“Il crowdinvesting continua a crescere in Italia e si rivela come una fonte interessante di liquidità immediata nell’era del Covid-19”. Così Giancarlo Giudici, direttore scientifico dell’Osservatorio sul crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano, che ieri ha presentato il suo quinto rapporto sul settore. Lo studio rileva che al 30 giugno 2020, il crowdinvesting in Italia ha raccolto 908 milioni di euro da quando è stato avviato il mercato (si vedano qui il comunicato stampa e qui lo studio completo).
Più nel dettaglio, il volume complessivo cumulato della raccolta è arrivato al 30 giugno 2020 rispettivamente a 158,9 milioni per l’equity crowdfunding e a 749 milioni per le piattaforme di lending, con una raccolta negli ultimi 12 mesi per l’equity crowdfunding di 76,56 milioni (+56% dai 49 milioni a fine giugno 2019) e 314,19 milioni per il lending (+52% da 207 milioni). L’Osservatorio del Politecnico non considera però quando intermediato dalle piattaforme fintech dedicatee all’invoice financing, dove invece i volumi movimentati sono molto più elevati (si veda qui il Report BeBeez private debt e direct lending del 2019, disponibile per gli abbonati a BeBeez News Premium). Il rapporto del Politecnico di Milano ha analizzato: 595 campagne di 42 piattaforme di equity crowdfunding; oltre 65 mila prestiti erogati da 17 piattaforme di lending crowdfunding; 154 progetti finanziati tramite 11 piattaforme di real estate crowdfunding.
L’equity crowdfunding italiano, si diceva, è arrivato a una raccolta complessiva di 159 milioni a fine giugno dagli 82 milioni a giugno 2019, quando già le piattaforme avevano moltiplicato per due il risultato del 2018. Un trend di netta crescita già sottolineato da CrowdfundingBuzz (testata edita da EdiBeez srl come BeBeez). che ha calcolato che nel primo semestre 2020 l’equity crowdfunding in Italia ha raccolto 39 milioni di euro (+40% rispetto allo stesso periodo del 2019 e superiore anche all’intera raccolta del settore nel 2018), tramite 67 campagne (si veda altro articolo di BeBeez).
Al 30 giugno 2020, conta l’Osservatorio del Politcnico, risultavano autorizzati in Italia 42 portali (+7 dall’anno scorso), ma molti non si erano ancora attivati. Le campagne di raccolta sono state finora complessivamente 595, di cui 193 solo negli ultimi 12 mesi (contro le 170 dell’anno precedente), organizzate da 547 imprese (alcune hanno gestito più di un round). Il tasso di successo continua a mantenersi elevato: 75% nei primi 6 mesi del 2020, quando la media generale dell’intero campione dal 2014 è del 72,7%. Il valore medio del target di raccolta per i progetti non immobiliari è 192.481 euro (mediamente viene offerto in cambio il 10,4% del capitale, valore mediano 5,9%), 804.914 quello per gli immobiliari. Si conferma la prassi di offrire titoli senza diritto di voto sotto una certa soglia di investimento (e votanti sopra la soglia).
Le piattaforme che hanno finalizzato e raccolto più capitale sono: Mamacrowd (al 30 giugno sfiorava i 34 milioni di euro, 12 in più rispetto a giugno 2019), CrowdFundMe (quasi 29 milioni, cioè il doppio dello scorso anno, e con il maggior numero di campagne pubblicate) e Walliance (21,7 milioni, oltre 10 in più sul dato precedente). Se si considera solo l’ultimo anno, però, al primo posto c’è CrowdFundMe (13,78 milioni) seguita da Backtowork (13,55 milioni grazie alla campagna record di Fin-novia, che ne ha raccolti da sola 7,6). In media ogni campagna riceve il sostegno di 96,2 investitori. Fra le emittenti guadagnano spazio le pmi tradizionali, ma il mercato è ancora dominato dalle startup innovative (58% dei casi nell’ultimo anno, cui si aggiunge il 13% delle pmi innovative), situate prevalentemente in Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna, che operano nei servizi di informazione e comunicazione.
Gli obiettivi principali correlati alla raccolta di capitale sono investire nel marketing e nel brand (49%) e nello sviluppo della piattaforma ICT (30%), ma si registra un 16% di casi che non forniscono indicazioni valide sugli obiettivi specifici della campagna. La valutazione pre-money mediana si aggira intorno a 1,6 milioni di euro. L’importo medio investito dai sottoscrittori è di 3.222 euro per le persone fisiche e 20 mila euro per le persone giuridiche ed è sensibilmente aumentato negli ultimi 12 mesi rispetto al passato.
Non è salito granché, invece, il numero degli sottoscrittori. Ciò significa che molti di loro sono investitori seriali, che aderiscono a più campagne: 118 di loro infatti hanno sottoscritto 10 o più campagne di crowdfunding, ha sottolineato Giudici. Gli investitori continuano a essere soprattutto maschi, 45 anni l’età media. Dopo la campagna di raccolta, alcune aziende riescono a crescere in termini di fatturato e marginalità, ma altre rimangono al palo. Poche diventano profittevoli nell’immediato, quasi nessuna riesce a mantenere i target promessi nei business plan allegati alle campagne.
Nell’ultimo anno si sono registrate nuove exit, attraverso rimborsi di capitale, ipo o acquisizioni, ma anche write-off, oltre a vari secondi (e terzi) round di raccolta. L’Italian Equity Crowdfunding Index, ideato dall’Osservatorio, ha calcolato al 30 giugno un apprezzamento complessivo del valore di portafoglio investito pari al 10,41% (era il 9,43% un anno fa). In futuro, l’Osservatorio sul Crowdinvesting prevede una raccolta dell’equity crowdfunding a fine 2020 vicina a 70 milioni di euro.
Il lending crowdfunding ha raggiunto invece, si diceva, quota 749 milioni complessivi, di cui circa 410 milioni relativi a prestiti a persone fisiche e 339 milioni relativi a prestiti a imprese. Il dato complessivo a fine giugno si confronta con i 435 milioni a fine 2019, a loro volta il doppio del 2018.
Al 30 giugno 2020 risultavano attive in Italia, come lo scorso anno, sei piattaforme destinate a finanziare persone fisiche (consumer) e 11 dedicate alle imprese (business), di cui ben 6 (il doppio rispetto al 2019) specializzate nel real estate. Alcune piattaforme prevedono fondi di protezione per ripagare eventuali prestiti in sofferenza, altre fanno leva unicamente sulla garanzia pubblica del fondo statale per le pmi.
Nei prestiti ai privati mantiene la leadership Younited Credit con 327 milioni di euro erogati (110 negli ultimi 12 mesi), mentre Smartika è quella con più prestatori attivi e Soisy ha il primato del numero di prestiti concessi. La raccolta totale del mercato è stata di 409,8 milioni di euro, di cui 134,6 nell’ultimo anno (+10%).
Nel prestito alle imprese, Credimi Futuro, Borsa del Credito e October occupano il podio: il volume complessivo cumulato è di 339,2 milioni di euro, di cui 179,6 aggiunti nell’ultimo anno (+113% sul flusso precedente). Secondo l’Osservatorio sul Crowdinvesting, il lending crowdfunding continuerà anche in futuro ad essere il comparto trainante del settore, in particolare per la parte business.
Da segnalare infine la sensibile crescita nel real estate crowdfunding: i portali di equity specializzati hanno erogato negli ultimi 12 mesi risorse per 19,5 milioni di euro, quelli di lending per 29,2 (48,7 milioni in totale), quasi triplicando rispetto al periodo precedente. Se un anno fa si contavano solo 6 piattaforme dedicate attive (e 2 nel 2018), oggi sono ben 10. I progetti finanziati nell’ultimo anno hanno raccolto 48,7 milioni di euro (+185% rispetto al periodo precedente): 19,5 dalle piattaforme equity e 29,2 dai portali lending. Il trend era già evidente a fine 2019, con una raccolta complessiva delle piattaforme, tra equity e lending, che nell’anno ha infatti sfiorato i 35 milioni di euro, triplicando la raccolta rispetto agli 11,45 milioni del 2018. Lo ha calcolato CrowdfundingBuzz (si veda altro articolo di BeBeez). L’Osservatorio sul Crowdinvesting si aspetta che il real estate crowdfunding proseguirà la sua crescita, raccogliendo 60 milioni nei prossimi 12 mesi, e auspica una maggiore chiarezza sulle condizioni di remunerazione del capitale.
Cristina Rossi, docente al Politecnico di Milano, nel suo keynote speech iniziale ha sottolineato che le donne, che solitamente raccolgono e chiedono meno soldi agli investitori e alle banche, sono avvantaggiate nelle campagne di crowdfunding rispetto agli uomini. Un vantaggio dovuto al fatto che le femmine sono più communal (adatte alla cura degli altri e alla relazione, quindi funzionano meglio in un contesto comunitario come crowdfunding) e sono percepite come più meritevoli di fiducia. Il vantaggio femminile sparisce se i progetti di crowdfunding riguardano ambiti considerati maschili (come settore settore auto, ICT) e se le campagne sono descritte con un linguaggio orientato all’azione, percepito come maschile. Le possibili soluzioni del problema risiedono in: mentoring alle donne su come finanziare loro impresa; supporto alle imprese femminili; educazione finanziaria alle donne (più indietro rispetto agli uomini); spinta alle donne a fare impresa in settori ad alti margini. Camilla Cionini Visani, direttrice generale di Italia Fintech, ha sottolineato in proposito che le donne hanno altri obiettivi oltre al ritorno economico quando investono, quali sostenibilità e attenzione ai temi etico-sociali.