A fine settembre erano 7.229 le imprese italiane che risultavano investite nel capitale di startup innovative (in logica quindi di corporate venture capital). Di queste, 4.711 erano soci di primo livello. Queste partecipazioni si traducono in un numero di 14.055 quote, in aumento dalle 12.667 di settembre 2019 e dalle 7.653 di settembre 2018. Anche il numero di startup innovative nel portafoglio dei corporate venture capital è cresciuto in un anno da 2.656 a 3.267.
Lo rileva il Quinto Osservatorio sull’Open Innovation e il Corporate Venture Capital Italiano, promosso da Assolombarda, InnovUp, Smau e la Camera di Commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi, con la partnership scientifica di InfoCamere e degli Osservatori del Politecnico di Milano e con il supporto di Confindustria e Piccola Industria Confindustria, e presentato ieri allo Smau 2020 (si veda qui il comunicato stampa).
Il dato diffuso ieri si confronta con quello di fine settembre 2019, quando erano 6.298 le imprese italiane che risultavano investite in startup innovative in logica di corporate venture capital. Di queste, 3.713 erano soci di primo livello. Quarto Osservatorio Open Innovation e Corporate Venture Capital 2019 indicava invece che (si veda altro articolo di BeBeez).
Ma non basta.Ci sono anche 3.226 imprese che a fine settembre 2019 risultavano socie in pmi innovative (di cui 1.713 socie in pmi ex startup innovative) con 5.940 quote.
Come di consueto, poi, lo studio ha analizzato il valore di capitale sociale e riserve (positive) delle startup innovative e li ha raggruppati per tipologia dell’investitore in base alle proprietà nelle quote (superiori all’1%). L’insieme di capitale sociale e riserve determina il totale del capitale effettivamente investito nelle startup e quello che emerge è che il valore che fa capo a CVC (663 milioni di euro nel 2019) è una volta e mezza quello che fa capo agli operatori specializzati (298 milioni), cioé agli investitori di venture capital puri. In sostanza, sul mercato italiano gli operatori che principalmente investono in startup sono corporate e i cosiddetti family&friends (che nel 2019 avevano intestate quote per un totale di 508 milioni).
Quanto alle pmi innovative, lo stesso esercizio mostra invece una situazione speculare se ci si focalizza sulle pmi innovative ex startup, con gli operatori specializzati che risultano i principali investitori, mentre i corporate venture capital restano i principali investitori nel caso delle altre pmi innovative. Nel dettaglio, gli investitori specializzati venture capital a fine settembre erano investiti per 402 milioni nelle ex startup e per 348 milioni nelle altre pmi innovative; i corporate venture capital erano investito per 260 milioni nelle ex startup e per 842 milioni nelle altre pmi; mentre i family&friends erano investiti per 111 milioni nelle ex startup e per 656 milioni nelle altre pmi.
Nel complesso, comunque, dalla fondazione del Registro dedicato delle startup e pmi innovative, gli operatori corporate (con un totale di 1,77 miliardi di euro) e i family&friends (con 1,28 miliardi) sono investiti per un valore che è oltre il doppio di quanto invece risulta per gli investitori specializzati (1,05 miliardi).
La maggior parte dei soci corporate di startup innovative e pmi innovative, rispettivamente il 68,7% e il 58,4%, ha sede al Nord Italia. Di contro, startup e pmi innovative sono distribuite in modo più omogeneo su tutto il territorio italiano, a testimonianza di un flusso di investimenti da parte di corporate del nord che va a beneficio di startup e pmi innovative che operano nel centro sud. Le startup e pmi innovative in cui investono i corporate venture capital, nonostante siano solo il 29% del totale, generano il 43% degli addetti impiegati da tutte le startup e pmi innovative. Infine, gli indici economici di startup e pmi innovative nel portafoglio dei corporate venture capital sono strutturalmente migliori degli indici di quelle dove hanno investito operatori specializzati e Family&Friends: a titolo di esempio, il valore aggiunto medio delle startup investite da corporate venture capital è di 95 mila euro, contro i 76 mila di quelle partecipate da Family&Friends e i 16 mila di quelle che hanno tra i loro soci gli operatori specializzati. Allo stesso modo, anche per le pmi innovative il valore aggiunto medio è maggiore (2,35 milioni) nel caso di investimenti di corporate venture capital, rispetto a quelli di Family&Friends (2,25 milioni) e operatori specializzati (1,15 milioni).
“Guardando al solo dato degli investimenti diretti, sono oggi circa 8 mila le partecipazioni corporate nell’ecosistema delle startup e pmi innovative, un numero che conferma quanto anche in Italia le imprese di ogni dimensione credano sempre più nel valore aggiunto derivante dalla collaborazione quotidiana con queste imprese innovative. Soprattutto negli ultimi mesi abbiamo potuto constatare come le imprese innovative siano per propria natura quelle in grado di fornire in breve tempo soluzioni efficaci per far fronte ai repentini cambiamenti di scenario. Sta ora alla politica confermare la crescente attenzione al settore (come fatto ad esempio con l’istituzione del Fondo nazionale per l’Innovazione e il Fondo per il Tech Transfer) rendendo, con gli strumenti legislativi adeguati, ancora più strutturale lo scambio virtuoso tra le grandi e le piccole realtà del tessuto imprenditoriale italiano, vero motore della fase di ripresa del nostro Paese”, ha commentato Angelo Coletta, presidente di InnovUp.
Alvise Biffi, membro della Giunta della Camera di Commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi, ha spiegato: “Oltre un miliardo e 700 milioni di investimenti da parte delle corporate in startup e pmi innovative da quando, nel 2012, è stato introdotto lo Startup Act italiano. Un dato positivamente sorprendente che dice quanto le imprese, grandi, medie e piccole, credano nell’innovazione aperta che arriva dalla contaminazione con le giovani imprese innovative. Si tratta ora di promuovere e consolidare questi modelli virtuosi di corporate venture e di open innovation, da un lato divulgando le buone pratiche – 20 di queste sono pubblicate nell’Osservatorio di quest’anno – dall’altro dando vita a misure legislative adeguate per incentivare gli investimenti da parte delle aziende, considerato che, oggi, tali misure sono concentrate prevalentemente sulle persone fisiche e sugli investitori istituzionali”.
Stefano Venturi, vicepresidente di Assolombarda con delega ad Attrazione Investimenti e Startup, ha detto: “I dati di quest’ultima edizione testimoniano un’ulteriore crescita delle aziende che investono in startup e pmi innovative un fenomeno, ora più che mai, fondamentale per la ripresa economica del nostro territorio considerato che la dimensione del nostro ecosistema innovativo è ancora ridotta rispetto a altre realtà nazionali che competono con noi come Francia, Spagna e Germania. Per questo motivo, auspichiamo che, nell’ambito del piano Next Generation UE siano previste delle progettualità volte a favorire questo tipo di contaminazioni e che, allo stesso tempo, Cdp Venture rafforzi e ampli le proprie iniziative legate al corporate venture capital”.
Carlo Robiglio, presidente Piccola Industria e vicepresidente Confindustria, ha dichiarato: “L’open innovation e il corporate venture capital sono aspetti in cui piccola industria ha sempre creduto molto. Già nel 2013 avevamo lanciato AdottUp, il programma di Confindustria per l’adozione delle startup da parte delle pmi. I dati che emergono dall’Osservatorio evidenziano come il fenomeno del corporate venture capital sia sempre più rilevante”.
Pierantonio Macola, presidente di Smau, ha sottolineato che “i dati della quinta edizione dell’Osservatorio rendono evidente la collaborazione tra startup, pmi innovative e imprese consolidate è una realtà che continua a svilupparsi in maniera crescente”. Paolo Ghezzi, direttore generale di InfoCamere, ha concluso: “I risultati dell’Osservatorio Open Innovation dimostrano l’importanza di utilizzare informazioni certificate, quali quelle del Registro Imprese, per monitorare in maniera efficace i fenomeni come il corporate venture capital, la cui comprensione è fondamentale per lo sviluppo dell’ecosistema di imprese innovative italiane.”