Sette anni di crisi non sono bastati a rendere meno centrale la figura dell’imprenditore nelle piccole e medie imprese venete, che continua a essere preponderante rispetto a quella dei manager, ma ne hanno comunque accresciuto la consapevolezza finanziaria e oggi è più diffuso nelle pmi il monitoraggio degli indicatori della salute finanziaria: liquidità, margini, indebitamento. Tuttavia resta un rapporto difficile con le banche. E’ il quadro che emerge da uno studio presentato ieri sul profilo finanziario delle pmi del Veneto analizzato dal “Cantiere d’innovazione”, il progetto della Regione Veneto, con Veneto Lavoro, Confindustria Padova e Veneto Sviluppo.
Più nel dettaglio, nel 50% delle pmI è soltanto l’imprenditore in prima persona a occuparsi di pianificazione finanziaria, nel 43,2% di analisi finanziaria, in misura inferiore di tesoreria (25%). Più contenuto il ricorso alla consulenza di personale interno, quasi mai specializzato. La maggioranza delle aziende esaminate, comunque, monitora e analizza per le scelte strategiche liquidità (81,8%), margine operativo netto e lordo (61,4%) e classificazione degli impieghi (52,3%). Inoltre è l’imprenditore a prendere tutte le decisioni strategiche (95,5%). Per assumerle si affida al parere del responsabile finanziario nel 53,1% dei casi, di quello amministrativo nel 25% (il 18,8% a un consulente finanziario, il 6,3 % al responsabile di produzione).
Quanto alle competenze finanziarie percepite come più importanti, emerge al primo posto “saper negoziare con le banche”, come se fosse di per sé garanzia di condizioni favorevoli. Una competenza, questa, che precede quelle di “saper pianificare i budget e valutare i rischi aziendali” e di “saper leggere e riclassificare il bilancio per costruire indici attendibili” (rispettivamente al quarto e secondo posto), che in realtà sono le reali capacità funzionali a costruire report più efficaci per gli istituti di credito.
“Le pmi non vedono la banca come partner con cui condividere obiettivi e strategie industriali”, ha commentato Mario Ravagnan, Delegato Confindustria Padova per il Credito e Finanza, che ha aggiunto che “per questo serve più cultura finanziaria, impegno nel capitale, trasparenza da parte delle imprese. Ma serve anche meno opacità da parte delle banche su tempi di risposta, pricing, merito di credito e soprattutto più cultura industriale, cioè capacità di leggere le reali prospettive di sviluppo delle imprese e condividerle per essere davvero partner».
Il prossimo passo del «cantiere», da realizzare entro maggio 2015, sarà quindi un modello sperimentale di “formazione-azione” nelle pmi del Veneto che acceleri l’evoluzione e l’equilibrio finanziario e un più ampio ricorso a fonti alternative al credito bancario, attraverso figure professionali interne o anche temporary manager in grado di apportare competenze finanziarie. Elena Donazzan, Assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Veneto ha infatti annunciato che “la Regione conferma di voler predisporre strumenti adeguati, che siano di tipo finanziario o di temporary management o di specifica formazione, per favorire in tutti i modi l’evoluzione finanziaria delle pmi e preparare figure esperte al loro interno. Perché una cosa è chiara, non possiamo permetterci di disperdere il patrimonio imprenditoriale del Veneto che deve anzi arricchirsi e colmare eventuali lacune laddove, come in questo caso, siano individuate in modo corretto e approfondito”.