Grande successo al debutto a Piazza Affari lo scorso venerdì 14 luglio per doBank, il gruppo bancario nato dall’ex Uccmb (la piattaforma di gestione di crediti deteriorati di Unicredit ) e dalla fusione con Italfondiario. Sbarcata con una capitalizzazione iniziale di 704 milioni di euro, corrispondente a 9 euro per azione, doBank ha infatti chiuso il primo giorno di quotazione con il botto: +13,89% a 10,25 euro.
Lo stesso giorno è arrivata sul mercato l’attesa cartolarizzazione di Npl del Credito Valtellinese e del Credito Siciliano. Il gruppo bancario ha cartolarizzato un portafoglio da 1,4 miliardi di euro lordi, tramite il veicolo Elrond NPL 2017 srl che ha emesso 464 milioni di euro di titoli di Classe A con rating Baa3 di Moody’s per i quali verrà chiesta la Gacs e 42,5 milioni di euro di titoli di Classe B con rating B1, oltre a 20 milioni di euro di titoli junior senza rating (si veda qui il comunicato stampa). I titoli senior sono stati trattenuti dall’originator, mentre le tranche mezzanine e junior sono state collocate a Waterfall Asset Management al termine di un processo competitivo.
D’altra parte basta guardare al tasso di crescita delle masse di crediti gestite dai protagonisti del settore e alla massa di crediti deteriorati che ancora sono sui libri delle banche italiane per capire che si tratta di un settore interessante nel quale lavorare. Soprattutto tenuto conto dell’enorme pipeline di cessioni di portafogli in arrivo, in primo luogo quelle di Unicredit e di Mps , rispettivamente da 17,7 e 26,1 miliardi di euro lordi.
Si tratta di portafogli enormi in arrivo sul mercato, che, secondo il database di BeBeez, portano il conteggio delle controvalore delle operazioni di compravendita di npl da inizio anno addirittura già vicino a quota 42 miliardi. Peraltro, senza tenere conto dei 18 miliardi di euro di npl in portafoglio alle due banche venete e che saranno traslocati alla Sga per essere poi ceduti sul mercato e senza tenere conto anche delle tante piccole operazioni che di norma non vengono comunicate.
Di tutto questo e dei servicer protagonisti del settore ne parla MF Milano Finanza in edicola da sabato 15 luglio, ricordando che PwC nel suo ultimo report sul settore in Italia ha calcolato che a fine 2016 i servicer indipendenti gestivano Npl in portafoglio a banche, società finanziarie e investitori specializzati per un totale lordo di circa 135-155 miliardi di euro, di cui 85 miliardi in portafoglio alle banche (o circa il 40-45% degli npl delle banche) e il resto in portafoglio ad altri soggetti. Secondo PwC la quota di npl che verranno gestiti dai servicer andrà crescendo nei prossimi anni, per arrivare a fine 2018 a un totale di 200 miliardi, con le banche in particolare che faranno gestire dai servicer circa il 60% dei loro npl.