Nel 2021 le dimensioni del mercato potenziale per la supply chain finance (SCF) tornano a crescere tra i 457 e i 495 miliardi di euro. Lo stima l’Osservatorio Supply Chain Finance della School of Management del Politecnico di Milano, che ha presentato ieri il suo studio sul settore nel corso della conferenza al Convegno “Supply Chain Finance: prove di sostenibilità” (si vedano qui il comunicato stampa e qui le slide di presentazione).
Ricordiamo che lo scorso anno era stato stimato per il 2020 un calo a 450-490 miliardi del mercato potenziale della supply chain finance dai 505 miliardi del 2019 e dai 483 miliardi del 2018 (si veda altro articolo di BeBeez). La realtà è poi stata ancora più dura: guardando gli ultimi dati consolidati disponibili, nel 2020 in Italia si è assistito a una netta riduzione del mercato potenziale della supply chain finance, con un calo del 3,1% del valore dei crediti commerciali delle imprese italiane, che si è attestato sui 424 miliardi di euro, a causa del blocco per alcuni mesi delle attività produttive, ma anche del calo del numero di imprese oggetto dell’analisi per vari motivi, tra cui i ritardi nella pubblicazione dei bilanci, il calo complessivo dei fatturati (che ha portato molte sotto la soglia di inclusione nel campione) e la liquidazione di alcune di queste. Detto questo, le cose sembrano appunto essere cambiate nel 2021.
Federico Caniato, direttore dell’Osservatorio Supply Chain Finance, ha infatti sottolineato che a seguito della crisi Covid19, il SCF è diventato uno strumento fondamentale di finanziamento addizionale per le imprese italiane, in una situazione macroeconomica di ripresa dopo un 2020 caratterizzato da forti immissioni di liquidità nel sistema, incentivi e cambiamenti normativi come il nuovo codice della crisi. La diffusione della digitalizzazione e la maggiore consapevolezza della necessità di una gestione oculata della liquidità lungo tutta la filiera stanno, inoltre, aumentando l’uso di questi strumenti.
I dati preliminari indicano che il mercato servito con soluzioni di Supply Chain Finance crescerà in maniera decisa (+5%) consentendo alle imprese di finanziare il capitale circolante facendo leva sul ruolo e le relazioni della filiera, che raggiunge il valore di circa 121 miliardi di euro nel 2021.
Considerate le stime nel 2021 crescono i volumi rispetto al 2020 del factoring con un +5% per un valore di 57,4 miliardi di euro, quelli del reverse factoring (+14%, 7,2 miliardi) e dell’invoice trading (+7%, 300 milioni di euro). Crescono, inoltre, la purchase order finance (+21%, un miliardo di euro) e le carte di credito (+23%, 2,3 miliardi di euro), ma soprattutto crescono le soluzioni innovative, come il dynamic discounting (+200%, 300 milioni di euro) e il confirming (+58%, 1,2 miliardi). L’anticipo fatture, porzione importante del mercato servito, pari a 42 miliardi di euro, invece, è stabile rispetto al 2020, quando si era registrato però un vero e proprio crollo del 33% dal 2019
Antonella Moretto, direttrice dell’Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano, ha evidenziato che il mercato del Supply Chain Finance è trainato soprattutto dalle soluzioni innovative, cresciute in modo rilevante a discapito di quelle tradizionali, in particolare grazie al sempre maggiore utilizzo di piattaforme che permettono l’offerta di molteplici soluzioni da un unico strumento. La sostenibilità è diventata ormai un elemento prioritario sia nell’offerta dei provider che per le imprese adottatrici, e abbiamo assistito alle prime soluzioni SCF basate sui principi ESG e la volontà dei vari attori di rendere trasparenti le operazioni.
Cresce, quindi, l’interesse per soluzioni sostenibili, che permettono di creare benefici ambientali, sociali ed economici per tutti gli attori coinvolti A seguito della crescente importanza attribuita alla sostenibilità di filiera, anche le soluzioni di Supply Chain Finance stanno iniziando ad integrare logiche ESG.
I fornitori vengono valutati generalmente su quattro macroaree: ambientale (ad esempio consumo delle risorse), sociale (condizioni di lavoro, salute e sicurezza del lavoro), governance (corruzione, disclosure e tracciabilità) e di filiera (performance ambientali, sociali e di governance dei fornitori di secondo/terzo livello). La valutazione può essere effettuata dall’impresa cliente che offre una soluzione di SCF sostenibile o da un ESG information provider. Può, inoltre, essere presente un ente terzo che certifichi il processo di valutazione dei fornitori.
Un ESG score sintetizza le performance di sostenibilità dei fornitori e viene integrato nelle soluzioni di SCF sostenibile secondo diverse modalità. Nel modello “Sustainable SCF with Entry Barrier”, l’ESG score viene usato come barriera all’ingresso, mentre in quello ”Rewarding Sustainable SCF per introdurre un sistema premiante per i fornitori, ad esempio offrendo condizioni di finanziamento più favorevoli ai fornitori più sostenibili nelle soluzioni di SCF.
Un’importante tema trattato è la trasparenza, dopo forti pressioni da parte di analisti e società di revisione nei confronti dell’International Accounting Standards Board riguardo alla classificazione e alla trasparenza delle passività legate a programmi di “Supplier Financing”, a giugno 2021 lo IASB ha proposto l’introduzione di nuovi requisiti di trasparenza. Secondo la proposta, ora in fase di commento, le imprese saranno tenute a rivelare informazioni qualitative come i “termini e le condizioni chiave di un programma di SCF” e quantitative come l’ammontare delle passività legate a programmi di SCF, le passività “per cui i fornitori hanno già ricevuto pagamento dall’intermediario finanziario coinvolto” e informazioni sulla durata dei termini di pagamento. A ottobre 2021, inoltre, è stato chiesto di indicare specificatamente anche le voci dello stato patrimoniale in cui viene presentato il valore contabile delle passività finanziarie legate ad un accordo di SCF.