A fine ottobre Ego Venture, corporate venture capital del Gruppo Ego, ha ceduto la sua quota di Mavel, pmi italiana di base a Pont St Martin, specializzata nella progettazione e produzione di motori elettrici e di elettronica di potenza per applicazioni industriali e aeronautiche. La società ha chiuso il 2019 con un valore della produzione di 4,5 milioni di euro e un ebitda di 890 mila euro. L’azienda è stata rilevata al 100% Weisa Automobile Technology, fondo d’investimento cinese impegnato nel settore dell’auto elettrica.
Ego Venture aveva acquisito il 45% di Mavel nel 2011 dal suo fondatore, Davide Bettoni, che aveva mantenuto il restante 55%. “Appena entrati nel capitale, abbiamo consolidato con il fondatore il patrimonio di asset intangibili dell’azienda, grazie a un primo portafoglio di brevetti in progettazione dei motori elettrici”, ha spiegato a BeBeez Carlo Corallo, presidente di Ego Venture.
Nel 2014 è entrato in Mavel, tramite un aumento di capitale, anche IFP Investissments (Istituto Francese Petroli Energie Rinnovabili, che fa capo al governo francese e investe in tecnologie innovative e rinnovamento ambientale), tramite la branch IFP Energies Nouvelles. A valle dell’aumento di capitale, IFP ed Ego Venture detenevano il 24% ciascuno di Mavel. “Da allora, abbiamo ulteriormente protetto le proprietà industriali intangibili di Mavel, fino ad arrivare a circa 40 brevetti. Siamo anche entrati in mercati molto qualificati e settoriali, quali automotive e generazione energetica. Dal 2015 ci siamo concentrati sul presidio del settore auto, costituendo nel 2017 una joint venture con Weisa Automobile Technology, che ha dato origine allo spin-off Mavel EDT, portando anche in Cina (oltre che in Italia ed Europa) la produzione dei motori elettrici, al fine di soddisfare la domanda del mercato cinese”, ha raccontato Corallo.
Il corporate venture capital ha appena rivenduto la sua quota con un moltiplicatore pari a 4 volte. “Il nostro modello asseconda l’evoluzione naturale dell’innovazione cercando di evitare pressioni sui risultati in tempi brevi. Non sempre il mercato è maturo per le nuove idee. L’esempio di Mavel è significativo anche in questo senso: abbiamo chiuso con successo un’operazione che da iniziativa a scala locale è divenuta di portata globale coerentemente con la maturazione del mercato dell’auto elettrica verso cui l’azienda ha concentrato le proprie risorse negli ultimi 5 anni”, ha commentato il presidente di Ego Venture. Il venture capital ora sta già pensando alle prossime operazioni. “Stiamo guardando un paio di dossier e contiamo di effettuare una nuova acquisizione in ambito cleantech o AI in Italia nel 2021”, ha anticipato Corallo.
Ego Venture è nata nel 2011 contestualmente al Gruppo Ego, cui fanno capo anche Ego Energy (operatore digitale del mercato dell’energia) ed Ego Data (service provider di tecnologie digitali del Gruppo). Ego Venture appartiene Ego srl, di proprietà di Stefano Cavriani, Andrea Ottolia e Carlo Corallo. Il corporate venture capital di Ego detiene in portafoglio attualmente tre aziende: Rulex Inc., Firedesktop srl e DriWe srl. Rulex è nata in Italia e poi si è spostata a Boston (Massachussets). Ha sviluppato un software proprietario per supportare i processi decisionali tramite l’AI. Firedesktop è un’azienda italiana che opera nel settore dell’AI e ha sviluppato una piattaforma di robotic process automation, utile per gestire i processi digitali nelle aziende. DriWe è una società italiana che sviluppa software e hardware per integrare auto elettrica, rete elettrica e utente, attivo nel settore cleantech.
Ego Venture entra nel capitale delle startup solitamente in fase early stage, in modo da affiancarle e farle tutelare la proprietà intellettuale prima del lancio. Tipicamente investe con ticket i 200 mila-500 mila euro. Ha investito fino a 2,5 milioni per singola azienda nel corso del tempo, attraverso vari round. Il fondo lascia la maggioranza al fondatore ed entra con una quota di minoranza significativa, poi in seguito può salire. Ego Venture non pone vincoli sulle performance dei business plan e non mette sotto pressione le startup. “Ci rendiamo conto che è difficile arrivare al successo subito con l’innovazione. Soprattutto in Italia”, ha concluso Corallo.