Il nuovo piano d’impresa di Intesa Sanpaolo presentato ieri dall’amministratore delegato, Carlo Messina, prevede di dimezzare i crediti deteriorati lordi nel 2021 a 26,4 miliardi dai 52,1 miliardi di fine 2017 e a 12,1 miliardi al netto delle rettifiche (dai 22,5 miliardi netti del 2017). Anche l’incidenza dei crediti deteriorati lordi sul totale dei crediti alla clientela si dimezzerà nel 2021 al 6% dall’11,9% nel 2017, così come l’incidenza dei crediti deteriorati netti scenderà al 2,9% dal 5,5%. Attese in calo anche le rettifiche nette su crediti a 1,8 miliardi nel 2021 dai 3,3 miliardi del 2017.
Contemporaneamente la banca aumenterà in maniera significativa il grado di copertura dei crediti deteriorati, conseguito a fine 2017 tenendo conto anche della prima applicazione del principio contabile IFRS 9 (in vigore dal 1° gennaio 2018), a circa 57% (circa 69% per le sofferenze) che accresce la flessibilità della strategia di riduzione dei crediti deteriorati sia con cessioni sia con una gestione interna più aggressiva.
A questi risultati, si legge nel comunicato stampa diffuso ieri, Intesa Sanpaolo arriverà grazie all’implementazione di una serie di iniziative in tema di riduzione del profilo di rischio, che passerà in primo luogo da ben 30 milioni di euro di investimenti IT nella qualità dei dati e nei sistemi informativi della piattaforma di servicing e gestione dei crediti deteriorati, che verrà conferita a una newco comprendente attività di recupero (per il credito ordinario e per il leasing) e Re.O.Co. (Real Estate Owned Company) e dalla possibile partnership con un operatore industriale per migliorare la performance nei recuperi adottando le migliori pratiche internazionali. Il riferimento è ovviamente alle trattative in corso con Lindorff-Intrum Iustitia da un lato e con i cinesi di CEFC dall’altro (si veda altro articolo di BeBeez).
Non solo. L’idea è anche quella di ampliare l’attività della piattaforma a clienti terzi, in particolare a investitori finanziari, banche di piccole e medie dimensioni e clienti industriali per portafogli di piccole e medie imprese e di aziende corporate e avvalendosi delle competenze negoziali e immobiliari sviluppate dalla Capital Light Bank.
Sono previste novità anche nella gestione dei crediti retail allo stato iniziale di deterioramento. Verrà infatti costituita Pulse, un’unità interna dedicata alla gestione dei crediti retail ai primi stadi di deterioramento, centralizzando tutte le attività attualmente svolte dalle filiali, con circa 100 persone dedicate nel 2018 e mille nel 2021 ed estendendo l’attività anche in questo caso a clienti terzi, in particolare a banche di piccole e medie dimensioni e settori non bancari (ad esempio, utilities). Anche in questo caso è possibile una partnership con un operatore industriale per accrescere l’attrattività di “Pulse” quando altre banche selezioneranno il soggetto cui assegnare l’outsourcing.
E’ previsto poi il rafforzamento della gestione proattiva del portafoglio crediti sotto la guida del Chief Lending Officer per le piccole e medie imprese, rafforzando le unità dedicate (200 persone in più) e adattando il processo per gestire anche i crediti in bonis (classificati nelle categorie Stage 1 e Stage 2 dell’IFRS 9) e realizzando una gamma completa di prodotti di rinegoziazione/ ristrutturazione per le piccole e medie imprese. Quanto alle medie e grandi imprese, viene lanciata la Restructuring Farm 2.0 come rafforzamento della Restructuring Farm (del team denominato internamente Credit Transformation Solutions), sempre nell’ambito dell’area del Chief Lending Officer. La nuova Restructuring Farm verrà dotata di 100 persone in più e la sua attività verrà estesa gradualmente dai casi distressed su larga scala a quelli di medie dimensioni e alle situazioni pre-distressed. L’attività comprenderà la copertura proattiva delle nuove categorie di investitori in distressed assets che possono investire sul mercato italiano oltre 3 miliardi di euro di nuove risorse nelle situazioni critiche.
Verrà infine costituita un’unità dedicata nell’ambito dell’area CFO come catalizzatore per l’Active Credit Portfolio Management, supportando le business unit nella gestione attiva dei loro portafogli, al fine di migliorare il profilo di rischio/rendimento con un’erogazione del credito più mirata e una gestione più dinamica dei portafogli di crediti in bonis e deteriorati.