha rappresentato in media il 20,2% del valore aggregato degli investimenti europei di venture capital. Adesso, però, sottolinea Pitchbook, il panorama finanziario è cambiato con inflazione e l’aumento dei tassi d’interesse che hanno messo fine alle condizioni favorevoli del mercato. A questo si aggiunge il fatto che sul fronte normativo c’è stato un giro di vite.
Il risultato è che gli investitori stanno guardando quindi ad altri settori. Nel quarto trimestre, per esempio, due delle più grandi operazioni hanno riguardato gli sviluppatori di camion elettrici Einride e Volta Trucks, che si sono assicurati round rispettivamente da 484 milioni di euro e 290 milioni.
Detto questo, il venture capital in generale continua ad attrarre investitori. La raccolta dei fondi, infatti, nel 2022 ha raggiunto i 25,4 miliardi di euro in linea con i 25,3 miliardi del 2021, sebbene il numero di fondi chiuso sia sceso a 212 dai 305 dell’anno prima, con la dimensione media dei fondi che si è spostata verso l’alto e con un aumento sensibile della raccolta di fondi tra i 250 e i 500 milioni di euro.
Sul fronte della tipologia degli investitori, PItchbook segnala inoltre che stanno aumentando in maniera importante quelli “non tradizionali”, cioé gli investitori istituzionali diversi dai classici investitori di venture capital. Questa asset class sta infatti attraendo molti investitori tra i fondi di private equity, hedge fund, corporate venute capital, fondi sovrani e banche. Questi soggetti nel 2022 hanno investito in 4.147 operazioni di venture capital che hanno raccolto 71,1 miliardi di euro, il che significa che la stragrande maggioranza dei deal di venture capital europei di maggiore peso si chiude ormai con la partecipazione di almeno un investitore non tradizionale. Lo scorso anno, 54,9 miliardi di euro, pari al 77,3% del valore complessivo delle operazioni di VC con la partecipazione di investitori non tradizionali, sono stati investiti in round superiori a 25 milioni di euro. Il vero boom di questa tendenza si era visto soprattutto nel 2021 con la partecipazione a 4.926 operazioni che avevano raccolto 84,6 miliardi di euro.
Infine, sul fronte dei disinvestimenti, questi sono stati molto pochi, soprattutto nella seconda parte dell’anno, a seguito del peggioramento delle condizioni macroeconomiche e con le valutazioni delle potenziali exit che sono di conseguenza peggiorate più nel corso dell’anno. Nel primo semestre le operazioni di uscita hanno toccato i 29,6 miliardi di euro, mentre da giugno in poi è stato registrato un complessivo 8,6 miliardi di euro. Secondo PItchbook, l’attività di disinvestimento della prima parte dell’anno era ancora dovuta al boom dei mercati di uscita nel 2021 che ha permesso lo slancio nella prima metà del 2022, ma poi le cose sono appunto cambiate.
Va ancora peggio per le ipo, sulle quali hanno pesato le valutazioni più basse nei mercati pubblici e la minore propensione alla quotazione da parte degli investitori, traducendosi in 63 quotazioni venture backed per una generazione di capitale di 13,4 miliardi di euro (sui dati 2022 delle ipo a livello globale, si veda altro articolo di BeBeez). Alla base, i fattori principali che hanno determinato un minor numero di quotazioni sono “il prezzo e il rischio di mercato associati all’uscita da un investimento che è stato detenuto per diversi anni”. Gli investitori, spiega in questo senso la società di ricerca, “desiderano ottenere il massimo rendimento possibile uscendo con la massima valutazione possibile, ma nel frattempo gli azionisti post-exit non vogliono che il loro investimento vada in perdita”..