Dal 21 settembre 2018 al 24 febbraio 2019 il Museo del Novecento di Milano e il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, inaugurano nell’autunno del 2018 un importante progetto espositivo dedicato a Margherita Sarfatti, scrittrice, giornalista, critica d’arte e promotrice della cultura italiana. La scelta della sede espositiva è altamente simbolica è stata una delle maggiori figure di spicco della storia del XX secolo. A Milano e Rovereto le due grandi mostre, autonome e complementari, sono accompagnate dalla produzione di un ricco catalogo edito da Electa.
La mostra nella sede milanese del Museo del Novecento, promossa e prodotta con il Comune di Milano, Assessorato alla Cultura e con Electa, è a cura di Anna Maria Montaldo e Danka Giacon, con la collaborazione di Antonello Negri ed è allestita con la regia dello Studio Mario Bellini Architects.
Il percorso espositivo ha un carattere immersivo accompagnato dal fondale turchese, colore dell’accoglienza e da una tonalità di nero stemperata: il visitatore viene invitato a seguire un racconto che parte dalle vicende private e pubbliche di Margherita, attraverso 90 opere circa dei protagonisti del movimento artistico Novecento Italiano, di cui la Sarfatti è l’anima critica. Dipinti e sculture di 40 artisti tra cui Boccioni, Borra, Bucci, de Chirico, Dudreville, Funi, Malerba, Sironi e Wildt, una selezione di alto profilo, vengono contestualizzati da filmati e fotografie, lettere, inviti ai vernissage, libri d’epoca, e anche abiti, vetri e arredi, con un approfondimento da più prospettive sulla Milano degli anni Dieci e Venti nel XX secolo. Accanto ai dipinti e a qualche scultura come una testa dello scultore pistoiese Marino Marini che al comune di Milano ha donato una sua collezione di ritratti di personaggi intellettuali, soprattutto artisti, anche alcuni abiti della Sarfatti e mobili che contestualizzano con un tono caldo l’esposizione.
La mostra prodotta dal Mart di Rovereto è un progetto di Daniela Ferrari con il supporto di Ilaria Cimonetti e dei ricercatori dell’Archivio del ’900 del Mart, nel quale è conservato il prezioso Fondo Sarfatti.
L’esposizione illustra l’ambizioso programma di espansione culturale di Margherita Sarfatti, con parti colare attenzione alle mostre organizzate in Europa e nelle Americhe per promuovere lo stile italiano e l’idea di “moderna classicità”. Dagli esordi giovanili alla fondazione di Novecento Italiano, il percorso al Mart documenta l’attività artistica, politica e intellettuale di Sarfatti. Alla prima mostra dedicata al Novecento due furono i musei che acquistarono le opere, la Galleria d’arte moderna di Roma e quella di Milano, per cui la scelta del luogo è quanto mai indovinata. Numerose opere provenienti da grandi musei internazionali e da importanti collezioni private dialogano con documenti e materiali d’archivio: circa 100 capolavori di 30 grandi maestri come Boccioni, Bucci, Casorati, Carrà, de Chirico, Dudreville, Funi, Marussig, Malerba, Morandi, Oppi, Medardo Rosso, Sironi, Severini, Wildt.
Margherita Sarfatti nasce e si forma a Venezia come Margherita Grassini nel 1880 (morirà nel 1961), figlia dell’alta borghesia – i genitori avevano un palco privato al Teatro La Fenice – e poi sposerà con rito civile l’avvocato Cesare Sarfatti, militante socialista, malgrado il parere contrario della famiglia.
Donna di lettere, giornalista e critica, è nota anche per la sua relazione con il Duce, del quale scrisse una delle prime biografie agiografiche, intitolata Dux, pur dovendo riparare in Argentina nel ’38, a seguito delle leggi razziali antisemite. La mostra consente di seguire un’evoluzione tutt’altro che lineare del suoi impegno e anche dei suoi travagli interiori soprattutto dopo la morte del figlio Roberto, diciottenne, ucciso al fronte dove era partito come volontario, che la segnerà profondamente. Trasferitasi a Milano nella casa di Corso Venezia, tutti i mercoledì, con il marito animerà un circolo di intellettuali. Interessante la sua parabola privata di impegno sociale, da socialista vicino ad Anna Kuliscioff, conobbe nello stesso ambiente Benito Mussolini allora animatore dell’”Avanti!”.
Per chi visita la mostra vale la raccomandazione di approfittare di vedere o rivedere il Museo del Novecento, un simbolo della Milano nel passaggio dalla modernità delle avanguardia al linguaggio contemporaneo che la sua architettura riflette anche nella disposizione degli spazi. Il percorso luminoso si snoda con una grande morbidezza e funzionalità accompagnando lo spettatore in un dialogo ideale con la piazza del Duomo e gli edifici circostanti. L’edificio con grandi vetrate lascia intravedere e accoglie la storia della città e dell’arte del Novecento da Boccioni all’informale, con una bella sala, già menzionata dedicata a Marino Marini e, all’ultimo piano, la mostra “Agostino Ferrari. Segni del Tempo a Milano”, in occasione dei suoi ottant’anni con un allestimento molto caldo. Nato a Milano il 9 novembre 1938, si definisce pittore del segno che dal 1962 comincia ad utilizzare per raccontare le proprie emozioni ed esprimersi. Espone per la prima volta nel 1961 alla galleria Pater, presentato da Giorgio Kaisserlian e l’anno successivo, dopo l’incontra con Lucio Fontana e una serie di artisti, fonderà il gruppo del Cenobio. La visita alla mostra della Sarfatti è un’ottima occasione per un’immersione nella Milano culturale ed artistica del Novecento che parte in sordina in un periodo sonnolento per affacciarsi, prima in Italia, all’avanguardia con il Manifesto del primo Futurismo nel 1909 firmato da Tommaso Marinetti su Le Figaro e dare una sferzata al Paese.
A cura di Giada LUNI.
Museo del Novecento
Margherita Sarfatti
21 settembre 2018 – 24 febbraio 2019
Piazza Duomo, 8 Milano
c.museo900@comune.milano.it