La biotech italo-Usa Genenta Science scalda i motori per l’ipo al Nasdaq, con la quale punta a raccogliere un massimo di poco meno di 35 milioni di dollari).
Come anticipato lunedì da BeBeez, infatti, ieri è stato pubblicato sul sito della SEC il prospetto informativo preliminare dell’ipo (si veda qui il comunicato stampa), dal quale emerge che la scaleup, che sta sviluppando terapie contro il cancro basate sulle cellule staminali ematopoietiche, collocherà delle American Depositary Shares (ADSs), ciascuna rappresentativa di una azione ordinaria Genenta, per un totale massimo di 34,5 milioni di dollari, incluse le azioni che saranno collocate se verrà esercitata l’opzione di over-allottment. Saranno inoltre collocate altre ADSs, ciascuna rappresentativa di warrant che daranno diritto ad azioni ordinarie Genenta, per un massimo di altri 460 mila dollari. I warrant saranno esercitabili a un prezzo prefissato per azione pari al 125% del prezzo di ipo. Il numero minimo di azioni e warrant in collocamento e la forchetta di prezzo, però, non sono ancora stati comunicati. Roth Capital Partners è il sole book-running manager dell’offerta, mentre Maxim Group agisce come lead manager.
Genenta Science sinora è stata fondata nel 2014 dal ceo Pierluigi Paracchi, insieme a Luigi Naldini, direttore della Divisione di Medicina rigenerativa, cellule staminali e terapia genica dell’Ospedale San Raffaele di Milano, oltre che direttore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica (SR-Tiget), e a Bernhard Gentner, ematologo e medico ricercatore presso l’Ospedale San Raffaele, oltre che dallo stesso ’Ospedale San Raffaele. La ricerca è basata al San Raffaelle di Milano e in un laboratorio Alexandria Center’s LaunchLabs a New York mentre tutto il top management, a parte il ceo, è basato negli Usa.
La strada verso il breakeven dei conti è però ancora molto lunga. Il prospetto avverte che al momento la scaleup non ha ancora prodotti approvati per la commercializzazione e non ha ancora generato ricavi e che di conseguenza ha registrato perdite ogni anni dall’inizio dell’attività. Più nel dettaglio nei primi sei mesi 2021 ha perso 4 milioni di euro, mentre in tutto il 2020 ha perso 5,6 milioni e 4,6 milioni nel 2014. Il tutto a fronte di costi di ricerca e sviluppo dei prodotti per la terapia genica, con in prima linea il prodotto di punta Temferon. La società, si legge ancora nel prospetto, continuerà in questo modo ancora per anni, prima di arrivare a un prodotto autorizzato alla vendita. Da qui la necessità di ricorso ai capitali degli investitori, prima di venture capital e ora della borsa.
Il prospetto dell’ipo spiega che alla fondazione Genenta era stata capitalizzata con 11,65 milioni di euro, dopodiché la scaleup ha raccolto capitali da vari investitori, il tutto per un totale complessivo di 35,1 milioni di euro.
In particolare, l’ultimo round, che non era stato comunicato prima, risale al luglio 2020, quando gli azionisti hanno approvato l’emissione nuove azioni per un totale di 1,5 milioni di euro, sulla base di una valutazione pre-money di 90 milioni, con lead investor GM Investimenti, holding di Giuseppe Miroglio, ex ceo e attuale presidente del gruppo Miroglio.
Nel settembre 2019 Genenta aveva invece annunciato la chiusura di un round da 13,2 milioni di euro, guidato dal private equity cinese Qianzhan Investment Management e da Fidim, la holding della famiglia Rovati, ex proprietaria del gruppo farmaceutico Rottapharm (si veda altro articolo di BeBeez). Al round avevano partecipato anche la famiglia Bormioli e la famiglia Fumagalli (ex proprietaria di Candy, poi ceduta ai cinesi di Haier Group). Nella realtà ora nel prospetto si legge che nell’agosto 2019 era stato approvato un aumento di capitale per complessivi 17,1 milioni di euro, che era stato sottoscritto per 15,1 milioni, con lead investor appunto Qianzhan Investment Management e Fidim, sulla base di una valutazione pre-money di 70 milioni.
In precedenza, invece, la società aveva incassato un round da 7 milioni di euro nel settembre 2017, guidato da investitori privati italiani, inglesi e svizzeri, family office e business angel (si veda altro articolo di BeBeez), tra i quali , si legge ora nel prospetto, sempre Fidim e Giuseppe Vita, ex presidente del gruppo farmaceutico Schering-Plough, sulla base di una valutazione pre-money di 45 milioni di euro; e un round da 6,2 milioni di euro nel gennaio 2015, grazie a un gruppo di investitori privati raccolti da Banca Esperia (allora gruppo Mediolanum e Mediobanca) tra i suoi clienti del private banking (si veda altro articolo di BeBeez), compresa, si legge ora nel prospetto, la famiglia Ferrari, a cui fa capo FIS Holding, azienda leader nella realizzazione di prodotti chimici per l’industria farmaceutica, sulla base di una valutazione pre-money di 20 milioni.
Quella di Genenta Science potrebbe essere la seconda grande exit per i venture capital da una scaleup italiana quotandola al Nasdaq, dopo quella da Advanced Accelerator Applications nel novembre 2015 (si veda altro articolo di BeBeez). AAA, specializzata in medicina molecolare nucleare, è poi stata acquisita da Novartis per 3,9 miliardi di dollari nel 2018. Mentre sarebbe la terza grande exit in generale per il venture capital italiano, considerando anche la vendita di EOS (Ethical Oncology Science) nel 2013 a Clovis Oncology, azienda biofarmaceutica americana quotata al Nasdaq, specializzata proprio nella commercializzazione di farmaci antitumorali, per 400 milioni di dollari (si veda altro articolo di BeBeez). Tra gl investitori seed di EOS c’era il fondo Principia I, gestito da Quantica sgr (poi divenuta Principia sgr), cofondata proprio dal cofondatore e ceo di Genenta Science, Pierluigi Paracchi.