Stanno arrivando i primi calcoli dell’impatto dell’applicazione del nuovo standard contabile IFRS9 sui bilanci delle banche italiane (in termini di rettifiche di valore a carico del patrimonio netto).
Come noto, l’IFRS9 dal 1° gennaio 2018 obbliga le banche a ragionare sulla probabilità di default prospettica dei crediti in portafoglio e quindi anche a introdurre una nuova macro-categoria di crediti, quella dei sub-performing, cioé dei crediti in bonis che potrebbero però diventare deteriorati. Con la conseguenza che aumenta il peso dei crediti deteriorati diversi dalle sofferenze in termini di patrimonio di vigilanza da accantonare (si veda altro articolo di BeBeez).
Qui un riassunto dei numeri diffusi da:
- Intesa Sanpaolo – 4,1 miliardi
- Unicredit – 2,9 miliardi
- Mps – 1,2 miliardi
- Banco Bpm – 1,2 miliardi
- UBI Banca – 930 milioni
- Bper – 900 milioni
- Banca Carige – 360 milioni
Fa eccezione Credem, con un impatto positivo dell’applicazione dell’IFRS9 sul CET1 (Common Equity Tier 1) di circa 10 punti base.
A fine novembre 2017 la Bce aveva pubblicato una stima di 40 punti base di impatto negativo medio sul coefficiente patrimoniale regolamentare di CET1 delle banche medie e grandi europee (si veda qui lo studio della Bce).