Nel 2021 il tasso di deterioramento dei crediti nei portafogli delle banche italiane passerà dall’1,3% al 2,8% e lo stock complessivi dei crediti deteriorati salirà a 139 miliardi di euro (di cui 69 miliardi di sofferenze, 62 miliardi di Utp e 7 miliardi di scaduti) dai 118 miliardi previsti per il 2020, con l’aumento degli Npl che spingerà inoltre al rialzo l’NPE ratio lordo dal 6,2% al 7,3% nel 2021. Si deterioreranno soprattutto i crediti delle imprese rispetto a quelli delle famiglie. Lo calcola il Market Watch Npl di Banca Ifis, presentato questa mattina in occasione dell’Npl meeting di Cernobbio (si veda qui il rapporto completo).
Quest’anno, invece, la crisi economica innescata dal coronavirus non ha ancora avuto ripercussioni sui crediti deteriorati nei bilanci delle banche italiane, osservano gli analisti di Banca Ifis, che anzi prevedono che, complici le misure di politica economica del governo prorogate fino a fine anno per attenuare la crisi, le banche vedranno calare ancora i crediti deteriorati nei loro bilanci: -19% appunto a 118 miliardi (di cui 60 miliardi di sofferenze, 53 miliardi di Utp e 5 miliardi di scaduti), contro i 138 miliardi del 2019 (sulla situazione dei primi 7 gruppi bancari a fine giugno 2020 si veda qui la Insight View di BeBeez, disponibile per gli abbonati a BeBeez News Premium).
Contemporaneamente nei prossimi mesi continueranno le transazioni sui portafogli. Banca Ifis si aspetta un’attività significativa. In particolare, si aspetta transazioni per 34 miliardi quest’anno (di cui 16 miliardi già annunciati e altri 18 miliardi in pipeline) e altri 34 miliardi per il 2021. L’ultimo Report Npl di BeBeez, aggiornato a fine luglio (disponibile per gli abbonati a BeBeez News Premium) calcolava 42 transazioni su crediti deteriorati già annunciate per 20,4 miliardi di euro lordi, dopo un 2019 in cui erano stati annunciati 82 deal per 52 miliardi di euro e sulla carta calcolava che erano in arrivo operazioni per altri 20,8 miliardi.
In particolare, Banca Ifis si aspetta che tra il 2020 si vedranno transazioni su Utp per un totale di 27 miliardi di euro lordi e che nel 2021 il mercato secondario contribuirà per circa il 30% alle transazioni Npl. Ma la quota potrebbe anche aumentare, considerata la tendenza degli investitori a cedere quote di portafoglio su crediti unsecured. Proprio l’unsecured sarà a fine anno la tipologia di crediti più ceduta, pari al 31% del totale transato.
Quanto ai prezzi di cessione, per gli unsecured a fine anno saranno poco più alti del 2019 (7% contro il 6% del nominale), mentre è previsto un aumento importante dei prezzi dei secured al 45% (dal 27% del 2019, influenzato dalla valorizzazione del deal Mps-Amco al 60%). Leggermente in rialzo il prezzo dei portafogli misti al 27% (dal 24%), mentre è visto in calo al 47% il prezzo dei portafogli Utp dal massimo toccato al 56% nel 2019.
Il fatto che i crediti deteriorati vengano ceduti sul mercato dalle banche non significa però che scompaiano, semplicemente passano di mano e chi se li compra deve a sua volta procedere al recupero. Se si contano quindi anche i crediti che sono tuttora nei portafogli degli investitori che in questi ultimi anni li hanno comprati, lo stock è in aumento già nel 2020 a 338 miliardi dai 324 miliardi di fine 2019, mentre gli analisti calcolano che la cifra arriverà a 385 miliardi di euro a fine 2021. Invertendo quindi il trend di calo complessivo registrato tra il 2017 e il 2019.
Un ultimo appunto va alle operazioni di cartolarizzazione con Gacs, che dal 2016 a oggi sono state 31 per un valore lordo complessivo di 77 miliardi di euro. Tuttavia, come noto le performance non sono state delle migliori. Già lo scorso dicembre 2019 l’ultimo report di settore pubblicato da PwC indicava che su un totale di 19 cartolarizzazioni con Gacs analizzate, si registravano performance inferiori alle attese per circa un terzo delle operazioni (si veda altro articolo di BeBeez). E Banca Ifis in questo suo ultimo Market Watch, sulla base delle ultime rilevazioni disponibili, ribadisce il concetto e sottolinea che 10 su 15 i portafogli assistiti da Gacs hanno avuto recuperi al di sotto del business plan anche prima della crisi da coronavirus.
A fine aprile le performance delle cartolarizzazioni di Npl italiani a cui DBRS aveva assegnato un rating entro metà 2019 (quasi tutte con GACS) erano già notevolmente peggiorate rispetto a inizio anno (si veda altro articolo di BeBeez). L’ammontare medio dei recuperi lordi registrato dopo lo scoppio della crisi Covid-19, e quindi tra metà febbraio e fine aprile, si è ridotto per tutte le operazioni in un range che è andato da un minimo del 15% a un massimo del 70%, rispetto ai precedenti sei mesi. Non solo. In molti casi si stava già osservando un trend negativo delle performance già a partire da gennaio. Di conseguenza, il cumulative collection ratio osservato ad aprile è peggiorato per tutte le operazioni rispetto a quello osservato a dicembre 2019, con riduzioni che sono andate da un minimo del 3% a un massimo del 25,5%. Le cose poi non sono andate meglio, come dimostra il recente downgrade delle note emesse da Belvedere spv, veicolo di una nota cartolarizzazione di secondario, condotta quindi senza GACS (si veda altro articolo di BeBeez).
Proprio per cercare di aumentare le loro performance, molti spv di cartolarizzazione con GACS lo scorso anno hanno iniziato a vendere parte dei portafogli sul mercato secondario (si veda altro articolo di BeBeez) . Secondo quanto riferisce Debtwire, in particolare, investitori come AnaCap Financial, Balbec Capital, Banca Ifis e Guber Banca l’anno scorso hanno acquisito 117 milioni di euro di Npl dagli spv di cartolarizzazione con GACS gestiti da Prelios Credit Servicing, Cerved Credit Management, doValue e Credito Fondiario.