Sono diventati almeno tre i pretendenti che si contendono il controllo di Sirti, il gruppo leader nel settore dell’ingegneria e dell’impiantistica di reti tlc. Secondo quanto riferito ieri da Debtwire, infatti, anche il fondo di turnaround di Kkr-Unicredit-Intesa Sanpaolo, battezzato Pillarstone Italy (si veda altro articolo di BeBeez), ha sottoposto all’advisor Lazard la sua proposta. Lo scrive oggi MF-Milano Finanza.
Come noto, gli altri investitori interessati sono il gruppo industriale di telecomunicazioni Zte (cinese) e il fondo Orlando Italy, specializzato in ristrutturazioni aziendali (si veda altro articolo di BeBeez).
La situazione finanziaria della società è molto tirata. Il debito finanzario netto era salito dai 189,5 milioni di fine 2013 ai 280 milioni del 31 agosto 2014. E proprio i conti dei primi otto mesi del 2014 erano stati l’elemento che aveva portato Sirti ad abbattere il capitale e a ricorrere all’utilizzo di parte delle riserve, dopo che il rosso complessivo, come emerge dal verbale dell’ultima assemblea straordinaria di metà dicembre, ammontava a oltre 64 milioni. A fine agosto 2014 i ricavi ammontavano a 387,1 milioni con un ebitda di 19,1 milioni mentre a fine 2013 i ricavi erano di 635,2 milioni e il mol di 25,48 milioni. Ed è per questo che si sta cercando un nuovo investitore in grado di ricapitalizzare la società per almeno 50 milioni di euro e ridurre il debito.
Oggi Sirti è partecipata al 26,84% da Intesa Sanpaolo (socia dopo aver convertito anni fa un prestito convertendo di 40 milioni ma anche creditrice per circa 200 milioni) e per il restante 73,16% dalla holding Hiit, nella quale sono concentrati gli investimenti dei soci industriali (la Techint in particolare), i fondi di private equity (Investindustrial, Clessidra e 21 Investimenti) e i fondi di debito (Ver Capital e Emisys Capital).
Tempo fa Intesa Sanpaolo aveva fatto sapere di essere pronta a supportare la ricapitalizzazione, mentre il fondi avrebbero intenzione di disinvestire. Sirti, però, potrebbe essere anche il candidato ideale per il nuovo Fondo Salvaimprese, che sarà promosso dal governo e che oggi ha subito uno stop a seguito del cambio di manager al vertice della Cassa Depositi e Prestiti.
Nelle scorse settimane le banche finanziatrici (guidate da Intesa SanPaolo che con Banca Imi è esposta da sola per oltre 200 milioni) hanno concesso un waiver, cioé hanno rinunciato a esercitare il proprio diritto di richiesta del rimborso anticipato dei finanziamenti, permettendo così l’approvazione tardiva del bilancio 2014 e rendendo di fatto meno urgente la ricapitalizzazione.
Al momento, infatti, l’attività non risulta compromessa, anzi. E infatti la semestrale (scarica qui il comunicato stampa) pubblicata a inizio agosto indica ricavi a 306 milioni, in crescita del 7% sul giugno 2014, un ebitda in linea con la previsione di un aumento del 10% nell’intero esercizio (è stato di 40 milioni nel 2014, a fronte di 620 milioni di ricavi) e un risultato operativo netto per la prima volta in pareggio da sei anni a questa parte. I problemi sorgerebbero se la società dovesse sostenere eventuali nuovi investimenti nel momento in cui volesse cogliere opportunità offerte dall’implementazione del piano di sviluppo della banda larga impostato dal governo.