Per chiudere l’accordo con le banche sulla ristrutturazione del debito, i principali azionisti di Microgame si sono accordati per sottoscrivere un aumento di capitale da 9 milioni, che si va ad affiancare a un finanziamento soci di pari importo già erogato. Lo ha anticipato ieri MF-Milano Finanza, precisando che la società di Benevento leader nei servizi a supporto del gioco on-line, partecipata dai fondi Monitor Clipper (41,75%) e Tpg Growth (40,12) e dall’amministratore delegato Massimiliano Casella (13,37%), in queste ore sta firmando con Unicredit, Ikb, GE Capital e UbiBanca gli accordi sul riscadenzamento delle linee di credito in essere.
Advisor legali sono Paul Hastings (per Microgame) e Northon Rose (per le banche), mentre lo Studio Spadacini ha asseverato il piano industriale predisposto dal management insieme gli esperti di ristrutturazioni di Alvarez&Marsal.
A fine 2012 il debito finanziario netto di Microgame era circa 30 milioni e l’ebitda era sceso a circa 3 milioni dai 6 milioni del 2011. Nel verbale di assemblea straordinaria della società dello scorso 24 giugno consultato da BeBeez, di legge che “anche in relazione a quanto emerso e deliberato da questa assemblea in sede ordinaria, ovvero dalla descrizione della situazione finanziaria della società, del processo di ristrutturazione del debito e in particolare delle condizioni poste dalle banche finanziatrici alla conclusione dell’accordo di ristrutturazione, risulta necessario dotare la società di nuovi mezzi finanziari e aumentare a tale scopo il capitale sociale”. Non solo. Dal verbale emerge anche come il raggiungimento dell’accordo di ristrutturazione con le banche “sia l’unica soluzione per consentire alla società di ristabilire le proprie condizioni di equilibrio economico finanziario”. In particolare, le banche hanno condizionato il loro via libera all’accordo di ristrutturazione del debito a un aumento del capitale sociale di Microgame per almeno 9 milioni, comprensivi dell’aumento già deliberato e lo scorso 26 marzo e versato per 3,2 milioni. Di conseguenza l’assemblea del 24 giugno ha deliberato un ulteriore ricapitalizzazione per circa 6 milioni.
La delibera dell’assemblea, però, è arrivata in presenza dei voti contrari del fondatore Fabrizio D’Aloia (3,10%) e di sua moglie Daniela Di Rubbo (1,66%), i quali già non avevano sottoscritto la loro quota di aumento di capitale lo scorso marzo, dopo che D’Aloia aveva fatto un passo indietro dalla guida dell’azienda lo scorso dicembre, con Casella, allora direttore commerciale, che ha preso il suo posto. Entrambi i coniugi hanno impugnato davanti all’Autorità Giudiziaria le delibere dei due aumenti di capitale.