I costumi Arena passano sotto il controllo del fondo di private equity elvetico Capvis. L’annuncio è stato dato poco prima di Natale (scarica qui il comunicato stampa).
Capvis ha acquisito il 100% dello storico gruppo produttore di abbigliamento per il nuoto sportivo dal fondo statunitense Riverside (95%) e dal presidente e amministratore delegato Cristiano Portas (5%).
I dettagli dell’operazione non sono stati resi noti, ma, secondo quanto riferito da MF-Milano Finanza del 23 dicembre, l’acquisizione si è basata su una valutazione di circa 200 milioni di euro per l’intera società, debito compreso, in linea con la cifra di cui si parlava a fine estate, alla partenza dell’asta gestita da Lincoln International.
Arena ha chiuso il 2012 con ricavi per 88,6 milioni e un ebitda margin del 18%. Il piano industriale prevede di arrivare a un fatturato di 120-130 milioni entro il 2017, alzando l’ebitda margin al 24%.
L’operazione è stata finanziata da un pool di banche con Unicredit mandated lead arranger e bookrunner, oltre che m&a advisor di Capvis. Proprio Unicredit, affiancato da Banca Imi, Ge Capital e Banca Popolare dell’Emilia Romagna, nel 2010 aveva organizzato il finanziamento del secondary buyout con il quale Riverside aveva rilevato Arena dal fondo BS Private Equity sulla base di una valutazione della società di 100 milioni di euro. In quell’occasione Riverside aveva investito 80 milioni di equity. A sua volta BS aveva rilevato Arena da Investitori Associati nel 2006, quando era stata valutata 55 milioni. Ancora una volta, quindi, ha vinto la soluzione del private equity per il marchio Arena, sebbene nei mesi scorsi fossero circolati i nomi di Speedo, Nike, Adidas e Tribord come potenziali interessati al dossier.
(L’operazione si è poi conclusa nel marzo 2014 – si veda qui il comunicato stampa di Riverside)