Sarà una giornata campale quella di domani per Atlantia e per la controllata Autostrade per l’Italia (ASPI).
Da un lato, infatti, la Commissione parlamentare di vigilanza sulla gestione separata di Cassa depositi e prestiti, presieduta dal deputato di Forza Italia, Sestino Giacomoni, audirà l’amministratore delegato di Cdp, Fabrizio Palermo, in relazione al prospettato ruolo di Cdp nel futuro assetto societario di Autostrade per l’Italia (ASPI) (si veda Radiocor).
Dall’altro lato, invece, ASPI presenterà al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il suo nuovo piano economico finanziario. Intanto, in attesa dei numeri che consentiranno di iniziare a definire meglio i primi dettagli dell’operazione che segnerà il cambio di controllo di ASPI, le grandi fondazioni azioniste di Cdp hanno fatto lunedì un primo punto con i vertici di Cassa Depositi e Prestiti per avere almeno a grandi linee il quadro della situazione e decidere se essere della partita o meno.
Tutto questo, mentre questa mattina i deputati leghisti Massimo Bitonci, Giulio Centemero, Laura Cavandoli, Silvia Covolo, Francesca Gerardi, Alberto Gusmeroli, Alessandro Pagano, Paolo Paternoster, Leonardo Tarantino, tutti membri della Commissione Finanze della Camera, hanno inviato a Consob una lettera per segnalare “condotte turbative del mercato finanziario in danno dei risparmiatori” relative ai titoli azionari di Atlantia, a seguito di dichiarazioni rese dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte in merito alla vertenza con Autostrade per l’Italia e alla possibile revoca della concessione. “Considerato che una quota del 45% dell’azionariato di Atlantia spa è detenuta da piccoli azionisti”, la lettera dei deputati chiede a Consob di “valutare l’esercizio dei poteri di vigilanza e controllo attribuiti in materia dalla legge” (si veda qui la lettera).
ASPI attualmente è controllata all’88% da Atlantia, gruppo quotato a Piazza Affari, a sua volta partecipato dalla Edizione Holding della famiglia Benetton, ed è finita nella bufera dopo il crollo del ponte Morandi a Genova sul tratto autostradale di cui ha la concessione, perché allenti la presa su ASPI. Dopo una lunga trattativa con il Governo, la scorsa settimana Atlantia ha avanzato due proposte transattive per favorire il passaggio del controllo di ASPI a Cdp, riguardanti, rispettivamente, un nuovo assetto societario di ASPI e nuovi contenuti per la definizione transattiva della controversia (si veda qui il comunicato stampa della Presidenza del Consiglio). La soluzione preferita è un aumento di capitale di ASPI da almeno 3 miliardi dedicato a Cdp, che la porterà al 33%, e a una cessione di quote pari al 22% della stessa ASPI da parte di Atlantia a uno o più investitori graditi e individuati da Cdp. Il tutto nel contesto di una scissione di ASPI contestuale a un’ipo, che porterà Edizione Holding a diluirsi all’11% e gli altri soci di Atlantia (il consorzio formato da Allianz Capital Partners, EDF Invest e DIF, da un lato, e i cinesi di Silk Road Fund, dall’altro) a quote ancora più ridotte. Il nuovo assetto azionario di Aspi vedrà quindi un blocco composto da Cdp (33%) con investitori istituzionali (22%) che formeranno così una maggioranza del 55%.
A voler comprare la quota del 22% di ASPI sono in tanti. L’interesse di Cdp è che nel capitale di ASPI entrino soprattutto investitori italiani di lungo periodo come possono essere appunto le fondazioni bancarie ed è appunto per sondare la disponibilità delle fondazioni socie di Cdp (con il 15,93%) , che ieri il presidente di Cdp Giovanni Gorno Tempini e l’ad Fabrizio Palermo ne hanno incontrato ieri i vertici in videocall. Alcune delle fondazioni più grand, tra cui tra cui Cariplo e Compagnia San Paolo e CRT, ma non Cariverona, avrebbero espresso una generale disponibilità.
Fondazioni a parte, interessate ad affiancare Cdp nel capitale di ASPI, probabbilmente attraverso un fondo strutturato d hoc da F2i sgr (si veda altro articolo di BeBeez), sono anche Poste Vita (che starebbe studiando un investimento da almeno 300-400 milioni di euro), e alcune casse di previdenza, come Cassa Forense (avvocati), Enpam (medici), Inarcassa (architetti) e Cassa Geometri (si veda altro articolo di BeBeez). E poi ovviamente interessati sono i gradi fondi di private equity come Macquarie, KKR e Blackstone (si veda altro articolo di BeBeez). Senza dimenticare i fondi pensione e i fondi sovrani esteri, specialmente quelli che hanno sottoscritto il terzo fondo di F2i e cioé GIC, il fondo sovrano di Singapore, e PSP, il fondo pensione dei dipendenti pubblici e delle forze dell’ordine canadesi (si veda altro articolo di BeBeez).Nei mesi scorsi si era anche parlato del possibile coinvolgimento nella partita dell’ex amministratore delegato di ASPI nonché ex ceo di F2i sgr, Vito Gamberale (si veda altro articolo di BeBeez). Quest’ultimo, infatti, è tornato a occuparsi di investimenti in infrastrutture, questa volta a capo di una nuova società di investimento che ha in rampa di lancio due fondi chiusi in partnership con Pramerica sgr.
Intanto per il 27 luglio è atteso il memorandum of understanding tra Cdp e Atlantia che darà il via ufficiale all’operazione. E a questo fine Cdp ha nominato sui advisor Citigroup e Unicredit, mentre per Atlantia gli advisor sono Bank of America Merrill Lynch, JP Morgan e Mediobanca (si veda Reuters).
Oggi sul mercato si stima una valutazione di circa 11 miliardi di euro, utilizzando un metodo RAB based, quindi meno dei 14,8 miliardi di euro sulla base dei quali era stata condotta l’ultima operazione sul capitale di ASPI nel 2017, quando il consorzio formato da Allianz Capital Partners, EDF Invest e DIF, da un lato, e Silk Road Fund, dall’altro, avevano comprato l’11,94% del capitale di Autostrade per l’Italia (si veda qui il comunicato stampa di agosto 2017 e qui quello di aprile 2017).
Il bilancio 2019 di ASPI si è chiuso con ricavi per 4,1 miliardi, un ebitda di 710 milioni (che riflette un accantonamento a fondo oneri da 1,5 miliardi di euro, correlato all’impegno previsto nelle negoziazioni in corso con il governo e con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti volto alla chiusura delle contestazioni avanzate per la vicenda del Ponte Morandi) e un debito finanziario netto di 8,4 miliardi.
Da segnalare, infine, che intanto Edizione Holding si è messa in cerca di un nuovo amministratore delegato. L’assemblea di Edizione ha infatti approvato il bilancio 2019 ma ha anche nominato il nuovo cda, che sarà composto da Alessandro Benetton, Christian Benetton, Franca Bertagnin Benetton, Ermanno Boffa (marito di Sabrina Benetton, che invece esce dal cda), Giovanni Ciserani, Claudio De Conto, Gianni Mion e Vittorio Pignatti-Morano Campori. Il board è previsto resti in carica tre anni e Mion è stato confermato presidente, ma il nuovo cda avrà anche il compito “di individuare a breve un amministratore delegato” che avrà anche “il compito di ridefinire e attuare le linee strategiche del gruppo”. Escono dal cda Carlo Bertazzo e Fabio Cerchiai.