I viaggi di gruppo con gli amici rimangono nel cuore, ma c’è
sempre una cosa che terrorizza tutti: il momento del pagamento. Chi anticipa i
soldi? Chi li raccoglie? Chi mette la carta di credito/debito? Per risolvere
questi dilemmi è nata Splitty Pay, la startup che, appunto, “splitta” i
pagamenti digitali permettendo così agli utenti di versare esclusivamente la
propria quota.
“L’intuizione è nata da un’esigenza personale – racconta il
co-fondatore e ad Alberto Porzio – Io e Matteo Anthony Destantini,
l’altro founder, facciamo spesso vacanze di gruppo, ci piace andare in giro per
il mondo. E ogni volta che bisogna pagare si litiga per decidere chi deve
anticipare i soldi. Anche durante l’ultimo viaggio per andare in America è
saltata ancora fuori questa discussione. Inoltre, abbiamo notato che è
un’esigenza di molte persone. “Bisogna trovare
una soluzione”, ci siamo detti. E così è nata Splitty Pay”.
I due fondatori, prima di lanciarsi in questa nuova impresa,
hanno accumulato esperienza in un’altra realtà: ZZZleepandGo, che gestisce delle
“capsule-letto” in alcuni aeroporti. “L’idea ci è venuta proprio
mentre eravamo nella governance di questa startup, grazie alla quale abbiamo
iniziato a interfacciarci con il mondo dei pagamenti. Successivamente abbiamo
venduto le nostre quote e abbiamo fondato Splitty Pay”, spiega l’amministratore
delegato.
Dal punto di vista delle piattaforme di pagamento, la
startup permette di incrementare le conversioni del carrello. Mentre, dal lato
consumatori, consente di risolvere diverse problematiche: non solo le
discussioni tra amici, ma anche, per esempio, i limiti di plafond delle carte
per importi elevati.
Splitty
Pay, inoltre, dà la possibilità di inviare richieste di pagamento nel caso in
cui uno o più partecipanti non fossero presenti al momento dell‘acquisto,
attraverso un link inviato per posta elettronica.
Per
svilupparsi ulteriormente, la startup ha lanciato una
campagna di equity crowdfunding con l’hub 200crowd. “La priorità è
quella di espandersi a livello commerciale e intercettare nuove piattaforme di
pagamento. Un’altra parte dei fondi, inoltre, servirà per dare nuove risorse al
team che si occupa della sicurezza, attualmente composto da tre persone”,
spiega Porzio.
La startup potrebbe così
cavalcare un settore in forte crescita sia in Italia che all’estero. Il
volume delle transazioni per acquisti online nel 2017, considerando solo il mercato interno, sfiora
i 22
miliardi di euro, e si stima una crescita
media annuale del 14% per i prossimi 5 anni
(WorldPay, Global Payments Report 2017).
“Siamo pienamente operativi da questo mese con la prima
azienda cliente e con un’altra abbiamo appena stretto un accordo. Entro la fine
del 2019 puntiamo ad avere almeno 100 piattaforme attive”, sottolinea l’amministratore
delegato.
Il modello di business di Splitty Pay è semplice: si applica
una fee del 2% dell’importo transato a carico della piattaforma. Per gli
utenti, inizialmente, il servizio è gratuito. Ma la startup punta a tagliare i
costi aggiuntivi nei prossimi anni, una volta ottenuta la licenza di istituto
di pagamento.
Porzio è sicuro del successo: “Esistono alcuni metodi di
raccolta per le collette online, ma non sono di semplice utilizzo e sono tutti
a posteriori. Per splittare il pagamento nel momento in cui arriva il conto,
praticamente, c’è solo Splitty Pay. Ed è facilmente fruibile, non servono né
app né registrazioni”.