Byblos, il fondo pensione a capitalizzazione per i lavoratori dipendenti delle aziende grafiche, editoriali, della carta e del cartone, cartotecniche e trasformatrici, ha avviato un processo di selezione di un fondo di investimento alternativo chiuso specializzato in private debt da inserire nel comparto bilanciato per un ammontare massimo di 30 milioni di euro. Il bando è pubblicato sul sito internet del fondo pensione e il termine delle offerte è il 28 febbraio 2017 alle ore 12.00.
Il bando precisa che il fondo in questione deve avere un obiettivo di raccolta complessivo di almeno 150 milioni, che può investire in debito corporate privato (private corporate debt), in debito per infrastrutture (infrastructure debt) e in debito immobiliare (real estate debt), mentre da regolamento, non può investire in distressed debt e non-performing loan.
Byblos fa parte di un piccolo gruppo di fondi pensione che ha già scelto di investire in private fondi alternativi. Gli altri fondi sono:
- Eurofer, che ha investito in un fondo immobiliare paneuropeo e in un fondo infrastrutturale;
- Priamo (Fondo Pensione Complementare a Capitalizzazione per i Lavoratori Addetti ai Servizi di Trasporto Pubblico e per i Lavoratori dei Settori Affini), che a partire dallo scorso novembre ha l’1,5% dei capitali del comparto Bilanciato Sviluppo nel fondo di fondi di private debt di Fondo Italiano d’Investimetno sgr;
- Prevaer (Fondo Pensione Complementare Nazionale per i Lavoratori Quadri, Impiegati ed Operai delle Aziende aderenti ad Assaeroporti), che ha investito 5 milioni nel fondo di fondi di private debt gestito da Fondo Italiano d’Investimento sgr;
- Laborfonds, che ha costruito un portafoglio di alternativi diversificato, supportando con 53 milioni di euro il Fondo Strategico del Trentino Alto Adige dedicato al private debt, ma anche deliberando lo scorso autunno investimenti in fondi alternativi per 75 milioni di euro, di cui 25 milioni nel fondo di private equity Partners Group direct equity 2016, 25 milioni nel fondo in infrastrutture Infracapital greenfield di M&G; 20 milioni nel fondo specializzato in energie rinnovabili di Quadrivio sgr, Quadrivio green energy fund, e 5 milioni di euro nell’iniziativa di social housing territoriale del Fondo Hst di Finint sgr;
- Solidarietà Veneto, fondo pensione territoriale, ha investito nel Fondo Sviluppo pmi, gestito da Friulia Veneto Sviluppo sgr (per 7 milioni), nel Fondo APE III, gestito da Assietta Private Equity sgr (7 milioni), nel fondo di private equity Alcedo IV gestito da Alcedo sgr (10 milioni). Solidarietà Veneto è inoltre attivo sul lato debito, per circa 40 milioni, con il mandato di gestione specifico a focus territoriale affidato a Finanziaria Internazionale.
Stefania Luzi, responsabile dell’area Economia e Finanza di Mefop, a MF Milano Finanza in edicola da sabato 21 gennaio ha spiegato che “le risorse dei fondi pensione italiani sono prevalentemente investite in titoli di debito, in particolare governativi. Gli investimenti obbligazionari, sin dalla fase di start-up della gestione finanziaria, hanno costituito la componente principale del portafoglio”, ma che “le condizioni di incertezza e di elevata volatilità dei mercati finanziari, che scontano ancora gli effetti delle politiche monetarie non convenzionali avviate dalle banche centrali di molti Paesi a livello globale, stanno spingendo gli investitori previdenziali a valutare una revisione dell’asset allocation strategica e a orientarsi verso strumenti con un profilo di rischio e rendimento più elevato”.
Per questo motivo molti fondi ora stanno correndo ai ripari includendo nuovi asset nei portafogli (cosa che oggi è resa possibile grazie al nuovo decreto 166/2014 sugli investimenti in vigore dal 2016), e rinnovando le linee per ottenere una maggiore diversificazione. In particolare, alcuni comparti hanno anche iniziato a guardare a strumenti alternativi, come private equity, venture capital o fondi di private debt, investimenti che la normativa del decreto 703/1996 non vietava ma che non venivano considerati dai fondi perché i titoli di Stato hanno fornito per anni adeguati rendimenti.
“Il numero di fondi è tuttavia ancora limitato per via della complessità gestionale degli strumenti non tradizionali, che presuppongono un sistema di governo articolato e strutturato e competenze più sofisticate rispetto alle asset class presenti attualmente nel portafoglio dei fondi pensione”, ha aggiunto Luzi.