L’offerta del private equity statunitense per il gruppo toscano, attivo in tutto il mondo, produttore di isolatori per il trasporto di energia elettrica e di mattoni in vetro per l’architettura e l’arredamento, ha battuto quella di Clayton Dubilier&Rice.
Seves è di nuovo in crisi di liquidità, con il forno dello stabilimento di Firenze spento da dicembre e i 109 lavoratori in cassa integrazione sino a giugno, nonostante solo lo scorso settembre il gruppo abbia chiesto l’ennesimo sacrificio alle banche. I dettagli dell’offerta di Sun Capital non sono ancora noti e ai sindacati non è ancora stato presentato alcun piano industriale. Quanto alle banche creditrici (BnpParibas, Intesa SanPaolo, Unicredit, GE Capital e Ikb), non è escluso che debbano ancora stralciare una quota dei crediti. Ma le trattative sulla ristrutturazione del debito sono ancora in corsa.
Seves versa dal 2009 in cattive acque, tanto che gli istituti finanziatori per tre volte hanno dovuto convertire parte dei crediti in strumenti partecipativi del capitale. L’ultima mossa risale alla scorso settembre, con le banche che hanno convertito 46 milioni di crediti, dopo i 130 milioni convertiti a fine 2011 e i 50 trasformati in equity nel 2009. Tutte operazioni che contestualmente hanno visto i fondi azionisti che da parte loro avevano concesso un prestito supersenior da 15 milioni, successivamente convertito in mezzanino.