A causa della crisi economica innescata dal coronavirus, il 22,5% delle aziende italiane potrebbe subìre nel 2020 perdite tali da rendere necessaria una ricapitalizzazione, per un valore totale di 42 miliardi di euro. Lo rivela un’analisi condotta da Scouting Capital Advisors (si veda qui il comunicato stampa).
La crisi economica avrà infatti un impatto pesante sulle aziende italiane, al punto che molte di esse chiuderanno il 2020 in perdita. A sua volta, questo provocherà problemi di cassa e di capitale. Scouting Capital Advisors li ha quantificati utilizzando un campione di circa 445 mila società di capitali attive e con un patrimonio netto positivo a fine 2018, escludendo i settori identificati dal Governo come essenziali, per cui non è stato previsto l’obbligo di chiusura. A questa base dati, è stato applicato uno scenario di stress, che consiste in: una flessione del 30% dei ricavi; utilizzo della CIG per quattro mesi; aumento dei giorni di incasso pari a 30, solo in parte compensati dall’aumento di 20 giorni del pagamento dei fornitori; svalutazione dei crediti del 5%.
Dall’analisi, emerge appunto che il 22,5% delle aziende (circa 100 mila) necessiterà di una ricapitalizzazione dopo le perdite del 2020, per un totale di 42 miliardi di euro. Quindi o gli azionisti metteranno mano al portafoglio, oppure le aziende dovranno cercare soluzioni alternative per limitare il loro impegno di risorse, ad esempio: rivalutazioni degli asset di bilancio, aggregazioni, alleanze, ricerca di nuovi soci. Le circa 100 mila aziende a rischio hanno debiti finanziari a bilancio per 73,5 miliardi di euro, che se non rimborsati si trasformeranno in Npl. Per quanto riguarda l’entità degli aumenti di capitale necessari, al 47% di esse ne basterebbe uno sotto i 50 mila euro, mentre per il 7,2% di esse sarebbe necessaria una ricapitalizzazione per oltre 700 mila euro.
Il blocco della domanda e delle catene di fornitura determinato dall’emergenza sanitaria ha creato inoltre nel breve periodo esigenze di liquidità per far fronte alle uscite monetarie. Se in condizioni normali il 18% delle aziende avrebbe avuto bisogno di liquidità per 42,9 miliardi, in uno scenario di stress come quello ipotizzato sopra, le aziende in crisi di liquidità necessiteranno di ben 86,8 miliardi di euro.
La metà delle società in deficit troverebbe soluzione ai suoi problemi di liquidità con nuove linee di finanziamento di importo inferiore 50 mila euro. Solo il 2% delle società (circa 9.200) avrebbe bisogno di linee di importo superiori a 700 mila euro; tuttavia sarebbero proprio queste ultime società che assorbirebbero la stragrande maggioranza delle risorse aggiuntive necessarie: oltre 76 degli 86,2 miliardi complessivi.
I settori che saranno messi maggiormente in ginocchio dalle conseguenze economiche del coronavirus, e che quindi avranno bisogno di maggiore supporto finanziario, saranno: edile, immobiliare, automobilistico, trasporti, commercio.