La guerra per il controllo del gruppo Ferrarini in concordato preventivo si fa sempre più dura. Lo scorso 11 agosto Intesa Sanpaolo, insieme a Unicredit, in qualità di creditori, hanno depositato presso il tribunale di Reggio Emilia, una propria proposta concorrente di concordato a quella del gruppo Pini (leader della bresaola valtellinese e primo operatore italiano nel campo della macellazione dei suini) e della famiglia Ferrarini. La proposta vede come partner industriali il Gruppo Bonterre – Grandi Salumifici Italiani (player di riferimento del mercato italiano ed europeo dei salumi di qualità, formaggio Parmigiano-Reggiano, snack e di piatti pronti), O.P.A.S. (la più grande organizzazione di prodotto tra allevatori di suini in Italia) e HP srl (società attiva nel sostegno e nell’innovazione dell’agrifood) (si veda qui il comunicato stampa).
Ma pochi giorni dopo l’avvocato della famiglia Ferrarini, Sido Bonfatti, ha fatto sapere che il 1° settembre la famiglia e il nuovo socio forte, il Gruppo Pini, presenteranno il loro nuovo piano di concordato che prevederà maggiori rimborsi per i creditori, tra i quali ci sono anche gli stessi Intesa Sanpaolo e Unicredit (si veda qui La Gazzetta di Reggio). A inizio luglio MF Milano Finanza aveva rivelato che Bonfatti aveva avviato contatti con AMCO, uno dei quattro creditori finanziari esposti verso Ferrarini assieme a Intesa, Unicredit e Mediobanca, che complessivamente vantano un credito di 200 milioni verso il gruppo Ferrarini. E, da una prima ricognizione, pare che AMCO sia disposta ad avere un ruolo attivo nella partita a fianco della famiglia Ferrarini accettando di finanziare in maniera significativa il gruppo Pini.
Ricordiamo che il gruppo Pini, aveva rilevato la maggioranza del produttore di prosciutti reggiano Ferrarini nel febbraio 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). Il gruppo Pini inoltre aveva messo sul tavolo 10 milioni di euro per ricapitalizzare le società, divenendo l’azionista di maggioranza con l’80% delle quote e aveva poi chiesto al Tribunale l’ammissione alla procedura di concordato con continuità aziendale diretta.
Lo scorso novembre una cordata formata da Bonterre-OPAS-Casillo-Intesa Sanpaolo aveva presentato una sua proposta alternativa per acquisire Ferrarini e la controllata Vismara, ma la proposta era stata subito rigettata da Ferrarini (si veda altro articolo di BeBeez). Intesa però non si era data per vinta e nel frattempo aveva incassato anche il supporto esterno di Unicredit (si veda altro articolo di BeBeez).
Lo scorso giugno, poi, Unicredit e Intesa Sanpaolo avevano impugnato di fronte alla Corte d’Appello di Bologna due decreti del tribunale di Reggio Emilia, emessi entrambi nel maggio scorso (si veda altro articolo di BeBeez). Il primo è quello con cui la sezione fallimentare ha accolto la rinuncia di Ferrarini alla domanda di concordato; il secondo è quello con cui lo stesso tribunale ha accolto la richiesta dell’azienda di poter presentare una nuova proposta concordataria (si veda altro articolo di BeBeez). Unicredit e Intesa contestano due aspetti: il ricorso a loro dire abusivo a un nuovo concordato e la competenza territoriale, che secondo le due banche non sarebbe del tribunale di Reggio, ma di quello di Bologna.
La nota diffusa da Intesa Sanpaolo lo scorso 11 agosto, spiega che la nuova cordata “metterà a disposizione dell’operazione capacità imprenditoriali e apporti di capitale a cui si unisce il sostegno finanziario di Intesa Sanpaolo che, con un ammontare di 35 milioni di euro disponibile per la durata del Piano Industriale presentato, intende sostenerne il successo”. Stefano Barrese, Responsabile Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, ha commentato: “La promozione e il sostegno a un’offerta solida, basata su forti competenze come quella che abbiamo presentato con i nostri partner industriali dimostra non solo che Intesa Sanpaolo è in grado di riconoscere e premiare l’imprenditorialità e il valore nel fare sistema, ma anche che dispone di mezzi e professionalità per affrontare nel modo più appropriato operazioni complesse, come in questo caso. Questa iniziativa intende mettere in sicurezza un asset strategico dell’agroalimentare del nostro Paese affinché anche tutte le aziende che ne compongono la filiera produttiva possano trarne importanti benefici. La nostra banca, infatti, è fortemente impegnata nel Programma Filiere che annovera già 700 grandi imprese in Italia e i loro 16.000 fornitori, con l’obiettivo di coinvolgere medie, piccole e anche piccolissime imprese verso il rilancio del nostro sistema produttivo, attraverso le aziende di riferimento di dimensioni più grandi”.
Il gruppo Ferrarini era entrato in tensione finanziaria per colpa di un incremento dell’indebitamento dovuto a finanziamenti che Veneto Banca aveva erogato a Ferrarini affinché acquistasse azioni della banca stessa. Il debito in questione ammonta a circa 360 milioni di euro, dei quali 112 milioni milioni in capo alla società operativa e il resto a carico di società agricole e holding varie.
Nonostante Ferrarini avesse visto i ricavi fare un vero e proprio salto nel 2017 a 335 milioni, con un ebitda che era salito a 29,5 milioni, quindi, il peso del debito risultava ancora eccessivo. Il debito include 35,5 milioni di euro di minibond quotati all’ExtraMot Pro. Nel dettaglio, si tratta di un bond da 5,5 milioni a scadenza dicembre 2020 con cedola 5,625%, emesso nel dicembre 2016 e sottoscritto dal fondo di minibond di Duemme sgr (gruppo Mediobanca), e di un bond da 30 milioni a scadenza aprile 2020 e cedola 6,375%, emesso nell’aprile 2015.
Ferrarini e la controllata Vismara avevano depositato al Tribunale di Reggio Emilia nel luglio 2018 una richiesta di ammissione alla procedura di concordato in bianco (si veda altro articolo di BeBeez). Solo poche settimane prima Ferrarini aveva fatto saltare unilateralmente le trattative esclusive che aveva aperto con Italmobiliare e QuattroR. Allora si erano diffuse voci circa una trattativa parallela con un investitore industriale, che molti avevano individuato in Amadori, ma quest’ultimo aveva seccamente smentito (si veda altro articolo di BeBeez). Successivamente Amadori nel febbraio 2019 si era fatto avanti per acquisire Vismara, ma si era poi ritirato dalla trattativa.