L’effetto Covid-19 sul merito di credito delle aziende emittenti di minibond è ben evidente dall’analisi dei rating. “Il rating più frequente (cioé la moda in statistica) per le emissioni di quest’anno è di B2.1, contro una moda dei rating delle emissioni del periodo 2015-2019 che è invece di B1.2. Stiamo parlando di salto importante, perché si passa da una classe investment grade a una speculative grade”, ha detto a BeBeez Fabrizio Negri, amministratore delegato di Cerved Ratings Agency, anticipando uno dei risultati dello studio sul mercato del private debt che verrà presentato questa mattina in occasione della prima edizione del Private debt investors forum organizzato appunto da Cerved Rating Agency.
I dati riportati si riferiscono a una popolazione di 215 società emittenti minibond,
su cui Cerved Rating Agency ha emesso un rating impresa dal 2014 a oggi e il grafico in pagina mostra come si è spostata la distribuzione di frequenza dei rating nel corso degli anni, con riferimento alle nuove emissioni di ciascun anno. E’ ovvio che il peggioramento del merito di credito degli emittenti non è una sorpresa, vista la crisi economica che stiamo affrontando, ma certo vederla già così chiara nei numeri è impressionante per la velocità con cui il peggioramento si è evidenziato.
Detto questo, ha aggiunto Negri, “come Cerved abbiamo fatto un sforzo importante per rafforzare il team di ricerca, in modo da poter valutare le prospettive delle aziende emittenti non tanto a breve, quanto a 12, 24 e 36 mesi, in modo da evitare downgrade massivi e contestualizzare le situazioni nel quadro della crisi generalizzata”.
Nonostante le difficoltà incontrate dalle aziende, in ogni caso gli investitori continuano a essere interessati a questa asset class e da BeBeez Private Data risulta che da inizio anno si sono viste emissioni per un totale di circa 3,5 miliardi di euro (si veda altro articolo di BeBeez).
Quanto alle imprese emittenti, da un’indagine condotta da Cerved Ratings presso gli emittenti di minibond monitorati, ha sottolineato Negri, “risulta che la quasi totalità del campione ha giudicato in maniera positiva l’esperienza legata all’operazione di emissione obbligazionaria e che il fatto di aver ottenuto un rating ha portato una serie di vantaggi, tra i quali la possibilità di accesso ai mercati finanziari e la spinta a creare in azienda una cultura finanziaria e una struttura organizzativa e finanziaria più idonee a interfacciarsi con gli investitori. Proprio per questi motivi, in molti casi finisce in secondo piano il fatto che in media i tassi applicati ai minibond siano ancora alti rispetto alla media dei tassi che si possono spuntare con il credito bancario”.
Certo, se i tassi di interesse applicati e i costi di strutturazione complessivi fossero più bassi, allora il ricorso alle emissioni di minibond sarebbe certamente più frequente. E’ un altro dei risultati dell’indagine. Ancora meglio sarebbe se fossero richieste minori garanzie, se i covenant imposti fossero più calati sulla realtà aziendale dei singoli emittenti e se il governo introducesse delle agevolazioni fiscali ad hoc e ci fosse meno burocrazia.