07/02/2013 – Il liquidatore di Fnac Italia srl, Matteo Rossini, ha presentato nei giorni scorsi al tribunale fallimentare di Milano la domanda di pre-concordato, sfruttando così l’opportunità, introdotta dal decreto Sviluppo dello scorso giugno, di mettersi al riparo da azioni esecutive per un periodo da 60 a 120 giorni, durante i quali si può predisporre la documentazione completa per la richiesta di un concordato definitivo.
La decisione è stata presa dall’assemblea della società in liquidazione lo scorso 30 gennaio. Nel verbale dell’assemblea si legge che «finalità principale del ricorso sarebbe quella di utilizzare il termine che il giudice delegato provvederà ad assegnare per il deposito definitivo del progetto di concordato per approfondire le manifestazioni di interesse già ricevute e giungere a un progetto di concordato che garantisca il più possibile la conservazione della continuità aziendale, dell’occupazione e dell’avviamento commerciale».
Il primo della lista degli interessati è ovviamente il fondo di private equity Orlando Italy, che lo scorso gennaio ha acquisito dal colosso francese del lusso Ppr di Francois-Henri Pinault l’intero capitale di FI Holding sa, la controllante appunto di Fnac Italia srl. Ppr ha spiegato a suo tempo la sua decisione di uscire dall’Italia con una nota nella quale sottolineava che «dal suo arrivo in Italia, avvenuto nel 2000, Fnac non ha mai raggiunto le condizioni operative necessarie per imporsi in questo Paese. La crisi economica che l’Italia sta attraversando dal 2009 ha inoltre accelerato questo processo».
In effetti, come si legge in allegato al verbale di assemblea di Fnac Italia del 22 novembre 2012, che ha deliberato l’abbattimento del capitale per perdite e la sua ricostituzione, a fine ottobre la società italiana aveva registrato 95,9 milioni di euro di ricavi contro i 162 milioni dell’intero 2011, un margine operativo lordo negativo per 14,2 milioni e una perdita netta di 14,4 milioni. L’assemblea ha quindi coperto le perdite tramite il ricorso alle riserve e ha poi deliberato un aumento di capitale da 14,1 milioni (comprensivi di sovrapprezzo) che è stato poi sottoscritto direttamente da Ppr sa. La holding controllante di Fnac a inizio novembre aveva infatti acquisito da Fnac sa un credito del medesimo importo nei confronti di Fnac Italia, che è stata poi convertito a capitale. Si è trattato però della terza rinuncia a un credito nel corso dell’anno da parte dei francesi. Per coprire i 9,9 milioni di perdite del 2011, infatti, Fnac sa aveva già rinunciato a fine febbraio e a fine giugno di quest’anno a crediti verso la controllata italiana per un totale di 10 milioni. Non solo. Nel marzo del 2011 aveva già rinunciato ad altri 8 milioni di euro di crediti.
Tornando a Orlando Italy, il fondo specializzato in operazioni di turnaround sottoporrà al liquidatore la sua proposta di piano concordatario, che si fonda su un nuovo approccio commerciale (cosiddetto shop in shop). Secondo questo schema, Fnac si occuperebbe solo della gestione dei servizi comuni, mentre la vendita al dettaglio sarebbe gestita direttamente dai fornitori.
Ma appunto sul tavolo del liquidatore stanno arrivando anche altre offerte. Secondo quanto anticpiato da MF-Milano Finanza lo scorso 6 febbraio, Rossini è già stato avvicinato da altri potenziali investitori, di cui uno interessato a un singolo punto vendita e un altro invece ai cinque punti store ubicati nei centri cittadini.
Intanto nelle scorse settimane è stato annunciato anche l’accordo tra Fnac Italia e i sindacati, sulla base delle linee guida già emerse in occasione dell’incontro del 22 gennaio, che prevede la sospensione temporanea dell’attività nei tre punti vendita all’interno dei centri commerciali (a Firenze, Roma e Torino) e la cassa integrazione a rotazione negli esercizi situati in centro città (a Milano, Genova, Verona, Torino, Napoli).