Intesa Sanpaolo ha ridotto i crediti deteriorati lordi a 30,2 miliardi di euro a fine marzo 2020 e quelli netti a 14 miliardi, con un’incidenza dei crediti deteriorati al 7,1% al lordo delle rettifiche di valore e al 3,5% al netto.
Lo ha reso noto la banca, in occasione della presentazione della sua prima trimestrale del 2020 (si vedano qui il comunicato stampa e qui la presentazione completa). Gli Npl della banca sono scesi di circa 35 miliardi di euro dal picco del settembre 2015 e di circa 23 miliardi dal dicembre 2017 (di circa 9 miliardi escludendo le operazioni frutto degli accordi con Intrum nell’aprile 2018 e Prelios nell’estate 2019) realizzando già l’88% dell’obiettivo di riduzione previsto per l’intero quadriennio del Piano di Impresa 2018-2021. A fine 2019 i crediti deteriorati lordi di Intesa Sanpaolo erano scesi a 31,3 miliardi di euro (14,2 miliardi netti) dai 36,5 miliardi di fine 2018 (16,6 miliardi netti), con l’NPE lordo che quindi era sceso al 7,6% (3,6% netto) dall’8,8% di fine dicembre 2018 (4,2% netto) (si veda altro articolo di BeBeez).
La banca ha registrato anche una copertura del crediti deteriorati al 53,6% a fine marzo 2020, con una copertura delle sofferenze del 64,4%. Intesa Sanpaolo vanta un robusto buffer di riserva sui crediti in bonis, pari allo 0,4% a fine marzo 2020.
La banca ha appena messo in vendita crediti retail unsecured del portafoglio Simba, da 650 milioni di euro. Nel dettaglio, il portafoglio è composto da crediti da cessione del quinto dello stipendio, di cui metà sofferenze e metà Utp (si veda altro articolo di BeBeez).
Lo scorso marzo Intesa Sanpaolo ha invece cartolarizzato un portafoglio di crediti Utp leasing, parte del portafoglio da circa 3 miliardi di euro lordi complessivi a loro volta parte del più ampio accordo sottoscritto lo scorso anno con Prelios su 9,7 miliardi di crediti Utp corporate e pmi (si veda altro articolo di BeBeez).