C’è tempo sino a inizio ottobre per presentare le offerte vincolanti per il 100% di Valvitalia, il gruppo leader nella produzione di valvole per l’industria del petrolio e del gas, che è stato fondato da Salvatore Ruggeri, a cui fa capo il 42,8% del capitale tramite Finvalv srl, e che è controllato al 53,8% , tramite Vita spa, dai fondi di Synergo e Igi (entrati nel capitale di Valvitalia nel 2007) e Chequers (entrato nel 2010).
L’asta, gestita dall’advisor Citi, è partita ufficialmente la scorsa primavera con l’invio degli information memorandum a vari soggetti industriali e fondi di private equity sia generalisti sia specializzati nel settore. Sul tavolo di Citi, come rivelato da MF-Milano Finanza lo scorso 4 luglio, è arrivata una decina di offerte. Tra quelle provenienti da soggetti industriali esteri si segnalano quella di Cameron Corporation, che nei giorni scorsi nello stesso settore ha peraltro acquisito Douglas Chero da Consilium sgr (si veda altro articolo di BeBeez), e quelle di Cranes, Pentair e, a sorpresa, Honeywell. Tra le offerte arrivate da fondi di private equity si segnalano invece quelle di Carlyle e Pamplona, mentre HG Capital, dato inizialmente tra i favoriti, ha in realtà fatto marcia indietro.
A tutti i concorrenti è però stato chiesto in sede di offerta vincolante di aumentare l’importo, visto che le offerte sono state formulate sulla base di un valore del gruppo compreso tra 400 e 500 milioni di euro, debito compreso, mentre i venditori puntano a una cifra più vicina a 600 milioni, sulla base di numeri prospettici in crescita per il 2013.
Valvitalia ha chiuso il 2012 con un fatturato di 360 milioni di euro (dai 313 milioni del 2011) e con un ebitda salito a oltre 50 milioni. Nel 2011 l’ebitda era sceso a 29,1 milioni perché il gruppo aveva accettato anche ordini poco redditizi pur di mantenere l’occupazione nel momento di crisi, ma l’anno scorso il mix di prodotti venduti è tornato a presentare un’alta marginalità. Il tutto con un portafoglio-ordini di 350 milioni e un debito finanziario netto (esclusi leasing e factoring) di 80 milioni (da 101 milioni).
Nella primavera del 2012 il fondo francese Astorg era arrivato vicino a rilevare le quote dei tre private equity azionisti e ad affiancare Ruggeri (allora al 51%) in un aumento di capitale. L’operazione però proprio all’ultimo momento non era andata in porto.
Sempre come rivelato da MF-Milano Finanza, da parte sua Ruggeri negli ultimi mesi ha incontrato più volte rappresentanti del Fondo Strategico Italiano per ragionare su un’ipotesi alternativa a quella dell’asta per il 100% del capitale e che prevede l’ingresso in Valvitalia dello stesso Fsi con una minoranza, affiancato da un fondo di private equity che rilevi a sua volta una quota del gruppo e con Ruggeri che resti nel capitale. Al momento, però, con il Fsi non c’è nulla di più che semplici conversazioni.