Il corporate venture capital si sta democratizzando. Lo hanno detto la scorsa settimana gli esperti radunati da Gellify in occasione dell’evento “Corporate Entrepreneurship” (si veda qui il comunicato stampa). La democratizzazione è dovuta al fatto che il corporate venture capital si sta consolidando come meccanismo anche al di fuori delle grandi aziende, in quanto anche quelle medie beneficiano della riduzione dei costi dei processi di innovazione, che sono di 3-5 volte inferiori in caso di ricorso al corporate venture capital. L’ostacolo più grande alla sua implementazione resta l’inerzia delle pmi, che si può vincere se queste ultime vedono il corporate venture capitale come una modalità per sviluppare nuove tecnologie, nuove competenze e modalità di crescita, ricevendo feedback rapidi dai clienti e decidendo poi se implementare ed investire in quelle soluzioni.
Un modello emergente segnalato dal mondo accademico, precisamente da Josemaria Siota, Executive Director di IESE (la scuola di specializzazione in Amministrazione d’Impresa dell’Università di Navarra), e che può essere adottato sia da aziende corporate che pmi, riguarda la costituzione di corporate venturing squads, ovvero piccoli gruppi di aziende (da 4 a 6) che uniscono le proprie forze per collaborare con una o più startup, confrontarsi tra loro per dimostrare la fattibilità di un progetto, migliorare la propria value proposition e potenzialmente avere accesso a più mercati internazionali. Le aziende hanno così la possibilità di innovare in modo più rapido, diminuendo al contempo rischi e costi e collaborando anche con abilitatori. Un altro modello vincente consiste nel permettere ai dipendenti che hanno promosso internamente una startup interessante su cui l’azienda ha deciso di investire di entrare nella società con una quota del 10-20%, coinvolgendoli così nel nuovo business che hanno contribuito a creare. E’ importante anche identificare delle metriche che indichino il raggiungimento degli obiettivi dei progetti di innovazione, riguardanti sopratutto il livello di ingaggio dei dipendenti conseguito.
Secondo Pitchbook, gli investimenti in corporate venture capital sono passati dal pesare per il 20% dei 50 miliardi di euro investiti globalmente dal venture capital nel 2012 al 26% dei 147 miliardi di euro investiti nel 2017. Gli investimenti di corporate venture capital sono stati quindi caratterizzati da un impressionante tasso di crescita composto (CAGR), pari a circa il 31%.
In Italia, secondo i dati dell’Osservatorio sul corporate venture capital diffusi lo scorso ottobre a cura di Assolombarda, InnovUp e Smau, si rileva un incremento del 40,3% tra il 2018 e il 2020 di startup che rientrano nel portafoglio di investimenti di un corporate venture capital o di una società (si veda altro articolo di BeBeez). A livello di settori, secondo gli esperti interpellati da Gellify i settori in crescita in termini di investimenti da parte del corporate venture capital sono: digitale, salute e scienze della vita.