E’ Italmobiliare spa l’interlocutore prescelto da Manuela del Castllio Sposito, vedova del fondatore di Clessidra sgr, Claudio Sposito, per trattare in esclusiva la cessione del pacchetto di controllo dell’sgr. L’entrata in scena della famiglia Pesenti, prossimi ad abbandonare lo storico business del cemento con la cessione del pacchetto di maggioranza a HeidelbergCement con il closing previsto per il luglio prossimo, è stata una sorpresa, visto che i nomi che circolavano nei giorni scorsi erano altri e più legati al settore del private equity.
D’altra parte che un outsider potesse emergere era possibile, visto che si sapeva che in corsa per il controllo della più grande sgr di private equity italiana c’erano anche soggetti attivi nel settore finanziario che non avevano un track record nel private equity, pur avendo esperienza di m&a (si veda altro articolo di BeBeez).
Il comunicato ufficiale (scarica qui il comunicato stampa), arrivato ieri in serata, precisa che l’esclusiva a Italmobiliare è arrivata a valle di un’offerta vincolante e che l’eventuale accordo ha come oggetto la totalità del capitale sociale di Clessidra. Dunque non soltanto la quota di controllo del 79% attualmente in mano a Manuela del Castillo Sposito e ai figli.
Secondo quanto scrive oggi MF-Milano Finanza, il prezzo offerto per il 100% è superiore a quei 16 milioni di euro che erano stati la valutazione sulla base della quale la vedova Sposito avrebbe voluto cedere il suo 79% al presidente della sgr, Francesco Trapani, prima che si interrompessero le trattative tra i due.
Italmobiliare, investment holding quotata a Piazza Affari e controllata al 47,265% dalla famiglia Pesenti (tramite Efiparind sa) e partecipata dalla famiglia Strazzera al 10,3% (tramite Serfis) e da Mediobanca al 9,5%, gestisce un portafoglio diversificato di investimenti e partecipazioni per un valore superiore ai 2 miliardi di euro.
La nota precisa che “l’operazione Clessidra rientra in una visione di ampia politica di diversificazione del proprio portafoglio di investimenti e rappresenta una significativa opportunità di sviluppo delle attività nel settore del private equity attraverso l’acquisizione del principale operatore italiano con una importante storia e una consolidata esperienza”.
La nota prosegue rassicurando sul fatto che, in caso di conclusione del deal, Italmobiiiare garantirebbe a Clessidra sgr “autonomia e indipendenza, contribuendo con la propria esperienza al rafforzamento della struttura manageriale”. Teoricamente, quindi, il brand dovrebbe essere salvo. Il consigliere delegato Carlo Pesenti ha dichiarato che “nell’affrontare questa nuova iniziativaItalmobiliare rafforzerà la capacità di Clessidra di creare valore apportando nella società sia la propria visione di gestione industriale sia la capacità di attrarre risorse in grado di sviluppare società del “made in Italy” che si confrontano sui mercati internazionali”.
Detto questo, la palla passa ai manager della sgr e agli investitori dei fondi Clessidra. I primi sono infatti anche azionisti di minoranza, a parte il presidente Trapani, che non ha azioni della sgr, ma che inizialmente avrebbe dovuto invece rilevare il controllo della management company, prima che i rapporti con la signora Sposito si logorassero. E poi ci sono gli investitori, che rispetto a una società di gestione di fondi di private equity sono i veri referenti, perché devono avallare che i loro investimenti vengano gestiti da un team diverso da quello esistente al momento dell’investimento e da una management company che ha un azionista di controllo diverso. Se il nuovo azionista non piacesse, gli investitori potrebbero fare fagotto e andare a far gestire i loro soldi da qualcun altro.
Certo la famiglia Pesenti ha grandi contatti a livello internazionale e ha dimostrato di saper fare industria, ma è nuova al settore del private equity e qualche investitore potrebbe preferire invece interlocutori diversi, come altre controparti che erano interessate al dossier.
Negli ultimi giorni la fila dei pretendenti si era allungata. E sul tavolo degli advisor degli eredi Sposito, Rothschild per la parte finanziaria e lo studio Lombardi, Molinari, Segni per agli aspetti legali, si erano affastellate le proposte. Oltre a Neuberger Berman (l’ex divisione di asset management di Lehman Brothers che ha assorbito le attività di private equity di Intesa Sanpaolo) e Coller Capital (il big del secondario, che ha finanziato il management buyout delle attività di private equity di Mps ), di cui già BeBeez aveva dato conto, in pista c’era anche Ardian, a sua volta un colosso del settore e con decine di miliardi impegnate nel secondario. Ardian nel giugno del 2013 era stata in corsa con Coller e Alpinvest per aggiudicarsi un portafoglio di quote di fondi di private equity in capo alla controllata tedesca di Unicredit, Hvb. La banca nel dicembre 2013 aveva poi deciso di procedere allo spin-off delle attività di private equity, creando Swan con il supporto di Alpinvest. C’era poi un forte interesse per Clessidra anche da parte di Mittel, che di recente aveva effettivamente annunciato l’intenzione di trasformarsi una merchant bank. E si parlava infine anche di Bridgepoint, operatore di private equity paneuropeo, che avrebbe trovato così il modo per rientrare con un team forte sulla piazza italiana, dalla quale manca ormai da tempo.