Il numero di società protestate è sceso a fine 2015 al di sotto dei livelli del 2007 e i tempi medi di liquidazione delle fatture non sono mai stati così bassi dal 2012. Le buone notizie arrivano dall’Osservatorio Cerved sui Protesti e Pagamenti delle imprese italiane pubblicato nei giorni scorsi.
Nel dettaglio, l’anno scorso le società non individuali protestate sono state 28 mila, quindi meno dell 29 mila del 2007 e in riduzione del 18,4% dal 2014. Il miglioramento è diffuso in tutti i settori e in tutto il territorio, anche se permangono forti differenze, con alcuni segmenti e regioni ancora al di sopra dei livelli pre-crisi. In particolare, le costruzioni si confermano il settore con la maggiore diffusione del fenomeno e con il differenziale più ampio rispetto al dato del 2007 (+11,8%).
Deciso il miglioramento registrato anche per quanto riguarda le abitudini di pagamento: i dati Payline (il database Cerved sulle abitudini di pagamento di 3 milioni di operatori economici) per il 2015 indicano che i fornitori hanno atteso 75,9 giorni per la liquidazione delle fatture, in calo rispetto ai 77,5 del 2014 e agli 81 del 2012. È inoltre sceso il numero di imprese in grave ritardo in tutti i settori, ed è aumentata la quota di società puntuali.
Una mappa costruita tenendo conto sia della diffusione dei protesti, sia delle società in grave ritardo, consente di individuare i settori e le regioni in cui la situazione dei pagamenti rimane ancora critica.
Per le imprese della distribuzione e del largo consumo permane una situazione di forte fragilità: rimane infatti oltre la media la percentuale dei gravi ritardi (rispettivamente 8,1% e 9,8%) e la diffusione dei protesti (1,6% e 1,5%). Hanno beneficiato invece del miglioramento del 2015 soprattutto servizi finanziari, utility, meccanica e siderurgia.
I dati regionali sottolineano chiaramente il forte divario tra le regioni del Nord e del Sud della Penisola: in Calabria (14,3% i gravi ritardi, 2,4% l’incidenza dei protesti), Sicilia (15,6% e 1,8%), Campania (10,7% e 2,1%) e Puglia (11% e 1,9%) si osservano le situazioni più critiche. Le regioni più virtuose sono invece Trentino (3,9% e 0,3%), Veneto (4,8% e 0,6%) e Friuli (6% e 0,6%).