Cassa Depositi e Prestiti potrebbe davvero essere il coinvestitore di lungo periodo di cui parlava Salini Impregilo nel comunicato diffuso nei giorni scorsi a proposito della sua proposta di ricapitalizzazione di Astaldi. Sulla base di quella proposta il gruppo di costruzioni quotato a Piazza Affari ha depositato giovedì 14 febbraio la domanda di ammissione alla procedura di concordato preventivo al Tribunale di Roma (si veda altro articolo di BeBeez).
CDP ha infatti inviato una comfort letter al Consiglio di amministrazione di Salini Impregilo a sostegno della sua offerta per Astaldi. Lo ha scritto Il Messaggero, precisando che la lettera di CDP è simile a quelle delle banche ed esplicita “l’interesse a esaminare un approfondimento del piano”.
Salini Impregilo è peraltro l’unico candidato papabile per la ricapitalizzazione dopo il ritiro dei giapponesi di IHI (si veda altro articolo di BeBeez). Come noto, la proposta di Salini Impregilo prevede: un piano economico-finanziario per il ritorno in bonis di Astaldi con la continuità delle attività; un aumento di capitale per cassa per 225 milioni di euro; la soddisfazione parziale dei creditori chirografari; la creazione di un patrimonio segregato in una bad company che comprende gli asset non-core che saranno destinati a rimborsare in parte i creditori chirografari. L’operazione salverebbe il 28-33% dei crediti di cassa e preserverebbe il 100% dei crediti di firma. Alla fine dell’operazione Salini Impregilo si troverà quindi proprietario del 65% del capitale post-aumento di una Astaldi sostanzialmente esdebitata (si veda altro articolo di BeBeez).
Il piano di Salini Impregilo dovrebbe concretizzarsi nel 2020. Si tratta di “un’operazione di sistema volta anche a consolidare il settore delle grandi opere e delle costruzioni in modo da garantirne stabilità e sviluppo, continuità dei lavori di opere anche strategiche, rafforzamento delle capacità progettuali e industriali tali da proiettare la società così rafforzata in un futuro da protagonista in Italia e all’estero”, scrive la società nella sua nota. Inoltre, il supporto di Salini Impregilo ad Astaldi permette di creare uno dei maggiori operatori globali con un portafoglio commesse EPC combinato di circa 33 miliardi di euro e oltre 45mila dipendenti.
Come già sottolineato da BeBeez (si veda altro articolo di BeBeez), a proposito di operazione di sistema, in molti ritengono che l’acquisizione di Astaldi possa essere il primo passo di una serie di salvataggi che vedranno Salini-Impregilo nel ruolo di cavaliere bianco e consolidatore del settore, a partire da Condotte e Trevi, sempre con il supporto di Cassa Depositi e Prestiti. In tal senso, l’amministratore delegato di Cdp Fabrizio Palermo aveva dichiarato al Sole 24 Ore lo scorso 14 febbraio: “Per il settore è un momento non facile e Astaldi è soltanto uno dei problemi. Noi, per esempio, siamo presenti in Trevi, altra impresa che deve fare i conti con una congiuntura difficile da gestire perché l’intero settore è in difficoltà. Per questo interventi isolati potrebbero non essere efficaci. Il nostro eventuale coinvolgimento può avere significato solo nell’ambito di una operazione di sistema, insieme a banche e partner industriali”.
E sempre al Sole 24 Ore, Massimo Ferrari, general manager di Salini Impregilo, ha dichiarato il 15 febbraio che la Cdp potrebbe essere della partita “a patto evidentemente che vengano rispettate le sue aspettative”. Ferrari ha spiegato che “fondamentalmente loro vogliono che sia un’operazione più ampia e anche noi siamo favorevoli a un consolidamento del mercato, aperto, peraltro, ad altri soci e ad altri soggetti. Tutto ovviamente è subordinato al buon esito di una due diligence. Lo scenario, a mio parere, è l’aspetto più rilevante. Al di là delle diverse sfumature emerge una generale consapevolezza sulla necessità che bisogna intervenire sul settore delle costruzioni e delle infrastrutture. Il comparto sta attraversando una fase di crisi che potrebbe generare un effetto domino micidiale, sottovalutato da molti. Il contesto impone che si pensi a una soluzione più ampia. Anche solo per tenere conto del delicato tema dei livelli occupazionali, che coinvolgono un indotto enorme”.
Intanto, è stato interamente sottoscritto e versato l’aumento di capitale da 38 milioni di euro lanciato da M4 spa, dopo che lo scorso 5 febbraio Comune di Milano, concessionaria e soci privati hanno firmato l’atto integrativo. All’aumento hanno aderito tutti i soci della concessionaria per la realizzazione della nuova linea della metropolitana di Milano (Comune di Milano, Salini Impregilo, Astaldi, Hitachi Rail Italy, Ansaldo Sts, Sirti, Atm, AnsaldoBreda). Astaldi a questo fine ha ottenuto specifica autorizzazione dal Tribunale di Roma.