
Dopo il nulla di fatto al Senato, il settore fintech confida nella seconda lettura della legge di bilancio alla Camera, visto che per questo giro si è scomodato personalmente il presidente della Commissione finanze, Maurizio Bernardo, firmatario di due emendamenti che sono stati “segnalati” e quindi già stati ammessi d’ufficio all’esame della Commissione bilancio della stessa Camera.
Secondo quanto riferisce oggi MF Milano Finanza, infatti, da un lato l’onorevole Silvia Fregolent, insieme a Bernardo, hanno presentato un emendamento che punta rendere possibile un mercato secondario delle quote di società che raccolgono capitali tramite portali di equity crowdfunding; e dall’altro lato, un emendamento presentato da Bernardo, Fregolent e Sebastiano Barbanti e già segnalato come ammissibile dalla Commissione Finanze, ripropone il concetto sposato dalla Commissione qualche settimana fa in occasione del voto unanime su una risoluzione proposta da Fregolent, che chiedeva di spingere i Pir a investire in venture capital (si veda altro articolo di BeBeez).
Più nel dettaglio, il primo emendamento propone di fare un passo ulteriore rispetto al regime già previsto dall‘art. 100-ter del TUF, che permette l’intestazione fiduciaria a un intermediario delle quote acquistate solo in sede di offerta. Una scelta, questa, che ha lo scopo di poter eventualmente rivendere quelle quote allo stesso intermediario, il quale può procedere a sua volta a ricollocarle presso un terzo che abbia a sua volta preventivamente intestato le sue quote allo stesso intermediario.
Peraltro proprio nei giorni scorsi si è assistito al primo caso di intestazione fiduciaria con Intermonte sim che è si è proposto come intermediario nel primo round di raccolta della startup innovativa WishRaiser sul portale Club Deal Online (si veda altro articolo di BeBeez). Ma l’intestazione fiduciaria non è oggi consentita in una fase successiva a quella di chiusura della campagna di equity crowdfunding e quindi dal mercato secondario si tagliano fuori tutti coloro che hanno sottoscritto campagne, intestando le quote a se stessi. Per questo la neonata associazione di categoria, AssoFintech, in sede di audizione davanti alla Commissione Finanze della Camera a metà novembre aveva proprio chiesto questa modifica (si veda altro articolo di BeBeez).
Allo stesso modo AssoFintech aveva chiesto in audizione anche un’altra modifica normativa, che è diventata ora oggetto del secondo emendamento di cui sopra, sebbene il tema non sia specificamente fintech: se i venture capital vengono dotati di più risorse, anche le startup fintech potranno infatti beneficiarne, in quanto potenziali target di investimento.
Nel dettaglio, l’emendamento proposto prevede che i Pir, per essere considerati tali e quindi per permettere ai loro investitori di usufruire dell’agevolazione fiscale, oltre a rispettare i criteri sinora previsti, debbano investire anche almeno l’1,5% dei loro asset in fondi o società di capitali che investano almeno il 70% dei loro asset in startup innovative. Inoltre si propone che gli investitori possano beneficiare dell’esenzione fiscale prevista dalla normativa per gli investimenti in Pir fino a 100 mila euro l’anno (non più 30 mila), per un massimo di 500 mila euro in cinque anni (non più 150 mila).