Sarà lanciato entro la prossima settimana l’aumento di capitale da 200 milioni di euro di Perla Fashion Holding nv, annunciato lo scorso ottobre dal gruppo di lingerie quotato a Euronext Growth (si veda altro articolo di BeBeez).
Lo ha comunicato nei giorni scorsi La Perla con una nota, in cui precisa che l’aumento riguarderà un totale di 44,5 milioni di azioni, che saranno collocate a investitori istituzionali al prezzo di 4,50 euro ciascuna (si veda qui il comunicato stampa). I capitali raccolti saranno utilizzati da La Perla per rimborsare parte del debito e rafforzare quindi la sstruttura patrimoniale, ma anche per finanziare future acquisizioni.
La Perla fa capo all’olandese Tennor Holding (ex Sapinda) del finanziere Lars Windhorst. La griffe è sbarcata a Euronext lo scorso 6 settembre 2019 con un direct listing, ossia una quotazione senza che siano state vendute azioni nè in aumento di capitale nè in mano ai soci attuali (si veda altro articolo di BeBeez ). Lo scopo della quotazione era quello di aumentare la visibilità dell’azienda e migliorare l’accesso al capitale al fine di rilanciarla.
Il prezzo delle azioni era stato fissato a 4,50 euro per una capitalizzazione di 473 milioni, dopo che nel maggio 2019 la società aveva raccolto 23 milioni in un aumento di capitale in private placement presso cinque nuovi investitori, tra i quali Heritage Travel & Tourism, ma soprattutto H2O Asset Management, l’asset manager del gruppo Natixis i cui fondi lo scorso giugno 2019 erano stati oggetto di un fuggi fuggi generale da parte degli investitori, proprio perché era stata rivelata un’ampia esposizione a società collegate a Windhorst soprattutto tramite investimenti in bond illiquidi, tra i quali anche quello di La Perla. Che ora potrebbe essere rimborsato proprio grazie all’annunciato aumento di capitale.
Windhorst, tramite La Perla Fashion Finance, controllata al 100% da Tennor, aveva raccolto a fine febbraio 2018 un bond 500 milioni di euro a scadenza marzo 2023 e cedola 7,25%, per l’acquisizione di La Perla, con H2O esposta all’emissione per oltre 300 milioni.
La Perla ha chiuso il bilancio 2018 con 106,2 milioni di euro di ricavi, una perdita operativa di 91,3 milioni di euro e un debito finanziario lordo di 103,1 milioni. Nei sei mesi 2019, invece, ha registrato ricavi per 40,3 milioni, una perdita operativa di 42,2 milioni e un debito finanziario lordo di 116,5 milioni.
La Perla, fondata a Bologna nel 1954 da Ada Masotti come laboratorio artigianale, versa da anni in uno stato di crisi. L’azienda è stata guidata e controllata dal figlio della fondatrice, Alberto Masotti, sino all’ottobre del 2008, quando fu venduta a JH Partners, un private equity con sede a San Francisco e focalizzato sugli investimenti in aziende di servizi e marchi di lusso. Il gruppo però era entrato in crisi ed era finito in asta giudiziaria nel giugno 2013, al termine della quale era stato rilevato da Sms Finance, la holding del fondatore di Fastweb, Silvio Scaglia. Quest’ultimo aveva rilanciato l’azienda, investendo nel complesso ben 350 milioni di euro. Tuttavia il gruppo non era riuscito ancora a raggiungere il breakeven e, a fronte di circa 150 milioni di euro di ricavi, a fine 2017 perdeva ancora 80-100 milioni. Nel febbraio 2018, dopo una trattativa esclusiva e inconcludente con la conglomerata cinese Fosun, era stata annunciata a sorpresa l’acquisizione da parte di Sapinda Holding.