Il Fondo Strategico e i suoi due colleghi sovrani del Qatar e del Kuwait puntano 165 milioni di euro su Inalca spa, la società operativa del gruppo Cremonini, leader in Europa nella produzione di carni bovine e prodotti trasformati a base di carne, salumi e snack, con i marchi Inalca, Montana, Italia Alimentari, CorteBuona e Ibis.
Inalca è anche leader nella distribuzione alimentare all’estero di un’ampia gamma di prodotti tipici del made in Italy, in particolare in Russia e in numerosi Paesi africani.La società ha chiuso il 2013 con 1,56 miliardi di ricavi e 125 milioni di ebitda e quest’anno chiuderà in linea con il 2013 (scarica qui il comunicato stampa).
«Quest’operazione ci permetterà di fare in tre anni quello che da soli avremmo fatto in sei-sette anni. Abbiamo molti progetti in pipeline e grazie al contributo del Fondo Strategico ora possiamo farli partire prima. Ma quello che conta di più per noi è la rete di nuovi contatti di cui potrà arricchirci la relazione con il Fsi e con i fondi sovrani di Qatar e Kuwait suoi alleati». Ha commentato così l’accordo siglato nella serata di giovedì 13 novembre, Vincenzo Cremonini, amministratore delegato del gruppo Cremonini e figlio di Luigi, presidente del gruppo che ha fondato nel 1963, in un’intervista in esclusiva a MF-Milano Finanza a chiusura dell’operazione.
Più nel dettaglio, l’operazione è stata condotta dal Fsi tramite IQ Made in Italy Investment Company spa, la joint venture da 300 milioni di euro al 50% tra Fsi e Qatar Investment Authority (Qia), per investimenti nei settori moda&lusso, arredo&design, alimentare e turismo, che ha l’obiettivo di arrivare al massimo a 2 miliardi di capitale (si veda il comunicato stampa).
Il veicolo di investimento sponsorizzato dalla Cassa Depositi e Prestiti e guidato da Maurizio Tamagnini, sottoscriverà, appunto tramite IQ Made in Italy, un aumento di capitale di Inalca da 115 milioni e contestualmente la holding Cremonini spa cederà ad IQ azioni Inalca per altri 50 milioni, con il risultato che Cremonini deterrà il 71,6% di Inalca e IQ Made in Italy il restante 28,4%”.
Cremonini ha spiegato che “la cifra di 115 milioni di euro corrisponde agli investimenti che abbiamo elencato nel piano industriale per i prossimi 5 cinque anni e che ci porteranno a superare di slancio i 2 miliardi di euro di fatturato nel 2020 dagli 1,6 miliardi previsti per quest’anno. In pratica questa iniezione di capitale ci consentirà di accelerare in maniera importante i nostri progetti di crescita sui mercati esteri. Abbiamo avviato la costruzione di nuovi impianti di produzione in Polonia e in Russia, sempre in Russia stiamo avviando una nuova piattaforma di distribuzione di prodotti alimentari, così come in Kazakhstan e in Mozambico. Finora, poi, non abbiamo fatto acquisizioni, ma adesso possiamo prenderle in considerazione”.
Advisor finanziario dell’operazione è stato Appeal Strategy&Finance. Sul fronte legale FSI e QIA sono stati supportati da Latham&Watkins e dallo studio Toffoletto De Luca Tamajo e soci, mentre legale di Cremonini è stato lo studio Sciumé & Associati. «Abbiamo stimato che ogni euro investito da Inalca nella distribuzione alimentare all’estero genera 2,5 euro l’anno di export alimentare italiano. Quindi Inalca è la più grande piattaforma dell’export alimentare del Made in Italy oggi esistente sul mercato», ha commentato a MF-Milano Finanza lsidoro Lucciola, cofondatore insieme ad Alessandro Profumo, di Appeal StrategyFinance.
Sempre MF-Milano Finanza riferisce che il FSI è stato in precedenza in trattative anche con Eataly di Oscar Farinetti. Quest’operazione, però, non è andata in porto, con il Fondo Strategico che ha ritenuto più nelle sue corde l’investimento in un gruppo che avesse già dimensioni significative e con Farinetti più propenso ad avere come soci capitali privati, come peraltro già ha, visto che la società è partecipata da Tamburi Investment Partners spa e da un gruppo di altri investitori, e che ora lavora invece all’ipotesi dell’ipo nel 2016 (si veda altro articolo di BeBeez).
L’operazione non coinvolge solo Fsi e Qia, ma allarga l’azionariato di Inalca in automatico anche alla Kuwait Investment Authority (Kia), visto che la quota del Fsi nella joint venture IQ nel giugno 2014 era stata oggetto di conferimento da parte del Fondo a Fsi Investimenti spa, la newco controllata al 77% dallo stesso Fsi e al 23% da Kia (si veda altro articolo di BeBeez e il comunicato stampa). Fsi Investimenti, infatti, è stata capitalizzata dal Fondo Strategico con il conferimento di tutte le partecipazioni allora in portafoglio (a esclusione della quota di Generali e del 40% di Ansaldo Energia già promesso a Shanghai Electric Corporation), valutate 1,185 miliardi di euro, e con l’impegno sia del Fsi sia di Kia a investire sino a 500 milioni ciascuno (Kia ha già messo 352 milioni).
E la rete di connessioni con i fondi sovrani non finirà qui. Lo stesso comunicato stampa congiunto Cremonini-Fsi recita infatti che «in futuro, oltre alla famiglia Cremonini (azionista di maggioranza), Fsi, Qatar Investment Authority e Kuwait Investment Authority (tramite Fsi Investimenti), l’azionariato di Inalca potrebbe essere allargato ad altri investitori internazionali in posizione di minoranza».
Secondo quanto riferisce MF-Milano Finanza, sarebbero già in stadio avanzato le trattative con il fondo sovrano dell’Angola, mentre la crisi russo-ucraina ha reso, almeno per ora, non realizzabile un coinvolgimento anche del fondo sovrano russo Russian Direct Investment Fund, con il quale il Tamagnini ha siglato un anno fa un accordo di coinvestimento sino a un miliardo di euro (si veda altro articolo di BeBeez).
A questo proposito, Vincenzo Cremonini nella sua intervista a MF-Milano FInanza ha commentato che “il fondo sovrano russo è il candidato più naturale, sia perché siamo presenti ormai da decenni in Russia e abbiamo stretti rapporti con il governo e le autorità locali, sia perchè il Fsi ha a suo tempo siglato un accordo di co-investimento, ma la situazione geopolitica non permette oggi di andare avanti su quel fronte. Quanto all’Africa, anche lì stiamo lavorando parecchio e quindi l’accordo con un fondo sovrano di uno di quei Paesi è certamente benvenuto. In particolare Paesi come il Mozambico, l’Angola e il Congo sono nel radar e il fatto di avere nel capitale di Inalca tre fondi sovrani ci può portare a lavorare anche laddove ancora non siamo presenti”. Detto questo, Cremonini ha sottolineato: “Non scenderemo mai al di sotto del 51% e vogliamo comunque mantenere il timone della governance del gruppo”.
Secondo Lucciola, l’interesse dei fondi sovrani a un gruppo come Cremonini e quindi all’attività di Inalca all’estero, «sta nel modello di business vincente che integra produzione e distribuzione di carne e altri prodotti alimentari al canale cosiddetto Ho.Re.Ca (hotel, ristoranti, catering, ndr), il che comporta il fatto di poter valorizzare al massimo la propria produzione. E non solo. Se una società può vendere bene, è anche in grado di pagare meglio la carne e i prodotti alimentari che compra e quindi di sostenere e sviluppare in maniera importante il settore agroalimentare locale. Per questo motivo i governi dei Paesi emergenti in cui Inalca opera si sono dimostrati molto collaborativi, come dimostra la forte presenza in Russia, dove Inalca ha da poco inaugurato il più grande impianto di produzione di carne dell’Eurasia ed è leader nella distribuzione alimentare servendo più di 3.500 clienti business”.
“Già da soli abbiamo creato rapporti stretti con i governi e le autorità locali dove abbiamo investito in impianti di produzione e in piattaforme distributive, perché l’impatto di simili investimenti in un Paese emergente è significativo in termini di occupazione e di sostegno alla filiera agroalimentare. Ma il fatto di avere nel capitale fondi sovrani moltiplica la nostra capacità di rapportarci con quelle istituzioni e ci può aprire nuove porte. Inoltre i fondi sovrani hanno un’ottica di investimento di lungo periodo, sebbene in tutti i contratti debbano poi per forza scrivere che l’orizzonte dell’investimento è di sette anni e che l’exit preferita è l’ipo”.