Alla fine del 2016 la Pubblica Amministrazione aveva 61 miliardi di euro di debiti verso i propri fornitori, di cui ben 33 miliardi derivanti da ritardi di pagamento. Si tratta di una situazione evidentemente migliore di quella di fine 2012, quando il totale dei debiti era di 91 miliardi, di cui 50 miliardi rappresentati da arretrati. Ma è evidente che c’è ancora parecchio da fare.
I dati, che sono stime, sono emersi dall’analisi di Banca Ifis Impresa, presentata ieri a Milano insieme alla piattaforma web TiAnticipo per il finanziamento dei crediti certificati, di cui MF Milano Finanza ha anticipato il lancio nei giorni scorsi (si veda altro articolo di BeBeez). La banca veneta quotata a Piazza Affari, infatti, sarà operativa a partire dal prossimo 31 ottobre per acquistare on line i crediti vantati dalle pmi verso la PA, una volta che siano stati certificati dal Ministero delle Finanze.
Proprio analizzando i dati forniti dal MEF attraverso la Piattaforma dei Crediti Certificati (PCC) si può avere un’idea dell’entità dei debiti commerciali e dei pagamenti della PA. Solo un’idea, perché soltanto il 40% delle PA è censito nella PCC, cioè 22 mila enti pubblici (che comunque sono anche i più grandi e comprendono quasi tutte le Asl) contro un totale di 55 mila e poi perché comunque, anche tra gli enti censiti, non tutti sono attivi nella comunicazione dei dati di pagamento.
Ebbene, analizzando i dati relativi a quelle 22 mila pubbliche amministrazioni censite, si registra un gap di 43,5 miliardi tra l’importo delle fatture registrate a fine 2016 (158,9 miliardi) e quelle saldate (115,4 miliardi).
Sempre sulla base di questi dati, si scopre che il ritardo nei pagamenti da parte della PA è in media tra i 41 e i 55 giorni, con il 62% degli enti pubblici che paga strutturalmente in ritardo. Le Asl, che sono i responsabili della maggior parte dei debiti commerciali della PA (fonte: Corte dei Conti), sono anche gli enti con maggiori giorni medi di ritardo (71,5 giorni), mentre i più virtuosi sono i ministeri (28 giorni) e i settori maggiormente colpiti da ritardi nei pagamenti sono edilizia, energia e servizi.