Autostrade per l’Italia (ASPI) ha collocato ieri un nuovo bond da 1,25 miliardi di euro per finanziare gli investimenti e le manutenzioni del Piano industriale e il processo di trasformazione della società come operatore integrato di mobilità (si veda qui il comunicato stampa). Il bond, che ha scadenza 8 anni e paga una cedola fissa del 2%, è stato collocato a un rendimento a scadenza del 2,163%, pari a 250 punti base sopra il tasso di riferimento mid-swap.
Il bond sarà quotato al Global Exchange Market MTF dell’Irish Stock Exchange. Morgan Stanley è stato Sole Global Coordinator e Sole Active Bookrunner; Banca Akros, Imi – Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Natixis, UBI Banca e UniCredit sono stati bookrunner. Gli studi legali White & Case e Allen & Overy hanno supportato, rispettivamente, ASPI e le banche.
L’amministratore delegato di ASPI, Roberto Tomasi, ha commentato: ““Siamo particolarmente soddisfatti del risultato di questa emissione. I mercati dimostrano di credere nel nostro Piano di Trasformazione e sono pronti a finanziare l’ingente piano degli interventi previsti negli accordi in corso di approvazione da parte del Governo italiano e che auspichiamo di finalizzare quanto prima. Queste risorse ci consentiranno di avviare, nell’ambito nel nuovo quadro regolatorio previsto, un programma di 14,5 miliardi di investimenti e di 7 miliardi di attività di manutenzioni e rinnovamento delle infrastrutture, realizzando nuove opere strategiche per l’Italia. Da circa due anni Autostrade per l’Italia sta portando avanti con determinazione un radicale piano di rinnovamento. Puntiamo sulla digitalizzazione degli asset, su ricerca applicata e nuove tecnologie, sulla realizzazione di green infrastructure, sulla mobilità sostenibile tra reti autostradali e grandi centri urbani. La grande fiducia dimostrata oggi da parte di tanti investitori istituzionali ci rafforza nel proseguire su questa strada”.
L’operazione avviene mentre sono ancora in corso le trattative per la cessione del controllo di ASPI. Ricordiamo che a fine ottobre il Consiglio di amministrazione di Cdp ha dato il via libera all’offerta di Cdp Equity, insieme a Blackstone e Macquarie, per rilevare l’88,06% di ASPI. L’offerta prevede che Cdp Equity avrà la maggioranza (40%) del veicolo BidCo con cui sarà realizzato l’investimento in ASPI e sarà affiancata dai due fondi internazionali, con il 30% ciascuno del veicolo. Cdp Equity inoltre nominerà il presidente e l’ad di BidCo (si veda altro articolo di BeBeez).
L’offerta, però, non aveva convinto Atlantia, che in un comunicato aveva precisato: “Il Consiglio di amministrazione di Atlantia, pur apprezzando alcuni miglioramenti risultanti dalla nuova elaborazione dell’offerta, ha valutato i relativi termini economici e le condizioni ancora non conformi e non idonei ad assicurare una adeguata valorizzazione di mercato della partecipazione. Nell’offerta dunque mancano gli elementi necessari per concedere un periodo di esclusiva agli offerenti. Il Consiglio di amministrazione odierno ha comunque deliberato, con il consueto spirito propositivo, di proseguire il dialogo con CDP e altri coinvestitori di suo gradimento per agevolare la presentazione di una nuova offerta vincolante e satisfattiva al più tardi entro il 30 novembre 2020, affinché i soci possano eventualmente tenerla in dovuta considerazione in sede di esame del progetto di scissione nella assemblea di prossima convocazione”.
Nella realtà, però, Cdp e i fondi nel frattempo non hanno presentato una nuova offerta e così ieri Atlantia ha comunicato che il suo Cda “ha preso atto della lettera con cui il 30 novembre Cdp Equity spa, The Blackstone Group International Partners e Macquarie Infrastructure and Real Assets hanno comunicato di non essere ancora in grado di presentare un’offerta vincolante per l’acquisto dell’intera quota detenuta da Atlantia in Autostrade per l’Italia” (si veda qui il comunicato stampa). Per questo motivo, ha continuato la nota, “il Consiglio di Amministrazione ha deliberato di riunirsi, come da programma, entro la metà di dicembre in tempo utile per procedere con la convocazione dell’Assemblea Straordinaria da tenersi entro il prossimo 15 gennaio 2021 per deliberare sulla scissione parziale e proporzionale in favore della società beneficiaria Autostrade Concessioni e Costruzioni spa. Qualora dovesse pervenire un’offerta vincolante da parte di CDP Equity, Macquarie e Blackstone, o da altri investitori, il Consiglio di Amministrazione provvederà ad esaminarla ed assumere le proprie determinazioni in merito che verranno tempestivamente comunicate al mercato”.
Ricordiamo infatti che il Cda di Atlantia aveva approvato il 24 settembre scorso un processo “dual track” per arrivare alla dismissione della partecipazione dell’88,06% detenuta in ASPI, indipendentemente dalle difficoltà che la società stava incontrando allora nelle trattative dirette con Cdp (si veda altro articolo di BeBeez), Il processo, quindi, prevedeva, in alternativa all’ipotesi di vendita della partecipazione, quella della scissione parziale e proporzional della quota di ASPI posseduta da Atlantia a favore della newco Autostrade Concessioni e Costruzioni spa e la successiva quotazione.
Un elemento chiave di tutto il riassetto sarà ovviamente il valore assegnato ad ASPI. Oggi sul mercato si stimano circa 11 miliardi di euro, utilizzando un metodo RAB based (si veda altro articolo di BeBeez), quindi meno dei 14,8 miliardi di euro sulla base dei quali era stata condotta l’ultima operazione sul capitale di ASPI nel 2017, quando il consorzio formato da Allianz Capital Partners, EDF Invest e DIF, da un lato, e Silk Road Fund, dall’altro, avevano comprato l’11,94% del capitale di Autostrade per l’Italia (si veda qui il comunicato stampa di agosto 2017 e qui quello di aprile 2017).
Il bilancio 2019 di ASPI si è chiuso ricavi per 4,1 miliardi, un ebitda di 710 milioni (che riflette un accantonamento a fondo oneri da 1,5 miliardi di euro, correlato all’impegno previsto nelle negoziazioni in corso con il governo e con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti volto alla chiusura delle contestazioni avanzate per la vicenda del Ponte Morandi) e un debito finanziario netto di 8,4 miliardi.