Ha chiuso in calo di ben il 6,67% a 1,05 euro per azione ieri il titolo di Banca Intermobiliare (Bim) a Piazza Affari, per una capitalizzazione di 181,6 milioni, al sesto calo consecutivo dalla chiusura del 22 agosto a 1,35 euro.
La brutta performance di borsa si spiega con il fatto che ieri sono state aperte le buste con le offerte vincolanti per il controllo della private bank (si veda altro articolo di BeBeez) che fa capo per il 71,4% a Veneto Banca, offerte la cui entità si è rivelata essere ben al di sotto delle attese e cioé tra i 100 e 150 milioni di euro.
Come noto a concorrere sono i fondi di private equity Warburg, JC Flowers, Attestor Capital e Barents Re, che avevano avuto accesso alla data room chiusa venerdì scorso. Di questi i più accreditati sono Warburg e Attestor.
La scelta spetta ai liquidatori (Alessandro Leproux, Giuliana Scognamiglio e l’ex-amministratore delegato di Popolare Vicenza, Fabrizio Viola), assistiti da Lazard, che potrebbero chiudere la partita già entro metà settembre, per sentire poi il parere vincolante di Bce e Bankitalia.
oltre alla partecipazione di veneto banca in Bim, il salvataggio di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca da parte di Intesa Sanpaolo ha lasciato sul tavolo parecchi dossier di m&a, visto che il gruppo bancario guidato da Carlo Messina non ha rilavto una serie di asset delle due banche venete (si veda altro articolo di BeBeez).
In particolare c’è da decidere il destino della partecipazione in Arca sgr, in cui sia Veneto Banca sia Popolare Vicenza hanno una quota del 19,9%, ma in questo caso ci sono gli altri soci (Popolare Sondrio al 21% e Bper al 33%) pronti a intervenire. In vendita anche le attività di leasing e factoring e il dossier banca-assicurazione, dopo il divorzio di Cattolica da Popolare Vicenza dello scorso aprile. La quota da liquidare è il 9% di Cattolica Assicurazioni rimasto a Vicenza a seguito del collocamento accelerato del 6 per cento di 4 mesi fa. Poi ci sono partecipazioni minori di Banca Apulia e Farbanca, la banca dei farmacisti.
Da affrontare c’è poi la questione dei crediti deteriorati diversi alle sofferenze, che, a differenza degli Npl, al momento non possono essere conferiti alla Sga del governo. Una massa di circa 8 miliardi, che attualmente le due bad bank, prive di licenza, non possono gestire.