Orocash chiuderà il 2013 con un significativo calo di fatturato (a poco più di 200 milioni) e di ebitda (poco sopra i 20 milioni), per effetto del calo del 19% da inizio anno del prezzo dell’oro, che da 1.674 dollari l’oncia a inizio gennaio si è ridotto a 1.357 dollari venerdì 20 settembre, passando per un minimo di 1.213 a inizio luglio. Lo ha rivelato MF-Milano Finanza sabato 21 settembre, che ha precisato però che il margine sui ricavi continuerà a viaggiare attorno al 10%, come nel 2012, quando il gruppo specializzato in attività di compro-oro aveva chiuso l’anno con un fatturato consolidato di 270 milioni di euro e un ebitda di poco meno di 30 milioni. In ogni caso Orocash è riuscito a raccogliere quest’anno, come nel 2012, ben 9 tonnellate di oro nei cinque Paesi in cui è attivo e cioè, oltre che in Italia, in Spagna, Portogallo, Irlanda e Austria con più di 1.000 addetti e più di 600 negozi a gestione sia diretta che in franchising. Il tutto a fronte di un mercato europeo nel quale i volumi sono invece calati di circa il 20%. Tutte queste attività fanno capo alla holding lussemburghese OC International sa dalla primavera 2012, quando la maggioranza del capitale è stata acquistata dai fondi Progressio sgr e J.Hirsch&Co. Il 30% del capitale della holding è invece rimasto in mano ai vecchi soci, i fratelli Giuseppe e Marco Agostoni e Piergiorgio Biella.
Giuseppe Boffelli, amministratore delegato di Gens Aurea, braccio operativo del gruppo in Italia, ha spiegato a MF-Milano Finanza che il calo in valore assoluto dell’ebitda, però, non crea alcun problema di servizio del debito, perché né le società operative né la holding hanno grossi debiti con le banche, a parte 7-8 milioni di linee revolving, mentre il resto del debito è costituito da un vendor loan verso i vecchi soci, un prestito a medio-lungo termine la cui natura è molto simile all’equity. Inoltre il gruppo prosegue con i piani di sviluppo. Boffelli ha infatti spiegato che a fine anno in Italia Orocash avrà aperto 30 nuovi negozi nei centri commerciali, mentre prevede di aprirne altri 50 nel 2014, sempre negli shopping center, assumendo in media 150 addetti l’anno.
E per contrastare gli effetti negativi sul bilancio del calo del prezzo dell’oro, Orocash ha scelto dicambiare il mix dei prodotti e servizi offerti per aumentare fatturato e margin: fino al 2012 il 95% dei ricavi, almeno in Italia, veniva dall’attività di compro oro, ma già quest’anno la percentuale scenderà all’85%. Il resto verrà da acquisto, rimessa a nuovo e rivendita di gioielli e orologi di pregio e rimontaggio di gioielli di clienti. In questo modo, già quest’anno il fatturato italiano del gruppo dai 112 milioni del 2012 supererà 120 milioni.
Un piano, quello appena descritto, che comporterà per Orocash nuovi investimenti, che Boffelli quantifica in circa 100 mila euro per l’apertura di ogni nuovo negozio, per complessivi 3 milioni quest’anno e 5 milioni nel 2014. A tali investimenti vanno aggiunti quelli pubblicitari, «altri 5 milioni nel 2013 e 5 milioni nel 2014», ha precisa l’ad, «per promuovere la nuova attività di Orocash, ma anche per distinguerci dagli innumerevoli compro oro sorti negli ultimi anni per cavalcare la crisi, ma che nella maggior parte dei casi non sono nemmeno iscritti all’albo previsto dalla Banca d’Italia per questo tipo di attività». Su 30 mila compro oro, solo 400 sono iscritti, gli altri operano clandestinamente. Per questo, ricorda Boffelli, «Orocash, tramite Federorafi, ha a suo tempo collaborato a un disegno di legge, presentato in Parlamento, per far sì che questo settore abbia regole severe».