Ha avuto il via libera nella serata di ieri in Commissione Finanze della Camera l’emendamento al decreto fiscale che modifica la disciplina dei Pir (Piani Individuali di Risparmio). Il voto era molto atteso perché la modifica in questione prevede la sostituzione dei due vincoli del 3,5% del patrimonio dei Pir da investire rispettivamente su Aim Italia e in fondi di venture capital con un unico vincolo del 5% del 70% del patrimonio da destinare a società di medio-piccola capitalizzazione diverse da quelle inserite nell’indice Ftse Mib e Fitse Mid della Borsa italiana o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati.
A fine ottobre aveva iniziato l’iter in Commissione Finanze un ddl a firma di Sestino Giacomoni, vice presidente della Commissione Finanze in quota Forza Italia, sempre con l’obiettivo di modificare la normativa sui Pir (si veda altro articolo di BeBeez). Oggi Giacomoni è il primo firmatario dell’emendamento riformulato da Governo e maggioranza.
Nel dettaglio, l’emendamento all’art. 13 del decreto prevede che “in ciascun anno solare di durata del piano, per almeno i due terzi dell’anno stesso, le somme o i valori destinati nel piano di risparmio a lungo termine devono essere investiti per almeno il 70 per cento del valore complessivo, direttamente o indirettamente, in strumenti finanziari, anche non negoziati nei mercati regolamentati o nei sistemi multilaterali di negoziazione, emessi o stipulati con imprese residenti nel territorio dello Stato (…) o in Stati membri dell’Unione europea o in Stati aderenti all’Accordo sullo Spazio economico europeo con stabili organizzazioni nel territorio dello Stato; la predetta quota del 70 per cento deve essere investita per almeno il 25 per cento del valore complessivo in strumenti finanziari di imprese diverse da quelle inserite nell’indice FTSE MIB della Borsa italiana o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati, e per almeno un ulteriore 5 per cento del valore complessivo in strumenti finanziari di imprese diverse da quelle inserite nell’indice FTSE MIB e FTSE MID della Borsa italiana o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati”. Sparisce quindi ogni riferimento al venture capital, mentre chi ne beneficia è il mercato Aim.
L’ultima modifica alla normativa era stata apportata la scorsa primavera (si veda altro articolo di BeBeez) dal Decreto sui Pir (Decreto 30 aprile 2019. Disciplina attuativa dei piani di risparmio a lungo termine), che è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 maggio e che si applica ai Pir costituiti dal primo gennaio 2019.aveva invece previsto che il 3,5% dell’ammontare complessivo del patrimonio dei Pir dovesse essere investita in quote o azioni di fondi per il venture capital o di fondi di fondi per il venture capital.
Più precisamente, era stato stabilito che il 70% del valore complessivo del Pir fosse investito: per almeno il 5% in strumenti finanziari quotati sui sistemi multilaterali di negoziazione (es. Aim Italia per le azioni e ExtraMot Pro per le obbligazioni), emessi da pmi ammissibili; e per almeno il 5% in quote o azioni di fondi/fondi di fondi per il venture capital, residenti in Italia o in Stati membri Ue o aderenti all’Accordo sullo Spazio economico europeo, pari quindi al 3,5% del patrimonio del Pir come previsto già dalla Legge di Bilancio 2019 (si veda altro articolo di BeBeez).
Giacomoni ha commentato su Linkedin: “Grazie al lavoro serio e costruttivo portato avanti da Forza Italia in Commissione Finanze è stato approvato un emendamento che dal 1 gennaio 2020 farà ripartire i Pir, dandogli nuovo slancio. La mia proposta di legge sui Pir è stata infatti trasformata in emendamenti a mia firma al decreto fiscale che, dopo un serio confronto in commissione, sono stati rielaborati dalla maggioranza e raccolti in un unico emendamento sottoscritto e approvato da tutti (…) Con i Pir 4.0 vengono rimossi i vincoli che li avevano bloccati lo scorso anno e i risparmi vengono anche indirizzati in modo più mirato verso le piccole imprese”. E ha aggiunto: “Le mie previsioni, supportate dalle esperienze degli altri Paesi, sono che in 10 anni potranno essere raccolti dai Pir e indirizzati nell’economia reale e in particolare al finanziamento delle pmi oltre 150 miliardi di euro di risparmi privati”.