Il fondo infrastrutturale australiano Macquarie alzerà la sua offerta vincolante per il 50% di OpenFiber di proprietà di Enel. Lo scrive Il Messaggero, secondo cui il fondo valorizzarebbe la società almeno 8 miliardi, di cui circa 6 miliardi di euro di equity. L’offerta australiana dovrebbe essere recapitata a Enel tra il 18 e il 22 settembre cioé dopo il Consiglio di amministrazione della società energetica, fissato per il prossimo 17 settembre.
L’arrivo a settembre dell’offerta di Macquarie era stato anticipato a fine agosto (si veda altro articolo di BeBeez). Enel aveva confermato lo scorso giugno le indiscrezioni di stampa circa un’offerta da parte del fondo Macquarie Infrastructure Real Asset per la quota posseduta dal gruppo energetico nell’operatore tlc a banda larga (si veda altro articolo di BeBeez). Si trattava di un’offerta non vincolante e riguardava tutta o parte della quota del 50% del capitale di Open Fiber posseduta da Enel.
Equita sim ha fatto notare ieri che l’offerta è superiore agli ultimi valori circolati per Open Fiber, pari a 7-7,7 miliardi di euro, e secondo gli analisti è molto attraente per Enel. Già lo scorso novembre si diceva che vari fondi infrastrutturali internazionali avessero recapitato manifestazioni di interesse non solo per Open Fiber, ma anche per Flash Fiber (joint venture tra Telecom, che la controlla all’80% e Fastweb, che detiene il restante 20%) e per gli asset FTTH (Fiber to the Home, ossia fibra fino a casa) di Tim (si veda altro articolo di BeBeez). Il tutto nell’ambito della complessa operazione con l’obiettivo di creare un unico grande player italiano nel settore della fibra ottica, operazione che ha poi preso forma nei mesi scorsi. Quanto alla cifra, l’anno scorso si parlava di un valore degli asset di Open Fiber di almeno 3 miliardi di euro, ma già lo scorso giugno uno studio di Mediobanca, commissionato da Enel, forniva per Open Fiber la valutazione di 8 miliardi, di cui 2 miliardi di sinergie. Quanto a TIM, secondo Reuters, avrebbe valutato a suo tempo l’asset 5-6 miliardi.
OpenFiber è oggi controllata pariteticamente da Enel e Cdp Equity, A fine agosto 2020 il Cda di Tim ha approvato l’accordo con KKR Infrastructure e Fastweb relativo alla costituzione di FiberCop, la newco in cui verranno conferite la rete secondaria di TIM (dall’armadio di strada alle abitazioni dei clienti) e la rete in fibra sviluppata da FlashFiber, la joint-venture partecipata da TIM (80%) e Fastweb (20%) (si veda altro articolo di BeBeez). L’accordo potrà coinvolgere anche altri operatori, per esempio si parla di un interesse di Mediaset e di RayWay (si veda qui Il Messaggero), mentre è già è previsto un possibile coinvolgimento di Tiscali, così come risulta dal memorandum of understanding firmato da TIM con Tiscali lo scorso agosto (si veda altro articolo di BeBeez), e consentirà a Tim, Fastweb e agli altri operatori di co-investire completando i piani di copertura in fibra nelle aree nere e grigie del Paese e accelerando l’adozione dei servizi Ultra-Broadband (UBB).
L’accordo costituisce il primo passo per la realizzazione del più ampio progetto di costituzione di una società della rete unica nazionale, necessaria per lo sviluppo digitale dell’Italia, che coinvolgerà anche Open Fiber. I Consigli di amministrazione di TIM e di Cassa Depositi e Prestiti hanno infatti approvato sempre a fine agosto una lettera d’intenti tra TIM e CDP Equity finalizzata a integrare FiberCop con OpenFiber, per dar vita ad AccessCo, società aperta anche ad altri investitori e destinata a gestire la rete unica nazionale. AccessCo verrà costituita mediante la fusione di FiberCop, società comprensiva della rete di accesso primaria e secondaria di TIM, e di Open Fiber, società dedicata alla fibra ottica e partecipata da Cdp ed Enel (si veda altro articolo di BeBeez).