SGA (Società Gestione Attività), la società del Ministero del’Economia e delle Finanze, che gestisce circa 20 miliardi di crediti deteriorati ex Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, di cui circa 7 miliardi rappresentati da unlikely-to-pay e past due, ha approvato ieri le linee guida del piano strategico quinquennale 2019-2023 (si veda qui il comunicato stampa), che poggiano su tre pilastri:
- gestione diversificata tra sofferenze, crediti unlikely to pay e past due cosiddetti “gone concern” (da gestire con logica di recupero) e crediti cosiddetti “going concern” (da gestire in modo proattivo in quanto potenzialmente normalizzabili) con il coinvolgimento sia di professionisti interni sia di partner esterni specializzati, nell’ottica di ottimizzare il valore di recupero nel tempo (si veda altro articolo di BeBeez su FVS e altro articolo di BeBeez su Pasta Zara);
- approccio proattivo nella gestione delle posizioni going concern con la possibilità di concessione di nuova finanza per ripristinare o salvaguardare la continuità aziendale (e infatti non a caso nei mesi scorsi la SGA ha fatto provvista di capitali, varando un programma di emissioni di bond da un miliardo di euro, si veda altro articolo di BeBeez);
- professionalità specializzate e infrastruttura tecnologica innovativa che privilegi elevati livelli di organizzazione, efficacia, flessibilità e scalabilità del modello di business.
Più nel dettaglio, sul fronte dei crediti going concern attualmente in portafoglio per 7 miliardi di euro, SGA sottolinea che questi richiedono una gestione proattiva e focalizzata sul debitore, in ottica di ripristino o salvaguardia della continuità aziendale e di normalizzazione della posizione finanziaria dei clienti, aziende o privati. Con l’obiettivo di massimizzare il valore dell’attività di recupero, SGA valuta l’opportunità di concedere nuova finanza per favorire la continuità aziendale alle imprese e creare le premesse per un rilancio industriale anche in una fase di ristrutturazione.
Quanto ai circa 12 miliardi di posizioni gone concern, invece, questi richiedono un approccio gestionale altamente proceduralizzato e con una forte industrializzazione dei processi operativi, volto a massimizzare il valore delle garanzie sottostanti – ove presenti – e a ottimizzare l’equilibrio tra azioni di recupero giudiziali e stragiudiziali. In tale ambito SGA si avvale di una pluralità di collaborazioni con i principali operatori di settore al fine di far leva sulle economie di scala per una gestione industrializzata dei portafogli small di NPE con l’obiettivo di massimizzare la performance di recupero, in base alle diverse tipologie di credito, e ottimizzare i costi.
Ma SGA, presieduta da Alessandro Rivera, Direttore Generale del Tesoro, e guidata dal ceo Marina Natale, non intende fermarsi alla gestione del suo portafoglio. Nel comunicato diffuso ieri, infatti, si dice chiaramente che “SGA intende cogliere nuove opportunità sul mercato per il raggiungimento di una adeguata massa critica, facendo leva sulla scalabilità del proprio modello di business. L’obiettivo è massimizzare le economie di scala e gestire in modo efficace e sostenibile l’attività di recupero, ottenendo nuovi mandati di gestione, in particolare nel segmento going concern”.
L’evoluzione dell’operatività di SGA, continua la nota, “nel prossimo quinquennio si basa pertanto su un modello di business strutturato in grado di garantire disciplina dei costi con un ebitda margin che punta al 35% e un elevato livello di patrimonializzazione con un CET1 pari al 15%, che costituisce un fattore abilitante per il perseguimento di nuove strategie di crescita e di ampliamento dimensionale del volume di business a supporto delle piccole-medie imprese”.