Il cda di Italtel ha accettato l’offerta di Psc Partecipazioni che ora dovrà lavorare per trovare un accordo con i creditori e con gli azionisti Exprivia (che controlla l’81% di Italtel) e Cisco (al 19%), oltre che elaborare la strategia di rilancio entro il prossimo 7 novembre, quando il piano industriale dovrà essere presentato in tribunale per l’omologa. Lo riporta Il Sole 24 Ore.
Intanto sono scaduti l’11 settembre i 120 giorni concessi dal Tribunale di Milano per la presentazione della domanda definitiva di concordato preventivo o di una domanda di omologa di accordi di ristrutturazione dei debiti per Italtel (si veda altro articolo di BeBeez). Exprivia aveva depositato la domanda di concordato in bianco a inizio aprile (si veda altro articolo di BeBeez) e il Tribunale ha fissato in 120 giorni il termine, il cui decorso ha preso poi avvio solo dall’11 maggio, data della cessazione della sospensione dei termini disposta dalle norme per il contenimento dell’emergenza Covid-19 (si veda altro articolo di BeBeez). I 120 giorni, quindi, scadono oggi.
PSC Partecipazioni spa è la holding della famiglia Pesce, partecipata al 9,6% da Simest (si veda altro articolo di BeBeez) e al 10% da Fincantieri, che nel giugno 2019 ha emesso un minibond da 25 milioni sottoscritto dai fondi di debito di Anthilia Capital Partners sgr, Amundi sgr e Riello Investimenti Partners sgr (si veda altro articolo di BeBeez).
PSC ha battuto quindi la concorrenza delle altre due offerte rimaste sul tavolo e cioé, da un lato, quella del colosso americano della consulenza Accenture e, dall’altro, quella del system integrator italiano Digital Value, nato dall’unione della romana Italware srl e della milanese ITD Solutions spa, quotato all’Aim Italia dal novembre 2018 a seguito della prima operazione condotta con la struttura Spac-in-Cloud sulla piattaforma di private placement Elite Club Deal di Borsa Italiana (si veda altro articolo di BeBeez), promossa da Electa Ventures e con cornerstone investor Ipo Club, il fondo chiuso del Gruppo Azimut dedicato a investimenti in pre-ipo, lanciato nel 2017 per iniziativa di Azimut Libera Impresa con la stessa Electa.
Sin dallo scorso dicembre 2019 Exprivia aveva ipotizzato una ricapitalizzazione per Italtel e contestualmente Italtel aveva avviato discussioni con le banche finanziatrici, supportata dalla banca d’affari Houlihan Lokey e dallo studio legale Clifford Chance (si veda altro articolo di BeBeez). Tuttavia, poi, a luglio Exprivia sia era chiamata fuori dal processo di ristrutturazione lo scorso luglio (si veda altro articolo di BeBeez), dopo che a maggio era stata sciolta l’esclusiva concessa a un primario fondo attivo nel segmento della ristrutturazione del debito nell’ambito del piano di ristrutturazione e rilancio della controllata Italtel (si veda altro articolo di BeBeez). Si è saputo successivamente che quel fondo era il Clessidra Restructuring Fund. Sempre a maggio Exprivia aveva deciso di predisporre e approvare il suo bilancio 2019 separato, inserendo a titolo prudenziale una svalutazione totale di 25 milioni di euro relativa alla partecipazione in Italtel (si veda altro articolo di BeBeez).
A metà giugno Pillarstone Italy ha poi comprato buona parte del credito di Unicredit nei confronti di Italtel (si veda altro articolo di BeBeez), come parte del pacchetto di crediti corporate Utp che Intesa Sanpaolo, Banca Imi, Unicredit, BPER Banca, Crédit Agricole Italia e Crédit Agricole FriulAdria hanno trasferito al nuovo fondo RSCT Fund (Responsible & Sustainable Corporate Turnaround Fund lanciato di recente da Pillarstone Italy con dotazione di 600 milioni di euro e gestito da Davy Global Fund Management (si veda altro articolo di BeBeez). Il Cda di Exprivia, quindi, a luglio aveva deliberato di interrompere l’attività esplorativa relativa a proprie ipotesi di intervento, riservandosi di monitorare la situazione e di rivalutarla sulla base degli sviluppi.
Italtel non ha ancora depositato il suo bilancio 2019, a causa delle incertezze sul processo di risanamento, ma la controllante Exprivia ha via via comunicato i dati gestionali così come riferiti dal management. Nel dettaglio, come comunicato a inizio agosto, il gruppo Italtel ha chiuso il primo semestre 2020 con 107,9 milioni di euro di ricavi pari in calo dai 174,6 milioni dello stesso periodo del 2019. L’ebitda è stato negativo per 8,2 milioni (da un ebitda positivo per 4,5 milioni) e la posizione finanziaria netta è stata negativa per 178,2 milioni (da 192,1 milioni) (si veda qui il comunicato stampa). Il gruppo aveva invece chiuso il bilancio 2019 con ricavi in calo da 337,5 a 246,9 milioni; un ebitda sceso da 19,3 a 9,8 milioni e un debito finanziario netto di 182,5 milioni (si veda altro articolo di BeBeez).
Italtel è attiva dal 1921 nella progettazione, sviluppo e realizzazione di prodotti e soluzioni software per le telecomunicazioni. Oltre che in Italia, Italtel opera all’estero in Francia, Belgio, Germania, Spagna, Polonia, United Kingdom, Usa e in America Latina (Argentina, Brasile, Colombia, Perù, Ecuador). Exprivia aveva comprato l’81% di Italtel nel dicembre 2017 nel contesto della ricapitalizzazione della società per un totale di 113,8 milioni di euro, nell’ambito dell’accordo di ristrutturazione del debito sulla base dell’art. 182-bis della Legge fallimentare, con il restante 19% che era rimasto in capo a Cisco (si veda altro articolo di BeBeez).
Prima di quest’ultimo accordo di ristrutturazione del debito, il capitale di Italtel era posseduto da Clayton, Dubilier & Rice (48,77%), Telecom Italia Finance (19,37%), Cisco (18,40%), Capita Trustees Limited (10,81%) e Cordusio Fiduciaria (2,65%). Inoltre, Cisco possedeva il 32,67% degli strumenti partecipativi convertibili in azioni, emessi a valle di un precedente accordo di ristrutturazione del debito sulla base dell’art. 182-bis della Legge fallimentare omologato dal Tribunale di Milano nel febbraio 2013 (si veda altro articolo di BeBeez), mentre il resto degli strumenti partecipativi faceva capo a Telecom Italia (2,94%) e per il 64,3% alle banche finanziatrici (con Unicredit al 34,3%, Ge Capital Interbanca al 17,65%, Bpm al 9,46% e a Banco Popolare e CentroBanca e Banco di Brescia allo 0,96% ciascuno).