Nel terzo trimestre dell’anno 185 fondi di private equity hanno annunciato il closing della raccolta per un totale equivalente di 73 miliardi di dollari, una cifra che potrebbe crescere ancora del 10-20%, man mano che le informazioni saranno rese disponibili. Lo ha calcolato Preqin, la società di consulenza britannica specializzata nel settore, che ha anche precisato che si tratta della cifra più bassa raccolta in un trimestre negli ultimi 3 anni, cioé da quando i fondi nel terzo trimestre 2011 avevano raccolto soltanto 66 miliardi di dollari di impegni (scarica qui il comunicato stampa).
Più nel dettaglio nell’ultimo trimestre gli operatori nord-americani hanno raccolto 33 miliardi di dollari per 91 nuovi fondi dai 137 fondi del secondo trimestre per un totale di 80 miliardi; mentre gli operatori europei hanno raccolto soltanto 25 miliardi di dollari di impegni per 46 fondi, in netto calo dai 40 miliardi del secondo trimestre.
Detto questo, la potenza di fuoco degli operatori di private equity a oggi nel mondo è ai massimi di sempre con 1.200 miliardi di dollari ancora da spendere (in aumento dai 1.100 miliardi di fine dicembre 2013), di cui 464 miliardi in capo ai fondi buyout, la cifra più alta mai registrata dal dicembre 2009 (quando era stata di 481 miliardi).
Infine Preqin ha calcolato che ancora in raccolta a metà settembre nel mondo c’erano 2.205 fondi con un target di raccolta di 774 miliardi di dollari.
In base ai dati AIFI, in Italia la raccolta nel 2013 aveva registrato un picco a 4,4 miliardi di euro dagli 1,937 miliardi del 2012. Del totale, però, 693 milioni erano da imputarsi alla quota allocata all’italia della raccolta dei fondi internazionali con base in Italia (contro 532 milioni nel 2012) e ben 3,4 miliardi di euro alla raccolta fornita ai fondi dalle rispettive capogruppo (contro soli 407 milioni nel 2012), cioé, nel caso di sgr di emanazione bancaria dalle banche rispettive e, nel caso del Fondo Strategico italiano, dalla Cassa Depositi e Prestiti e da Banca d’italia (che infatti hanno sottoscritto un aumento di capitale da 3,35 miliardi nel marzo 2013, si veda altro articolo di BeBeez). La raccolta indipendente da parte degli operatori italiani nel 2013 si è quindi limitata a 623 milioni di euro (da 947 l’anno prima) (si veda altro articolo di BeBeez).
Quanto al 2014, i fondi di private equity italiani in raccolta sono un certo numero. Per esempio, Ambienta sgr sta concludendo la raccolta del suo secondo fondo con target 300 milioni di euro, dopo aver annunciato il secondo closing a 200 milioni a fine dicembre 2013. A breve HAT Holding annuncerà il closing della raccolta a quota 42 milioni di euro.
Consilium sgr è in raccolta per il suo Private equity fund III. Il fondo ha chiuso la prima fase di raccolta a 95 milioni su un target di 150 milioni, con il il Fondo Italiano di Investimento che vi ha puntato 25 milioni di euro.
Lo scorso luglio il Fondo Italiano d’Investimento ha firmato un accordo di co-investimento con il gruppo Siparex, uno dei principali operatori di private equity francese con 1,1 miliardi di euro gestiti, che prevede l’impiego di 50 milioni di euro a favore della crescita delle pmi italiane. Il Fondo Italiano investirà fino a 20 milioni di euro attraverso un veicolo di investimento italiano (Siparex Investimenti 2, che ha raccolto al primo closing circa 27 milioni di euro), mentre 23 milioni di euro saranno messi a disposizione da Siparex, che ha di recente raccolto a livello europeo circa 350 milioni di euro presso investitori istituzionali francesi di primo piano, family office e fondi pensione canadesi.
Assietta sgr è attualmente in raccolta per il suo terzo fondo con target 50 milioni. Il fondo alla fine dello scorso giugno aveva già raggiunto un primo closing a 30 milioni, grazie agli impegni di investitori sia privati sia istituzionali.
C’è infine Clessidra sgr in raccolta per il suo terzo fondo con target a un miliardo di euro. Claudio Sposito punta infatti a replicare la dimensione del secondo fondo, così come ridotta circa un anno e mezzo fa a 1,1 miliardi rispetto agli originari 1,4 miliardi raccolti nel 2009, con il placet degli investitori.
Edmond de Rothschild Investment Partners ha invece chiuso di recente la raccolta del suo terzo fondo a quota 300 milioni di euro, ben oltre il target iniziale di 250 milioni. Il nuovo fondo, Winch Capital III, è dunque più grande del precedente che nel 2009 aveva raccolto 250 milioni di euro. In Italia il fondo Winch Capital II ha investito in Fila-Fabbrica Italiana Lapis e Affini (partecipazione poi ceduta a Vei nell’autunno del 2013, si veda altro articolo di BeBeez) e in United Coatings (insieme al Fondo Italiano di Investimento, che vi ha investito sia direttamente sia indirettamente tramite il veicolo Winch Italia). In Italia i fondi Winch investono infatti tramite Winch Italia, costituito nel dicembre 2011 insieme al Fondo Italiano d’Investimento. Accanto ai capitali investiti dal Fondo italiano, in Winch Italia sono affluiti capitali da Winch Capital II e affluiranno capitali dal fondo Winch Capital III.
Three Hills Capital Partners ha annunciato la scorsa settimana il closing della raccolta del suo primo fondo di private equity a quota 100 milioni di euro. Gli investitori sono stati in particolare imprenditori e family office europei, oltre che investitori istituzionali. Fondato da Mauro Moretti, ex partner di Hutton Collins con un passato in BC partners, il nuovo operatore di private equity è basato a Londra e conta su un team che include anche i partner Leks de Boer, ex Hutton Collins, e Michele Prencipe, a sua volta ex Hutton Collins con un passato in Clessidra sgr.
Lo scorso aprile, invece, Ardian ha annunciato il closing della raccolta per il suo fondo Expansion III a quota 450 milioni, di cui il 25% (o 112 milioni) saranno dedicati all’Italia. Non a caso il Fondo Italiano di Investimento ha investito in Ardian Expansion III Italia Parallel 20 milioni.
A fine 2013 la potenza di fuoco dei fondi italiani (esclusa quindi quella degli operatori internazionali con focus sull’Italia, investitori captive e gli operatori regionali/pubblici) era ancora di circa 8 miliardi di euro (contro i 6,3 miliardi di fine 2012).