Nel primo semestre dell’anno sono state formalmente chiuse in Italia 420 operazioni di m&a (+30% dalle 333 dei primi sei mesi del 2018) per un controvalore complessivo però di soli circa 19 miliardi di euro, in forte rallentamento (-41%) dai 31,5 miliardi di controvalore del primo semestre dello scorso anno, che era stato un anno record per l’m&a con 94 miliardi di euro di deal (si veda altro articolo di BeBeez).
Lo calcola Kpmg (si veda qui il comunicato stampa), che sottolinea che in questo momento storico, contraddistinto da un quadro macro-economico incerto, elevata instabilità politica e con il ruolo dell’Italia all’interno dell’Unione Europea costantemente sotto pressione, sono le grandi operazioni a venir meno.
Nei primi sei mesi del 2019, infatti, le operazioni con controvalore superiore al miliardo sono state solo quattro, contro le dieci dei primi sei mesi 2018, riportando il mercato a quanto registrato mediamente in una serie storica più lunga e identificando quindi il 2018 come anno particolarmente positivo.
Per Max Fiani, Partner Kpmg Corporate Finance, “il trend che si viene delineando per l’anno 2019, risulta in linea con quanto evidenziato a partire dalla seconda metà dello scorso anno. Non si tratta comunque, di una tematica esclusivamente italiana: il primo semestre del 2019 ha mostrato un rallentamento evidente a livello globale in termini di controvalori complessivi pur in presenza di un numero di operazioni crescente. Pesano le dinamiche geopolitiche, in particolare, ma non solo fra Usa e Cina, che impattano in particolar modo sulle operazioni di m&a cross border, tipicamente di dimensioni unitarie più rilevanti. Anche le operazioni cross-border fra grandi aziende europee trovano diverse difficoltà nella loro esecuzione per motivazioni che possono spesso esulare da aspetti prettamente finanziari. Le proiezioni per la fine dell’anno difficilmente potranno non riflettere tali dinamiche e difficoltà”. In sostanza, ha aggiunto Fiani, “oggi ci sembra complesso poter pensare di raggiungere un controvalore prossimo ai 94 miliardi del 2018, senza il ritorno dei mega deal. Nonostante questo registriamo il dinamismo e l’apertura verso l’opzione crescita per linee esterne da parte di molte aziende mid market”.
Il trend di rallentamento in termini di controvalore delle operazioni, infatti, continua. Le operazioni annunciate ma non ancora formalmente finalizzate ammontano infatti a soli 9 miliardi di euro, contro una pipeline di inizio luglio 2018 che ammontava a ben 48 miliardi, distorta però dai dati di due big deal, cioé quelli di Essilor-Luxottica e Atlantia-Abertis (per complessivi 40,5 miliardi).
Tra le operazioni in attesa di conclusione oggi si può segnalare l’accordo sottoscritto da Bracco Imaging per l’acquisizione di Blue Earth Diagnostics dal fondo Syncona, quotato alla Borsa di Londra, per un controvalore di 450 milioni di dollari; l’acquisizione annunciata da parte del Gruppo Eni del 20% di ADNOC Refining, società di raffinazione petrolifera di Abu Dhabi per quasi 3 miliardi di euro e quella del business snack, biscotti, gelati e crostate della multinazionale Kellogg’s da parte del Gruppo Ferrero. Con questa operazione, del valore di circa 1,3 miliardi di dollari, la società di Alba diventerà proprietaria dei marchi Keebler, Famous Amos, Mother’s, Murray, Brownie Bakers e Stretch Island. In attesa di finalizzazione anche l’operazione Conad – Auchan che rappresenterà un cambiamento significativo nell’assetto della GDO italiana, di cui si ipotizza il perfezionamento del closing entro la fine di luglio.
E’ comunque molto dinamico il mercato m&a Italia su Italia. Sono state infatti ben 209 le operazioni finalizzate tra controparti nazionali, per un controvalore complessivo intorno ai 3 miliardi di euro (lo scorso anno erano state 160, ma per 12 miliardi di controvalore). Positivo l’andamento del comparto finanziario, che con 17 transazioni ha raggiunto valori per circa 1,1 miliardi.
L’operazione di maggior rilievo è stata la cessione da parte di Unicredit, del 17% di FinecoBank a investitori istituzionali tramite un’operazione di accelerated book building. Il settore consumer market ha visto 72 operazioni tra player domestici. Molto attivo il Gruppo Garofalo, leader in Italia nel settore della sanità privata accreditata, che, a seguito di una ipo sull’Aim, ha concluso tre acquisizioni finalizzate ad aumentare il presidio nelle sei Regioni del Nord e del Centro Italia dove opera e alle acquisizioni del comparto retail concluse da Bricofer, Longino & Cardenal e Spontini.
Ammontano a 10 miliardi di euro gli investimenti esteri in società italiane, per circa 125 transazioni, dato in linea con quello degli anni precedenti, spesso guidati da riorganizzazioni di importanti gruppi italiani. Il Gruppo Generali, ha portato a termine le dismissioni annunciate nel 2018. Ha ceduto infatti Generali Leben alla tedesca Viridium Group, Generali Belgium al Gruppo Athora Holding e Generali Worldwide Insurance a Utmost Wealth Solutions. Il gruppo Autogrill ha ceduto la HmsHost Motorways, società che detiene le attività canadesi, 23 Travel Centres in Ontario (Canada) con il marchio ONroute a un consorzio guidato da Arjun Infrastructure Partners e da Fengate Capital Management.
Diverse le aziende italiane che hanno implementato o proseguito in una strategia di crescita per acquisizioni all’estero: 86 operazioni per 6 miliardi di euro di controvalore (erano 67 per 9 miliardi lo scorso anno). Protagonisti in questa categoria, fra gli altri, sono stati: Mediaset, che ha acquisito il 9,6% di ProSieben Sat1 Media, secondo gruppo radio televisivo europeo, con sede in Baviera e presente in vari Stati con leadership in Germania, Austria, Svizzera; il gruppo Gavio, che ha ulteriormente consolidato la sua presenza in Sudamerica acquisendo il concessionario autostradale di Minas Gerais; Ariston Thermo che ha acquisito il player messicano Calentadores de America, che progetta, produce, commercializza e distribuisce scaldacqua a gas, elettrici e solari con i marchi Calorex, Cinsa e Optimus.
Numerose le quotazioni sui mercati regolamentati, dove hanno prevalso le quotazioni sull’Aim Italia che spesso risultano propedeutiche al passaggio all’MTA e all’utilizzo della leva m&a per accelerare la crescita. Sono 12 le matricole nel primo semestre 2019, 10 ammesse sul mercato Aim e 2 al listino MTA. La raccolta complessiva è di 2,4 miliardi, di cui 2,31 miliardi raccolti il 12 aprile 2019 dalla quotazione di Nexi. Sempre molto attivi i fondi di private equity, in particolare sul mid-market, che possono contare su ampie risorse finanziare a loro disposizione e condizioni di finanziamento ancora favorevoli, seppure in un contesto dove spesso le attese dei venditori risultano elevate in termini di prezzi.