Siamo arrivati almeno a quota tre ICOs (Initial coin offering) lanciate da italiani, cioè la raccolta online di capitali per finanziare lo sviluppo di un nuovo progetto, in cambio di unità (token) di una speciale criptovaluta a un valore prestabilito. Lo scrive MF Milano Finanza sabato 10 marzo, ricordando che, oltre alla prima ICO già chiusa, quella di AidCoin (si veda altro articolo di BeBeez), ce n’è ora una nuova in corso e un’altra in fase di pre-sale.
L’ICO in corso (dal 1° marzo al 21 marzo) è quella di Friendz, startup nata nel 2015 da un’idea di Alessandro Cadoni e Cecilia Nostro e partecipata dal 2016 dalla società di media marketing Triboo quotata all’Aim Italia. La startup ha sviluppato un’app che permette agli utenti già fan di alcuni prodotti di promuoverli sui social per fidelizzare nuovi clienti, in cambio di piccoli guadagni. Così, se per esempio una ragazza compra un bellissimo abito da sera di una nota marca e posta su Instagram la sua foto mentre indossa quell’abito a cena, invece di fare pubblicità gratuita per il brand, può essere reclutata da quello stesso brand che le chiede il suo appoggio. A oggi l’app conta già più di 200 mila download e oltre 40 mila utenti attivi mensili con circa 2500 campagne di marketing già lanciate, che hanno consentito di superare il milione di fatturato.
I proventi dell’ICO saranno utilizzati da Friendz per sviluppare la piattaforma su base internazionale utilizzando la tecnologia blockchain e tutti gli attori del processo di marketing saranno pagati attraverso la Friendz Coin. Il token sarà quindi spendibile dal possessore presso negozi online e marketplace o usati per acquistare servizi digitali che in futuro nasceranno sulla blockchain di Friendz. L’offerta Friendz si propone di raggiungere un target minimo di 50 milioni di Friendz Coin, mentre di pone un target massimo di 750 milioni. L’offerta si concluderà il prossimo 21 marzo. I proventi dell’ICO saranno utilizzati da Friendz per sviluppare la piattaforma su base internazionale utilizzando la tecnologia blockchain e tutti gli attori del processo di marketing saranno pagati attraverso la Friendz coin. Il token sarà quindi spendibile dal possessore presso negozi online e marketplace o usati per acquistare servizi digitali che in futuro nasceranno sulla blockchain di Friendz. La nuova criptovaluta oggi vale 0,067 dollari, ma chi ha sottoscritto l’ICo nei primi giorni ha potuto sottoscriverlo a un prezzo ben più basso compreso tra 0,048 e 0,061 dollari. Il Friendz sarà liberamente negoziable sugli exchange virtuali che avranno deciso di quotarla. Al momento il primo exchange ad avere già appoggiato la piattaforma di digital marketing decentralizzato è The Rock Trading , l’exchange creato da italiani con sede a Malta.
E’ invece in fase di pre-sale anche l’ICO di RoBet, che aprirà l’offerta ufficialmente il 20 aprile per terminarla il 21 maggio, con un target di raccolta di 3,2 milioni di token denominati nella nuova criptovaluta RAC. RoBET è il primo exchange di criptovalute che offre anche scommesse sportive. La piattaforma consente agli utenti la possibilità di sperimentare un’originale esperienza di gioco, guadagnare nel mondo delle criptovalute migliorando allo stesso tempo la propria strategia di scommessa. I giocatori potranno scommettere utilizzando una criptovaluta e in caso di vincita richiedere il premio in un’altra valuta, in questo modo si effettua una doppia scommessa sia sull’esito dell’evento sportivo sia sul trend di rialzo delle criptovalute. RoBet è stata fondata da Edoardo Narduzzi (startupper seriale nel mondo digitale) e Alessandro Lentini (anche lui cofounder di varie startup).
Pochi giorni fa si era invece chiusa la prima ICO italiana, quella di AidCoin, la criptovaluta italiana della beneficenza, ideata dai fondatori della piattaforma benefica CharityStars e costruita sulla blockchain Ethereum, che ha raccolto ben 18,6 milioni di dollari. L’idea dei fondatori di CharityStars (piattaforma che propone all’asta oggetti e incontri con personaggi famosi per beneficenza, finanziata da 360 Capital Partners, Rancilio Cube e business angel, compresi quelli del network IAG) è quella di applicare i vantaggi delle criptovalute e soprattutto della tecnologia blockchain per fini che ben si adattano alle esigenze di chi fa donazione benefiche, ovvero trasparenza e tracciabilità. Per il momento a essere acquistabili con il borsellino elettronico in AidCoin saranno le proposte della piattaforma CharityStars. Quanto all’AidCoin, oggi è liberamente scambiabile sull’exchange BitFinex.
E se in Italia siamo soltanto ai primi esperimenti, nel mondo è ormai una vera e propria febbre: CoinSchedule calcola che nel 2017 siano stati raccolti oltre 3,8 miliardi di dollari in ICOs, dopo i soli 95 milioni del 2016, e che da inizio anno a oggi nel mondo siano stati raccolti 2,86 miliardi di dollari in ICOs, di cui 850 milioni di dollari nella fase di prevendita dell’offerta di Telegram. Sì perché anche il colosso dei social network fondato dal russo Pavel Durov ha lanciato in questi giorni la sua ICOs dedicandola però soltanto a chi se lo può permettere, visto che, almeno in questa prima fase privata, si dice che il ticket minimo di investimento sia di 500 mila dollari per family&friends e di 20 milioni per gli altri. L’obiettivo complessivo di raccolta? Si parla di un minimo di 2 miliardi di dollari, con la futura piattaforma Telegram Open Network che utilizzerà i token per i pagamenti interni degli utenti che avverranno con la nuova criptovaluta denominata Gram. Il potenziale lancio del wallet Telegram è previsto per il quarto trimestre di quest’anno, con il pacchetto completo di servizi che seguirà nel 2019.
Insomma, il punto è che ormai c’è l’imbarazzo della scelta per chi abbia il fegato di investire in criptovalute. Fegato, perché, “basta leggere i cosiddetti ‘white paper’ che accompagnano le offerte, l’equivalente dei documenti informativi, per farsi delle domande, visto che la lista dei ‘disclaimer’ è spesso lunga parecchie pagine e molte volte i documenti non consentono neppure di stabilire con certezza chi sia il soggetto emittente, né dove sia localizzato. Si va a fiducia”, ha spiegato Giorgio D’Amico, dottore commercialista esperto in criptovalute, in occasione del suo intervento al Caffè di BeBeez dello scorso 6 marzo, dedicato agli investimenti in Bitcoin e colleghe (scarica qui il video del Caffé).
E questo spiega perché siano innumerevoli i casi i cui, una volta terminate le ICOs, poi i promotori siano scomparsi nei meandri di internet senza lasciare traccia e gli investitori siano rimasti con un palmo di naso. Detto questo, ha spiegato in occasione del medesimo Caffé di BeBeez Fabio Pezzotti, fondatore, insieme a Domenico Laudonia, di Iconium, veicolo di investimento di diritto italiano nato proprio per investire in ICOs (si veda altro articolo di BeBeez), il mercato si autoregolerà. E’ evidente che una ICO come quella di Telegram nasce con premesse diverse, perché il promotore del progetto è un colosso mondiale dei social network che certo non può perdere la faccia scomparendo nell’etere. Così come danno una certa tranquillità ICOs promosse da società che hanno nella loro compagine sociale società quotate o fondi di venture capital”.
Iconium, già finanziata dai fondatori, ha deliberato un aumento di capitale 5 milioni di euro presso investitori professionali, high networth individual e family office da investire nel lancio e nella partecipazione a progetti blockchain e ICO in tutto il mondo (si veda qui il comunicato stampa). Nella struttura dell’iniziativa i due fondatori sono supportati sul piano legale e fiscale dagli studi Orrick e Tremonti. La società ha già avviato partnership internazionali con rilevanti player verticali attivi nel mercato blockchain per costruire un deal flow proprietario qualificato. Queste partnership consentiranno a Iconium di partecipare agli ICO più interessanti e, soprattutto, alle migliori condizioni, cioè in fase pre-sale rispetto alla partenza ufficiale delle ICO. Il taglio medio di investimento sarà tra i 2 e i 400 mila euro per ICO, per un piano di investimento in 15-18 iniziative.
A guidare la classifica degli investitori attivi in questo settore nel mondo ci sono player del calibro di Sequoia Capital Andreessen Horowitz, Union Square Ventures, Mangrove Capital, Boost VC così come nuove realtà come Pantera, Hard Yaka, Blockchain Capital. A livello globale, oltre agli Stati Uniti, particolarmente attivi si sono dimostrati in questi 18 mesi i paesi balcanici (Lituania, Lettonia, Estonia), Svizzera e Giappone, facilitati anche da una legislazione che ne ha permesso lo sviluppo.
Nel mondo si alternano interventi che vanno da chiusure preventive drastiche in attesa dell’emanazione di norme, come in Cina, a prese di posizioni ufficiali degli organi di vigilanza, come quello della SEC negli Usa, che è entrata nel merito delle emissioni di token, quando possono essere assimilati a dei veri e propri titoli. Mentre in Svizzera, la Swiss Financial Market Supervisory Authority ha rilasciato delle linee guida per la regolamentazione delle ICO, sollecitata dal numero sempre crescente di ICO con sede in Svizzera, nonché dalla quasi totale mancanza di chiarezza per quanto riguarda la regolamentazione di tali attività. FINMA suddividerà i token dei progetti in tre categorie: mezzi di pagamento, crediti e strumenti finanziari.
In Italia non ci sono ancora stati pronunciamenti organici, ma, un’interpretazione fiscale è comunque possibile. D’Amico, in occasione del Caffè di BeBeez, ha sottolineato che “la denominazione di criptovaluta non è sicuramente sufficiente per identificare il trattamento fiscale applicabile a ciascuna di esse. E’ invece indispensabile analizzarne la natura giuridica, e stabilire se rappresentino mezzi di pagamento piuttosto che non crediti di qualche genere (finanziari o in natura, ovvero anticipi per prestazioni di servizi), oppure addirittura compartecipazioni al capitale di qualche entità giuridica, o quote di fondi d’investimento” (per un approfondimento fiscale si veda anche questo articolo di BeBeez).