Il marchio Valtur è stato comprato per 3 milioni di euro da Nicolaus, gruppo pugliese di proprietà dei fratelli Giuseppe e Roberto Pagliara che con la loro offerta hanno battuto quelle di Bluserena e Alpitour (scarica qui il comunicato stampa). La base d’asta prevista dal bando del Tribunale di Milano era di 1,5 milioni. Il closing della gara dovrebbe avvenire nell’arco di una ventina di giorni.
Il gruppo Nicolaus, fondato a Ostuni nel 2003, attualmente gestisce 24 Nicolaus Club in Italia e 6 Nicolaus Club International all’estero, ha registrato nel 2017 ricavi per 80 milioni e un margine di ebitda del 5,5%, ma il piano industriale del gruppo si pone alla fine dei prossimi 3 anni un obiettivo a 150 milioni di euro di fatturato con un margine di ebitda del 7-8%. Nei giorni scorsi Nicolaus è entrato nel programma Elite di Borsa Italiana.
Intanto scadranno il prossimo
13 luglio i termini per la presentazione di una
proposta definitiva di concordato preventivo (con il piano e la documentazione completa di cui ai commi secondo e terzo dell’art. 161 Legge Fallimentare) o di una domanda di omologazione di
accordi di ristrutturazione dei debiti ex art. 182-bis LF, dopo che il Tribunale aveva ammesso Valtur al
concordato in bianco lo scorso marzo (si veda
altro articolo di BeBeez). In realtà, però, la strada da prendere è già stata definita e infatti lo stesso bando di gara per il marchio spiegava che “la miglior offerta ricevuta conformemente alle indicazioni di cui al presente avviso e che risulterà aggiudicataria del procedimento competitivo sarà inclusa nel piano di concordato di cui all’art. 161, secondo comma, lett. e), L.F., in corso di predisposizione a cura della società, per il cui deposito il Tribunale di Milano ha concesso termine sino al 13 luglio 2018”.
Come noto, Valtur, controllato da Investindustrial, ha accumulato debiti per circa 70 milioni (quasi tutti verso fornitori e quasi nulla verso le banche) a fronte di circa 85 milioni di ricavi per l’esercizio che si è chiuso a fine ottobre 2017 e di una perdita netta di 80 milioni, così come era già accaduto nel 2016.