Alla fine ieri Safilo ha chiuso in rialzo del 3,13% a 5,28 euro per azione a Piazza Affari, ma nella mattinata era arrivato ad apprezzarsi sino all’8% in area 5,5 euro. Motivo dello sprint è stato un articolo dell’insertoAffari e Finanza di La Repubblica che ha scritto che il gruppo, che è il secondo produttore di occhiali al mondo dopo Luxottica-Essilor, potrebbe entrare nel mirino di un private equity o di un gruppo del lusso oppure che il fondo Hal, che già controlla il 41% del capitale, possa decidere aumentare in maniera significativa la sua quota.
Hal Holding controlla Safilo da fine 2009, a seguito di un’operazione di acquisto dei bond Safilo allora in circolazione e di una ricapitalizzazione del gruppo. Nella serata di ieri Hal Holding con una nota ha detto chiaro che al momento l’intenzione di cambiare la sua quota azionaria in Safilo. Ma tant’è. Perché il titolo resta sotto i riflettori di investitori e analisti. L’ipotesi lanciata dal giornale è che Hal Holding possa percorrere la stessa strada di Richemont, che a metà di un piano di rilancio su Ynap ha deciso promuovere un’opa sul 51% del capitale della società che ancora non possedeva.
Il gruppo guidato da Luisa Delgado in Borsa capitalizza circa 300 milioni di euro, a fronte di 797,7 milioni di euro di ricavi nei 9 mesi 2017 (1,2 miliardi in tutto il 2016), 43,2 milioni di ebitda rettificato (da 81 milioni in tutto il 2016) e 135,9 milioni di debito finanziario netto (da 48,4 milioni a fine 2016) (si veda qui il comunicato stampa).
Safilo si trova quindi oggi a metà strada nello sviluppo del suo piano industriale 2016-2020, con risultati in calo rispetto all’anno prima, ma tutti gli analisti sono convinti che i numeri del 2018 saranno migliori di quelli attesi a fine 2017, un anno da cui gli esperti si aspettano appunto ricavi in discesa a 1,06-1,07 miliardi e un margine lordo in discesa a 30-60 milioni e un debito finanziario netto a 130-140 milioni. Per quest’anno gli analisti stimano invece ricavi in crescita a 1,08-1,1 miliardi, un ebitda che dovrebbe aumentare tra 70 e 90 milioni e un debito finanziario netto atteso in discesa a 120-130 milioni.
Intanto, sul fronte delle licenze, sebbene quelle di Kering (Gucci, Saint Laurent) abbiano annunciato la loro uscita dal gruppo e nonostante il fatto che Lvmh abbia unito le forze con Marcolin, riprendendosi la licenza degli occhiali di Celine e mettendo a rischio anche il rinnovo di Dior, che da sola rappresenta oltre un decimo dei ricavi dell’azienda di Padova, in scadenza nel 2020, e di Marc Jacobs, Fendi e Givenchy (si veda altro articolo di BeBeez).
Per contro, Safilo potrebbe conquistare la licenza di Chanel oggi di Luxottica (in scadenza a dicembre 2018 e rinnovabile al 2020) o quella di Tom Ford oggi di Marcolin. E questo perché il fatto che Luxottica-Essilor sia divento un colosso si dice potrebbe far scappare alcune griffe molto esclusive appunto come Chanel e perché il fatto che abbia stretto accordi con Lvmh si dice potrebbe far migrare alcune griffe come Tom Ford verso un ottico indipendente appunto come Safilo.