Molto bene le detrazioni fiscali al 50% per gli investimenti in startup e pmi innovative rese operative dal Decreto attuativo del Decreto Rilancio, pubblicato in Gazzetta Ufficiale a metà febbraio (si veda altro articolo di BeBeez), ma il problema è che riuscire a ottenerle nella pratica è molto difficile. “Considerando il trend e il positivo impatto delle agevolazioni sull’investimento in innovazione, Assofintech ha accolto con ottimismo le nuove ed ulteriori agevolazione fiscali introdotte dal DL Rilancio che introducono il nuovo incentivo alternativo del 50% dell’investito, seppur nei limiti degli aiuti di stato in regime de minimis, ma il decreto di attuazione appena pubblicato presenta troppi problemi operativi, che vanificano la misura e ostacolano la crescita di tutto il settore, creando anche problemi di comunicazione”, ha dichiarato infatti Maurizio Bernardo, presidente di Assofintech (si veda qui il comunicato stampa).
Ricordiamo che il decreto attuativo dell’art. 38 commi 7 e 8 del Decreto Rilancio prevede l’aumento al 50% della detrazione fiscale per le persone fisiche che investono in startup innovative e pmi innovative o in fondi di investimento che investono prevalentemente in startup o pmi innovative (si veda qui l‘Insight View di BeBeez con un’analisi degli articoli del Decreto Rilancio in tema di private capital e finanza d’impresa, per gli abbonati a BeBeez News Premium). Il Decreto attuativo è stato firmato lo scorso 28 dicembre 2020 dall’allora Ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Ricordiamo che il Decreto Rilancio prevedeva che l’importo massimo detraibile sia di 100 mila euro per investimenti in startup innovative (anche indiretti tramite OICR) e di 300 mila euro all’anno per investimenti in pmi innovative (anche indiretti tramite OICR) e che, per beneficiare della detrazione fiscale, l’investimento in questione vada mantenuto in portafoglio per almeno tre anni. La detrazione è concessa ai sensi del Regolamento Ue n.1407/2013 sugli aiuti de minimis, cioé gli aiuti di Stato.
Come evidenziato dal Comitato Scientifico di Assofintech, presieduto da Alessandro Lerro, che è anche presidente di AIEC (Associazione delle piattaforme di Equity Crowdfunding italiane), però, le agevolazioni tuttora vigenti (quelle al 30%) sono fruibili successivamente all’investimento, consentendo un veloce sviluppo delle transazioni, siano esse online, tramite equity crowdfunding o a trattativa diretta. Invece, per l’incentivo al 50%, il nuovo decreto introduce un meccanismo di controllo del MISE precedente all’investimento, incerto nei tempi e oneroso per le imprese coinvolte, che non consente di investire fino a completamento della procedura burocratica.
Nel caso di campagne di equity crowdfunding, che di prassi coinvolgono anche centinaia di investitori e si chiudono in tempi anche molto brevi, gli investitori dovrebbero scegliere se aspettare i tempi della procedura burocratica, che non ha termini perentori, o se rinunciare all’incentivo.
“Ma questo non è l’unico problema del decreto”, ha continuato Bernardo, aggiungendo che “non viene infatti più contemplata la possibilità di investimenti tramite veicolo societario, molto diffusi nella prassi del settore”. L’unica possibilità di investimento indiretto passa cioè per gli OICR, una rarità nel panorama fintech.
“C’è poi il problema della retroattività”. Infatti, il decreto prevede che le agevolazioni valgano per gli investimenti effettuati nel 2020, ma, in tal caso, le società potranno proporre le loro domande solamente nei mesi di marzo e aprile. “Se consideriamo che nel 2020 abbiamo avuto più di 18.000 investitori nell’equity crowdfunding, possiamo capire quanto possa essere difficile per le start-up presentare migliaia di domande in una finestra temporale così ristretta”.
La nuova misura fiscale introdotta dal DL Rilancio e dal decreto del 28 dicembre rimane però alternativa al regime fiscale ordinario, che prevede una detrazione al 30% e limiti di importo ben più elevati.
“Considerando le numerose difficoltà operative della disciplina attuale”, ha concluso Bernardo, “riteniamo prevedibile che la maggioranza degli operatori del settore si orienterà verso l’utilizzo dell’agevolazione ordinaria al 30%. Si tratta di un’occasione mancata, e, coerentemente con la sua mission, la nostra associazione, attraverso il suo Comitato Scientifico, sta analizzando il quadro normativo complessivo per predisporre delle proposte al nuovo Governo per la modifica dell’operatività del nuovo regime, che possano meglio stimolare la crescita dell’innovazione italiana”.