Prima un partner industriale e poi la quotazione. E’ questa la tabella di marcia che ha scelto Cedacri, la società specializzata nella fornitura in outsourcing di servizi di IT per le banche, partecipata da un gruppo di istituti di credito di piccole e medie dimensioni e dal fondo FSI Mid-Market Growth Equity Fund, secondo quanto scrive oggi MF Milano Finanza. Per la verità è dallo scorsa estate che la società sta ragionando su quotazione a Piazza Affari oppure integrazione con un altro player (si veda altro articolo di BeBeez), ma ora la doppia operazione Nexi-Sia-Nets nel settore dei pagamenti elettronici (si veda altro articolo di BeBeez) ha dato un’ulteriore spinta al piano e Cedacri ha dato mandato a Deutsche Bank di occuparsi del progetto. L’idea ultima, comunque, è approdare a Piazza Affari direttamente con un’ipo oppure attraverso un reverse merger con un altro gruppo già presente sul listino milanese. Da tempo si vocifera di Cerved come possibile candidato. Quanto ai tempi, si parla del primo semestre 2021.
FSI aveva comprato il 27,1% di Cedacri nel gennaio 2018 (si veda altro articolo di BeBeez). Erano rimaste nel capitale di Cedacri, per il restante 73%, 14 tra le principali banche clienti: Banca Mediolanum (15,6%), Gruppo Cassa di Risparmio di Asti (11,1%), Gruppo Banco di Desio e della Brianza (10,1%), Unipol Banca (7,5%), Banca Popolare di Bari (6,6%), Cassa di Risparmio di Bolzano (6,5%), Banca del Piemonte (4,2%), Credem (3,9%), Cassa Sovvenzioni e Risparmio fra il Personale di Banca d’Italia (2,0%), Reale Mutua Assicurazioni (1,3%), Banca del Fucino (1,1%), Banca Valsabbina (1,1%), Cassa di Risparmio di Cento (1,0%) e Cassa di Risparmio di Volterra (1,0%).
FSI si era impegnato a investire 99 milioni di euro di equity e aveva un’opzione per salire al 33% del capitale nel medio termine. La società era stata valutata circa 8,7 volte l’ebitda stimato per il 2017 (42 milioni, a fronte di un fatturato di 330 milioni), quindi in totale circa 370 milioni, ai quali vanno aggiunti i 59 milioni di posizione finanziaria netta positiva, per un totale di 430 milioni di enterprise value (che in questo caso corrisponde anche all’equity value). L’operazione era stata volutamente condotta senza leva per lasciare alla società la flessibilità finanziaria per condurre acquisizioni.
E infatti nel gennaio 2019 Cedacri aveva vinto la gara per acquisire l’intero capitale di Oasi spa, la controllata di Nexi (ex Icbpi) attiva nello sviluppo di soluzioni per la compliance bancaria. Oasi è stata valutata 151 milioni di euro ossia circa 10 volte l’ebitda del 2017, che era stato di 15 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). Cedacri aveva battuto la concorrenza di Cerved, con cui era in corso un testa a testa da qualche mese (si veda altro articolo di BeBeez). Nel giugno 2019, poi, Cedacri ha comprato anche l’88% di Cad It, leader italiano nella fornitura di software applicativo e servizi per l’area finanza di istituti bancari, pubblica amministrazione e industria (si veda altro articolo di BeBeez).
La società presieduta da Renato Dalla Riva e guidata dall’amministratore delegato Corrado Sciolla, aveva chiuso il bilancio 2018 con 300 milioni di ricavi, un ebitda di 62 milioni e una posizione finanziaria netta positiva per 25,9 milioni (fonte Leanus). A quei numeri si sono poi aggiunti anche quelli di Oasi (nel 2018 28,6 milioni di ricavi, 11,6 milioni di ebitda e 3,5 milioni di liquidità netta, fonte Leanus) e di Cad It (56,4 milioni di ricavi, 8,6 milioni di ebitda e liquidità netta di 9,7 milioni, fonte Leanus). E infatti nel 2019 i ricavi consolidati di Cedacri sono saliti a 382,9 milioni e l’ebitda a 81,2 milioni, con un utile netto di 28,8 milioni (si veda qui il comunicato stampa).