Il miliardo di euro che CDP Venture Capital sgr destinerà all‘intelligenza artificiale, così come annunciato lo scorso marzo dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni (si veda altro articolo di BeBeez), sarà diviso in due. Da una parte, 500 milioni andranno destinati in modo verticale su AI e cybersecurity da investire attraverso il nuovo fondo CDP VC Deep Tech AI/Cyber. Gli altri 500 milioni andranno ad alimentare gli investimenti in intelligenza artificiale in sei nuovi fondi dedicati ad altrettanti settori che sono stati individuati come strategici: spazio, infrastrutture e i trasporti; tecnologie ambientali ed energia pulita; industria; salute e scienze della vita; agroalimentare.
I dettagli sui nuovi fondi sono stati presentati ieri in occasione della conferenza stampa che si è tenuta ieri Milano nel corso della quale è stata presentata la strategia “Shaping Future” dalla presidente Anna Lambiase e dal nuovo amministratore delegato e direttore generale Agostino Scornajenchi, che hanno presentato il Piano Industriale 2024-2028 che prevede l’obiettivo di arrivare a 8 miliardi di euro di risorse in gestione, di cui un miliardo raccolto da terzi (si veda qui il comunicato stampa).
Tornando al miliardo di euro da investire in IA, questo sarà ripartito su tre ambiti specifici: 120 milioni saranno dedicati al trasferimento tecnologico, una delle voci della strategia nazionale sull’AI in fase di finalizzazione da parte della commissione di esperti di Palazzo Chigi. Scornajenchi immagina ticket da 200-300mila euro per sostenere brevetti e trasformazione di risultati di ricerca in industria. A seguire, 580 milioni saranno destinati a startup che già stanno sviluppando applicazioni con le AI, con ticket da 10 milioni circa. Infine 300 milioni guarderanno ad aziende mature pronte a scalare all’estero e diventare i futuri campioni nazionali. Altrimenti detto “silver bullet”.
Ha detto Scornajenchi: “È fondamentale fare massa critica. Ci servono uno o due soggetti per competere. Destiniamo circa un terzo del nostro investimento in AI a una partecipazione che vogliamo acquisire in un soggetto”. Ancora da decidere la natura di questo campione: uno sviluppatore di un grande modello linguistico (i sistemi alla base dell’addestramento dell’AI generativa) o un altro settore. Scornajenchi infine ha detto: “L’obiettivo è portare in consiglio la costituzione del fondo sull’AI entro l’estate”.
La società nata a sostegno dell’ecosistema delle startup in Italia e sostenuta anche dal ministero delle Imprese e del made in Italy e da capitali privati (per 300 milioni) oggi vanta 3,5 miliardi di euro di asset in gestione, 1,4 miliardi di capitale deliberato e oltre 500 startup nel portafoglio. “Siamo arrivati nel 2020 e abbiamo immesso nel sistema un miliardo di euro, oggi siamo a 3,5 mld in termini di masse in gestione e l’obiettivo è superare i 5 miliardi al 2025, che hanno già un committment da parte dei nostri finanziatori”.
Da qui, si arriverà a 8 miliardi di euro di risorse in gestione al 2028, di cui un miliardo raccolto da terzi, per supportare lo sviluppo dell’innovazione di cui l’Italia ho un fortissimo bisogno. “E ancora, triplicare le startup sostenute da 500 a 1.500, spingere la raccolta di capitale privato perché passi dagli attuali 300 milioni di euro al miliardo“, ha dichiarato l’ad.
E ha continuato: “Uno dei pilastri di intervento per noi è il sostegno all’infrastruttura del VC italiano attraverso investimenti a supporto di nuove imprese in fase embrionale, cosiddetti pre-seed e seed, e investimenti in fondi di VC per alimentare la crescita di medio e lungo termine del mercato e le competenze a sostegno dell’innovazione. Il secondo pilastro è lo stimolo alla crescita e la maturazione dell’ecosistema attraverso, appunto, investimento di tipo diretto specializzato per settore. Per noi il fondo in AI è di cruciale importanza perchè sarà il primo fondo che ci vedrà alla prova su quella che può dirsi una sfida, ovvero passare dagli investimenti generalisti a un investimento totalmente specifico“.
Il Fondo nazionale innovazione ha suddiviso gli attuali investimenti in 4 aree, da quello meno a quelle più strategiche e da quelle in cui il venture capital è più debole a quelle in cui è più forte. Il focus sarà sui settori più strategici, ma meno coperti dai fondi di rischio: spazio, le infrastrutture e i trasporti, le tecnologie ambientali e pulite e l’industria con investimenti diretti. Strategici, ma delegati per lo più a investimenti indiretti, sono i settori della salute, delle scienze della vita e dell’agroalimentare. Fintech, insurtech, informatica e servizi e beni personali sono sotto la voce indiretto, mentre gli investimenti in ambito media, commerciali, immobiliare, della chimica e dei materiali diventano opportunistici. Non si prevede però un’exit anticipata da queste startup, che saranno sostenute come fatto finora.
Come anticipato dall’ad, nello schema che vede una nuova progettazione del Fondo nazionale innovazione, CDP Venture Capital intende aprire sette nuovi fondi early stage (le prime fasi di vita delle startup) dedicati a salute e scienze della vita; agroalimentare; spazio; energie e tecnologie per l’ambiente; futuro dell’industria e infrastrutture e mobilità; AI e cybersecurity. Sul piatto 1,3 miliardi (di questi, 1 miliardo dovrebbe arrivare dal fondo AI più volte nominato dal governo in carica) e un obiettivo di 150 startup sostenute. Al fondo per le fasi avanzate di crescita delle startup vanno invece 160 milioni aggiuntivi per arrivare a quota 600. Oggi il fondo, come ha spiegato la presidente di Cdp Venture Capital Lambiase, vale “440 milioni euro, investe un ticket minimo di 10 milioni, per una media di 15-20 milioni”. In questo caso, l’obiettivo è arrivare a circa 20 startup investite. C’è poi un miliardo dedicato a sostenere la rete degli acceleratori (dove avviare oltre 250 nuove startup), i fondi di venture capital aziendali (obiettivo: 50 nuove iniziative) e il trasferimento tecnologico. Infine il piano vuole allocare 2,2 miliardi aggiuntivi ai 700 milioni già allocati in fondi dei fondi (investimenti indiretti), con l’obiettivo di iniettare liquidità di 50-70 fondi.
Al momento Scornajenchi dice che Cdp preferisce non rilasciare dati sull’andamento dei singoli fondi. Quello che si sa è che in media le 500 startup sostenute danno lavoro 7.500 persone e che l‘obiettivo è arrivare a fine anno con un numero cresciuto a 10mila. E che le exit hanno reso in media un ritorno di 3 volte rispetto al capitale investito.
Tiene a sottolineare l’ad: “I nostri numeri sono ancora piccoli e non reggono il confronto. Siamo a un terzo dell’incidenza in Europa e a un quarto rispetto alla Francia, vorremmo almeno arrivare ad essere nella media dell’UE, cosa che adesso non è. In Italia ci sono degli aspetti fondamentali che vanno fatti evolvere. Innanzitutto è difficile coniugare università e impresa, è limitato poi l’accesso da parte del capital privato. A oggi non c’è una investment proposition chiara e non ci sono molti casi di successo. C’è bisogno di rigore e di merito, non vogliamo essere il supermercato dell’equity agevolato o uno bancomat di stato. Il capitale pubblico è una podersosa forza per noi ma può anche essere una debolezza” E conclude: “Non vogliamo salvare le imprese ma costruire le imprese di domani”.
Che ha concluso: “Al momento il nostro mondo copre lo 0,1% del Pil, vogliamo arrivare allo 0,3% come target. Infine, al momento abbiamo un fondo di fondi internazionale con una capacità di 300 milioni. Lanceremo nei prossimi mesi un fondo di fondi venture italy 2.0 che avrà una dotazione di 400 milioni, per un totale di 700 milioni. A fine piano, pensiamo che i fondi di fondi saranno il 50% del nostro portafoglio”.
Ricordiamo che Scornajenchi è l’ad da fine settembre scorso. È infatti arrivata il 28 settembre 2023 la lista ufficiale dei nuovi membri del consiglio di amministrazione di CDP Venture Capital sgr, che, tra i designati da Cassa Depositi e Prestiti, azionista al 70% dell’sgr, attraverso CDP Equity (si veda altro articolo di BeBeez), aveva appunto indicato come amministratore delegato Scornajenchi, già presidente dell’Associazione Nazionale Direttori Amministrativi e Finanziari (ANDAF) ed ex direttore finanziario di Terna, mentre per la presidenza, in cima alla lista dei membri designati da Invitalia, c’era appunto la Lambiase, fondatrice di IR Top e già consigliere di Invitalia (si veda altro articolo di BeBeez).
Ricordiamo che CDP Venture Capital sgr è nata il 21 gennaio 2020 quando l’assemblea dell’allora Invitalia Ventures sgr aveva modificato il nome della società in CDP Venture Capital sgr, nominando nel contempo i membri del cda, e Francesca Bria come presidente. Il cda aveva poi nominato Enrico Resmini amministratore delegato e direttore generale (si veda qui il comunicato stampa di allora e altro articolo di BeBeez).
Gli altri membri del consiglio designati da CDP sono: Enrico Canu, Manuela Sabbatini, Lorenzo Maternini, Stefano Cuzzilla e Valeria Bucci. Gli altri membri designati da Invitalia sono invece: Stefano Massari e Valentina Milani.