La notizia buona è che le valutazioni pre-money delle startup europee sono rimaste resilienti nel primo trimestre di quest’anno, nonostante il coronavirus. Quella cattiva è che probabilmente vedremo l’impatto negativo sulle valutazioni da parte della pandemia nel resto dell’anno, dal momento che la maggior parte dei deal del primo trimestre 2020 sono stati chiusi prima dello scoppio della pandemia da COVID-19. Lo rileva lo studio “European VC Valutation Report“, diffuso ieri da PitchBook.
Secondo la ricerca, le valutazioni delle startup che condurranno round pre-seed, seed ed early stage saranno penalizzate, in quanto gli investitori saranno maggiormente focalizzati sulle startup che hanno già in portafoglio rispetto a finanziarne di nuove, considerato il contesto macroeconomico recessivo. Scenderanno in particolare le valutazioni dei deal finanziati da investitori non istituzionali.
A livello settoriale, i deal riguardanti le società di software hanno prevalso in Europa e questo trend dovrebbe proseguire, nonostante il calo delle valutazioni dovuto al coronavirus. Nell’ultimo decennio, è aumentata la dimensione dei deal del settore sanitario e considerata la crisi sanitaria in atto, potrebbero presentarsi numerose opportunità in questo settore.
Gli unicorni (startup con valutazioni superiori al miliardo di dollari) hanno generato sempre più valore nell’ultimo decennio e nel primo trimestre 2020.
La loro valutazione mediana ha raggiunto i 2,6 miliardi di euro nel primo trimestre 2020. Attualmente abbiamo 49 unicorni in Europa, di cui 8 diventati tali all’inizio del 2020. Le valutazioni di unicorni di alto profilo ma in perdita potrebbero finire sotto la lente degli investitori, dal momento che il taglio degli sprechi e la gestione oculata delle risorse diventeranno degli imperativi categorici. Secondo PitchBook, le valutazioni degli unicorni si appiattiranno quest’anno, man mano che si chiuderanno round per prevenire i gap di finanziamenti, più che per supportare piani di crescita.
Sul fronte delle exit, PitchBook si aspetta molta cautela, anche alla luce delle basse valutazioni.
Considerata la revisione delle valutazioni nei prossimi trimestri per adeguarle al contesto economico recessivo, è plausibile attendersi una pausa nelle exit dagli unicorni europei quest’anno. Per un’investitore, uscire da un’azienda in questo contesto recessivo significa infatti incassare delle plusvalenze inferiori.
Potrebbero esserci comunque delle exit volte a tagliare le perdite e mitigare l’impatto di lungo periodo della recessione, che potrebbe essere la peggiore dalla Grande Depressione. Le valutazioni di queste exit saranno ridotte, ma potrebbero liberare capitale per gli investitori, da riallocare in investimenti più promettenti.
Negli ultimi 2 anni è stato molto alto l’interesse per le exit realizzate con la quotazione in Borsa, alla luce delle ipo record in Usa ed Europa. Nel primo trimestre 2020, le valutazioni post-money per le acquisizioni sono scese rispetto al 2019.
Infine, nonostante il tempo tra il finanziamento e la exit sia calato anche nel primo trimestre di quest’anno, è lecito aspettarsi una sua dilatazione nel lungo periodo: le startup dovranno saranno infatti più concentrate nel breve periodo a fare i conti con gli impatti del coronavirus che a massimizzare le loro valutazioni.